Claudio Baglioni presenta il Festival meno televisivo e più musicale di sempre
Tornano gli “Elii” sciolti
▶CARLO CONTI L’AVEVA DETTO,
Claudio Baglioni l’ha fatto: ci aspetta di certo un festival più musicale e meno televisivo, senza però dimenticare la natura irreversibilmente anfibia di Sanremo. A guardar bene, alla varietà del cast selezionato corrisponde una varietà di richiami catodici uguale e opposta. Nel bouquet c’è comunque un aroma di X Factor, se per X Factor intendiamo non la scia chimica dei talent
show, quasi del tutto assente nella Baglioni’s list, ma la scelta di portare alla ribalta talenti quasi del tutto estranei all’audience nazional-popolare in virtù della loro coerenza
(pensiamo a nomi come quelli di Diodato o
Roy Paci, e ad altri che non faremo proprio perché non li conosciamo affatto); c’è un po’ dei Migliori anni, perfino di Techeteche
tèe in questo caso i nomi sono fin troppo facili da fare (basteranno quelli di Enrico
Ruggeri al suo undicesimo Sanremo, all’incirca uno ogni cinque anni da quando era in fasce, e di Ornella Vanoni, ottant’anni e dieci Sanremo); in assenza di Maria De Filippi e dei suoi amici c’è un po’ di Uomini e donne, con una serie di coppie formate per l’occasione (e che probabilmente si scioglieranno il giorno dopo); ci sono perfino esperimenti quantistici, da acceleratore di particelle, come il ritorno di Elio e le Storie Tese un istante dopo l’annuncio del suo scioglimento; o come la scomposizione dei Pooh: Roby Facchinetti e Riccardo Fogli contro il bosone di Red Canzian: potrebbe essere il tema del prossimo episodio di Star Wars.
C’è, in definitiva, un effetto fritto misto da Concertone del Primo Maggio, come ha commentato a caldo il giurato delle nuove proposte Piero Pelù. Staremo a vedere se l’ingegneria genetica di Baglioni porterà davvero a un altro Sanremo. Noi glielo auguriamo: già troppe volte abbiamo visto che non era il festival a fare Sanremo, ma Sanremo a fare il festival.