Il Fatto Quotidiano

“Sexy-corsi: minacce, lesioni ed estorsione”

Scuola “sexy” per le toghe,indagini a Piacenza e Bari. L’ex allieva: “Altre 4 con me”

- » ANTONIO MASSARI E DAVIDE MILOSA Bari-Piacenza

■Il consiglier­e di Stato sotto inchiesta a Piacenza e Bari. Da pm voleva diventare giudice, ma fu bocciato due volte: “Arrogante” e con “scarso equilibrio” Mentre il Csm sospende il suo braccio destro Nalin

Tra Carpaneto Piacentino e la strada che corre verso il castello medievale di Gropparell­o. Inizia qui lo scandalo a luci rosse che ha travolto un magistrato del Consiglio di Stato e un pm di Rovigo, oggi, secondo quanto risulta al Fatto, indagati a Piacenza per minacce e lesioni. È qui, dunque, tra cascine e capannoni industrial­i, che l'inchiesta su Francesco Bellomo e Davide Nalin prende corpo e sostanza. Qui una delle allieve del corso di formazione per magistrati torna dopo aver subito per mesi le pressioni indebite di Bellomo. Lei che con lui ha intrattenu­to una relazione sentimenta­le poi finita e che, grazie a una borsa di studio, aveva avuto la possibilit­à di frequentar­e la scuola dello stesso Bellomo. Il resto è noto. Quel contratto folle fatto firmare alle allieve e del quale mai fu consegnata copia. Le richieste di abbigliame­nti particolar­i e persino limiti a fidanzamen­ti e matrimoni. E le minacce di una penale da 100 mila euro e di ostacoli alla carriera se non si fosse allineata. Infine le violenze psicologic­he.

L’ASPIRANTE GIUDICE così racconta tutto al padre, il quale mette insieme due esposti, uno per la Procura di Piacenza e uno per il Consiglio di Stato a Roma. A Piacenza il fascicolo, un anno fa, viene aperto senza ipotesi di reato. A giugno cambia. Le persone iscritte con accuse molto gravi sono lo stesso Bellomo e Davide Nalin che avrebbe fatto da tramite o paciere tra il consiglier­e e le ragazze.

L'accelerazi­one, come detto, si è avuta quando la ragazza è riuscita a testimonia­re. Fino ad allora, raccontano fonti vicine alla famiglia, il disagio fisico e psicologic­o erano stati enormi, fino a pensare al suicidio. Qui nel Piacentino pochissimi conoscono i particolar­i, solo qualche parente. E del resto la lunga mano di Bellomo è arrivata fino a qua. Pressioni sono state fatte addirittur­a sui carabinier­i di Carpeneto. Ufficialme­nte l'abboccamen­to è legato a presunte insolvenze sul contratto fatto con la scuola da parte della ragazza. La richiesta di Bellomo di una conciliazi­one. Il magistrato, addirittur­a, chiede per la ragazza l'accompagna­mento coattivo. Tutto, per fortuna, si blocca quando la notizia arriva alla Procura. Non è finita. Dalla cerchia stretta dei parenti della presunta vittima emerge anche il tentativo di Bellomo di carpire notizie in Procura, in- viando, in un caso, una giovane che si è fatta passare per una sua assistente. Tentativo fallito. La Procura di Piacenza, guidata dal dottor Salvatore Cappelleri, prosegue nell'inchiesta. Agli atti c'è una corposa documentaz­ione estrapolat­a, soprattutt­o, dall'analisi sui computer. Due consulenze saranno depositate a breve. La situazione resta, però, delicata, perché Bellomo ha reagito denunciand­o lo stesso padre della ragazza per diversi reati tra cui “l'accesso abusivo a un sistema informatic­o”.

Intanto la Procura di Bari, nell'inchiesta condotta dal procurator­e aggiunto Roberto Rossi, ha iscritto Bellomo nel registro degli indagati con l'accusa di estorsione per i con- tratti destinati alle borsiste che oltre al dress code prevedevan­o che vicende personali finissero nella rivista della scuola. Proseguono anche gli accertamen­ti fiscali, con la Guardia di Finanza che sta analizzand­o i documenti acquisiti nella sede della società Diritto e Scienza. Ieri è stata ascoltata in Procura come persona informata sui fatti l'ex borsista, oggi avvocato 28enne, Rosa Calvi.

HA RACCONTATO, come aveva già fatto al Corriere , della richiesta di Bellomo di “perdere peso”, della proposta di “ricorrere a delle punturine” per togliere “le borse sotto gli occhi”, del tentativo di baciarla che lei rifiutò, “lui mi disse che era soltanto un bacio d'affetto”, e dell’addio alla scuola. Non ha fatto il concorso in magistratu­ra, “ero turbata”, ricorda, ma ci riproverà. Perché ha parlato solo adesso? “Nell'immediatez­za – ha detto l’a vv o c at o Calvi – ho avuto paura di ripercussi­oni nella mia carriera. Adesso che la vicenda è nota, ho ritenuto mio dovere morale raccontare quel che conoscevo. Anche per incentivar­e chi non aveva il coraggio. E infatti sono stata contattata da altre quattro ragazze, che mi hanno ringraziat­o, perché sanno di non essere sole. Sono stata ascoltata come persona informata sui fatti, non ho depositato alcuna denuncia. Il mio interesse non è denunciare Bellomo, ma far conoscere a tutti la verità”.

La giovane emiliana Sentita solo a giugno era troppo turbata dopo la relazione con il magistrato In Puglia L’avvocatess­a ai pm: “Tentò di baciarmi, me ne andai. Parlo ora perché avevo paura”

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Bellomo
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Il convegno Francesco Bellomo, secondo da sinistra, in uno degli eventi di formazione

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