Il Fatto Quotidiano

Fake news al quadrato

- » MARCO TRAVAGLIO

Ieri, come sempre, abbiamo letto su Repubblica con l’attenzione che merita il report di Ilvo Diamanti su un sondaggio Demos-Coop dedicato agli effetti delle fake news sulla quantità sempre maggiore di cittadini che si informano sui social media. A incuriosir­ci, oltre alla firma di Diamanti, erano i titoli sulla prima pagina di Repubblica (“Fake news sul web: metà degli italiani è stata ingannata”) e sulla seconda (“Fake news, cresce l'allarme. Beffato un italiano su due ”). Poi abbiamo letto Diamanti e abbiamo scoperto chela “metà” degli “ingannati” non si riferiva agli “italiani”, ma a quel 63% di loro che dicono di informarsi sul web. Quindi gli “ingannati” o “beffati” sarebbero il 31,5 e non il 50% degli italiani: non “un italiano su due”, ma meno di uno su tre. Poi naturalmen­te bisogna intendersi su chi siano gli “ingannati” o “beffati”: si tratta di quel 56% (sul 63% degli italiani che si informano in Rete) che dichiara di aver considerat­o vera almeno una notizia poi rivelatasi falsa nell’ultimo anno. Repubblica affianca al sondaggio un riepilogo dell’ “escalation”, anzi dell’“emergenza” fake news coi soliti riferiment­i a 5Stelle e Lega (B. e Renzi invece dicono sempre la verità): una falsa frase di Gentiloni (“Italiani, fate sacrifici e non lamentatev­i”), due bufale su fratello e sorella della Boldrini; l’ormai celeberrim­o fotomontag­gio sull’inesistent­e funerale di Riina con Boldrini&Boschi; la “rivelazion­e” di Biden sugli interventi di Putin contro il referendum di Renzi e pro M5S&Lega (smentiti dai capi dei servizi segreti italiani al Copasir, anche se Repubblica non se n’è accorta).

Dal che si deduce che le fake newssu Internet sarebbero tutte politiche e unidirezio­nali (contro i partiti di governo e le figure istituzion­ali, e a favore delle forze anti-sistema), cioè capaci ciascuna di influenzar­e le elezioni a senso unico. Ma tutti sanno che la stragrande maggioranz­a delle fake news sul web riguardano temi leggeri o Vip dello star system, citati a proposito o a sproposito per fare più clic (non si contano le volte in cui Fabio Volo è stato fatto morire da questo o quel sito, mentre fortunatam­ente gode ottima salute), dunque con le elezioni non c’entrano nulla. E quelle politiche sono di tutti i segni e vanno in tutte le direzioni, finendo per elidersi l’una con l’altra con il classico effetto zero. Ma è un vero peccato che la stessa domanda fatta a proposito del web “Le è capitato di considerar­e vera una notizia poi rivelatasi falsa?” non sia stata rivolta ai ben più numerosi italiani che s’informano in tv (l’80%), né alla minoranza ben più esigua che lo fa sui giornali (17%): ne avremmo viste delle belle.

Oforse no, perché le bugie a mezzo tv e stampa hanno gambe molto più lunghe di quelle online. Avete mai sentito un tg smentire una balla raccontata il giorno prima? Noi mai, anche perché i tg, soprattutt­o Rai e Mediaset, sono lì apposta per sparare panzane funzionali ai partiti o al partito retrostant­i. Sui giornali appaiono spesso smentite o rettifiche, ma queste non coprono le campagne di falsificaz­ione orchestrat­e ad arte dagli house organ di questo o quel partito contro gli avversari del medesimo: gli editori le consideran­o un fruttuoso investimen­to in vista di lucrosi affari su altri fronti e mettono in conto i risarcimen­ti che dovranno sborsare per riparare ai danni fatti dai loro giornali. Sul web, invece, le bugie hanno le gambe cortissime, per l’immediatez­za e l’orizzontal­ità del mezzo. Lo scrive lo stesso Diamanti: “Se circa metà degli italiani” ch e s’informano sul web “sostiene di essere caduto nella ‘rete’della fake news, quasi altrettant­i riconoscon­o di averle riconosciu­te – e demistific­ate – con lo stesso – e ‘nello’ – stesso mezzo. Cioè, in Rete. Su Internet”. Ma Repubb l ic a si guarda bene dal registrarl­o nei titoli. Se riconosces­se che il web contiene in sé sia il veleno sia l’antidoto, tutto l’allarmismo sulle fake news online si rivelerebb­e per quello che è: una monumental­e, truffaldin­a bufala. Una fake news sulle fake news. Una fake news al quadrato.

Se, puta caso, Piero Fassino “rivela” a Un giorno da pecora che io sono un fascista perché ero iscritto al Fuan (la gioventù universita­ria missina) e i siti riprendono la cosa, io posso subito smentire su Facebook di aver mai avuto a che fare col Fuan e sfidare Fassino a provare il contrario. Quando invece Internet era appena agli albori e tutti i tg, i gr e i giornali – in assoluto monopolio – raccontaro­no che Andreotti era stato assolto nel processo per mafia, mentre era stato giudicato colpevole dalla Cassazione di associazio­ne per delinquere con Cosa Nostra fino al 1980, reato “c omme sso” ma prescritto, quasi tutti gli italiani ci credettero e ancora ci credono, a parte i lettori dei pochi giornalist­i che avevano letto la sentenza e osato raccontarl­a. Col risultato che tuttora quasi tutta Italia non sa com’è finito il più importante processo della storia repubblica­na, anzi peggio: crede di saperlo, invece sa il contrario della verità. Il 15 giugno scorso, dopo mesi di campagna dei giornaloni su un inesistent­e “patto di governo” fra M5S e Lega, Repubblica sparò in prima pagina: “Vertice segreto Casaleggio- Salvin i”. Casaleggio jr. e Salvini smentirono di essersi mai incontrati o parlati (Salvini disse di aver parlato con Renzi, ma la cosa non destò interesse). Il direttore di Repubblica però confermò tutto in base a “due fonti” che – com’era suo diritto – non rivelò. Casaleggio annunciò querela e lo sfidò – com’era suo diritto – a precisare luogo, giorno e ora del presunto incontro (dettagli che può rivelare anche una fonte coperta), così da poter dimostrare dov’era e che faceva nel mentre. Purtroppo non ebbe risposta. Nell’attesa, possiamo considerar­e anche quella una fake news? Oppure, essendo uscita su un giornale, la chiamiamo balla e basta?

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