“V. Emanuele calunniò Birgit Hamer”
Calunnia Vittorio Emanuele e la sorella del giovane ucciso a Cavallo nel 1978
Condannato a due anni di reclusione per calunnia e al risarcimento delle parti civili. I guai per Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto, ultimo Re d’Italia, non finiscono mai. Neppure nel giorno in cui le spoglie di suo nonno, Vittorio Emanuele III, tornano in Italia tra mille polemiche. La lettura integrale delle motivazioni della sentenza emessa a settembre dal gip di Roma Simonetta D’Alessandro è istruttiva per capire tante cose sugli eredi del re “Sciaboletta”.
I FATTI. Vittorio Emanuele si sente diffamato dalla pubblicazione del libro Delitto senza castigo, scritto da Birgit Margot Hamer. Brigit è la sorella di Dirk, il giovane ferito a morte da una fucilata nel 1978. A sparare, secondo la ricostruzione della sorella del diciannovenne Dirk, scomparso dopo mesi di atroci sofferenze, Vittorio Emanuele. Il discendente di casa Savoia si sente diffamato da questa affermazione e querela l’autrice del libro. Lui è stato assolto da una corte parigina per l’omicidio, e condannato ad una pena lieve solo per il possesso abusivo di arma da fuoco. Ma a inchiodare Vittorio Emanuele è una intercettazione ambientale pubblicata integralmente nel libro. È del 2006, in quel periodo l’e- re de dei casa Savoia è detenuto nel carcere di Potenza, arrestato nell’ambito dell’ inchiesta“Valletto poli ”. Sta per essere scarcerato ed è raggiante. Parla di sé agli altri detenuti, della sua attività di imprenditore, e soprattutto di quel maledetto giorno. “Li ho fregati tutti”, dice ridendo e ammettendo di fatto di aver sparato. Nel libro la frase viene pubblicata integralmente, senza commenti né aggiunte. Ma al figlio dell’ultimo re non basta. Si sente diffamato e querela la Hamer. “Pur sapendola innocente”, sottolinea il gip di Roma. Da qui la condanna per calunnia.
E QUELLA FRASE(“li ho fregati tutti”)? Vittorio Emanuele e i suoi avvocati la giustificano legandola a un presunto “stato confusionale”, ma i giudici non sono d’accordo e assolvono i giornalisti che si sono occupati del caso, Travaglio, Padellaro, Borromeo, Pedullà, Napoletano, Medici. Perché “Vittorio Emanuele non poteva non sapere di aver proferito parole che davano il senso di una certa consapevolezza di impunità”. Quindi non poteva pretendere che i parenti della giovane vittima “rimanessero muti, compunti, consapevoli del giudicato, di fronte a quelle parole”. Al contrario, “avevano pieno diritto alla ricerca dei fatti, alla critica, alla ricostruzione della verità storica che non necessariamente coincide con quella giudiziaria, e anzi, pone in evidenza le carenze, le mancanze, i vuoti dell’accertamento giudiziario”.
Il riferimento, neppure tanto velato, dei giudici italia- ni è alla sentenza di assoluzione per l’accusa di omicidio di Vittorio Emanuele, da parte della giustizia francese. Se il fatto, l’assoluzione, fosse avvenuto in Italia, dopo la pubblicazione di quella intercettazione ambientale (“Li ho fregati tutti”), si sarebbe potuto riaprire il processo. Morale della favola: “La denuncia di Vittorio Emanuele nei confronti della Hamer ha una portata inequivocabilmente calunniosa”. Quindi la condanna. Avanti Savoia.