Il Fatto Quotidiano

Scuri come la Sacher: Vienna fa felice l’ultradestr­a europea

Fronte compatto La coalizione del governo austriaco ha sdoganato i populisti del Partito della libertà: si esaltano i sovranisti contrari all’Unione

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Battono ancora i cuori neri d’Europa. Mancato il grande appuntamen­to con l’Eliseo del Front National di Marine Le Pen durante le elezioni francesi dello scorso maggio, in molte capitali europee e soprattutt­o a Bruxelles si era tirato un sospiro di sollievo. È stato però il voto in Germania del 24 settembre a ridare vita alla nuova destra del continente, con l’affermazio­ne di un movimento un tempo minoritari­o come Alternativ­e für Deutschlan­d e una Angela Merkel indebolita a ancora incapace di formare un governo. Adesso, con la vittoria in Austria e i primi passi al governo del giovane Sebastian Kurz, le parole d’ordine della nuova destra risuonano forti in tutta l’area est dell’Europa. E ridanno voce anche alle spinte nazionalis­te, xenofobe e anti-Ue in Francia e in Gran Bretagna, da parte sua alle prese con la delicata trattativa sulla Brexit.

Sabato Kurz, leader del conservato­re Partito popolare (Övp) ha raggiunto un accordo di programma con l’estrema destra del Partito della libertà ( Fpö) guidato da Heinz- Christian Strache. L’ecologista Alexander Van der Bellen, da gennaio alla presidenza della repubblica, non ha potuto far altro che registrare l’intesa raggiunta dopo due mesi di trattative. Le elezioni del 15 ottobre aveva- no visto la vittoria dei popolari di Kurz, allora ministro degli Esteri, con il 31,5% mentre l’estrema destra aveva ottenuto un risonante 26% - giusto 2 punti in meno dei socialdemo­cratici.

MA NELLA COMPOSIZIO­NEdel nuovo governo, il 31enne Kurz ha preferito alla Grosse Koalitionc­he aveva retto l’Austri sul modello di Berlino, l’intesa con il partito dalle radici neonaziste che fu già di Jörg Haider (scomparso nel 2008) e di cui fa parte anche Norbert Hofer, già sfidante l’attuale presidente alla poltrona più alta di Vienna.

Ad accogliere il giuramento del nuovo cancellier­e e l’insediamen­to del governo, in cui all’estrema destra andranno ministeri importanti - lo stesso Hofer alle Infrastrut­ture, mentre il leader Strache sarà vicecancel­liere – alcune migliaia di manifestan­ti di sinistra, che hanno scandito slogan antifascis­ti. Una mobilitazi­one più contenuta che nel passato, quando durante l’era Haider il partito aveva conquistat­o il governo regionale della Carinzia e già raggiunto percentual­i altissime. Però mai era arrivato al governo centrale come adesso: la prima volta dell’estrema destra non solo per l’Austria, ma in assoluto per un Paese dell’Europa occidental­e nel Dopoguerra.

Esponenti dell’appena sdoganato Fpö erano presenti al vertice del gruppo Europa delle nazioni e delle libertà (di cui fa parte anche la Lega di Matteo Salvini) tenuto a Praga domenica, a cui erano presenti molti capi della destra radicale, dall’olandese Geert Wilders alla francese Le Pen. Chiare le parole d’ordine: no all’Europa di Bruxelles – “Ue uccide l’Europa”, ha detto la leader del Front National - sì invece alla sovranità.

Vento dell’Est Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia non vogliono trattare le quote sui migranti

AL FINE DI PRESERVARE l’ Europa delle nazioni, servono confini e vincoli sempre più rigidi sull’immigrazio­ne, fino ad arrivare, se possibile, alla chiusura totale delle frontiere. “Dobbiamo avere il coraggio che ha avuto Trump con il travel ban”, ha scandito Wilders, attaccando poi l’Islam, “religione totalitari­a”.

Niente di nuovo, se quelle di Praga fossero solo parole. Il problema è che mentre L’Aia, Parigi e Berlino hanno in qualche modo evitato la deriva a destra, almeno durante questo 2017, l’ondata anti-migranti ha nel frattempo gonfiato le vele di governi già insediati in tutto l’Est: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia non vogliono sentir parlare delle quote di migranti e richiedent­i asilo faticosame­nte imposte da Bruxelles. E da oggi potranno contare su un nuovo alleato: Vienna.

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Le Pen, il leader nazionalis­ta ceco-giapponese Tomio Okamura e l’olandese Wim Wilders. A destra, il premier austriaco Sebastian Kurz, 31 anni
Ansa Il meeting di Praga Marine Le Pen, il leader nazionalis­ta ceco-giapponese Tomio Okamura e l’olandese Wim Wilders. A destra, il premier austriaco Sebastian Kurz, 31 anni
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