Miliardari al potere secondo la scuola Trump
In Cile trionfa il conservatore Piñera, a Praga Andrej Babis detto “Babisconi”
Donald
Trump fa scuola. Un altro presidente-imprenditore e miliardario all’altro capo dell’America segue le orme di The Donald, proprio come fosse uno dei suoi apprendisti ( The Apprentice è il nome del programma che Trump ha condotto per anni, prima essere eletto alla presidenza degli Stati Uniti).
Si tratta del cileno Sebastián Piñera, 68 anni, candidato conservatore che ha sconfitto domenica al ballottaggio il socialista Alejandro Guillier, sostenuto dalla presidente uscente Michelle Bachelet; quest’ultima era indebolita politicamente da scandali che hanno colpito la nuora e il figlio.
UN MASTERin Economia ad Harvard, Piñera era stato il primo presidente di destra del Cile democratico tra il 2010 e il 2014. Ma soprattutto, un uomo d’affari di successo, con una fortuna personale stimata dalla rivista Forbesin 2,5 miliardi di dollari, tanto da risultare il più ricco del Paese. Il successo era iniziato negli anni 80, quando Piñera ha introdotto in Cile le carte di credito. Poi, dato che un investimento tira l’altro, i suoi interessi si sono estesi alla principale squadra di calcio, il Colo-colo di Santiago; aveva anche acquisito una grossa quota delle principali linee aeree argentine ( Lan Airlines) e si era assicurato il controllo del canale televisivo Chilevision.
Convinto, proprio come Trump, che una nazione debba essere guidata come una delle sue imprese, Piñera ha gestito nel 2010 - “fare” una delle sue parole d’ordine - sia il terremoto che provocò 500 vittime che il disa- stro di San José, in cui 33 minatori sono rimasti intrappolati a 700 metri di profondità e poi salvati dopo 69 giorni di tentativi.
Il ritorno del presidente miliardario e imprenditore a Santiago non segna soltanto la virata a destra di quasi tutta l’America del Sud, ma soprattutto la riproposizione di un modello. Nell’anno I d el l’ eraTrump,e rag ià emerso un altro miliardario al potere, e stavolta perfino nel vecchio continente: Andrej Babis, non a caso chiamato “Il Trump della Repubblica ceca” o alternativamente “Babisconi” (con evidente riferimento al leader di Forza Italia), uscito vincitore dalle elezioni di ottobre e diventato premier lo scorso 6 dicembre.
CON I SUOI MENTORI italiano e statunitense, Babis condivide in effetti molti elementi, compresa ancora una volta l’ideologia aziendalista e la promessa di lotta alla corruzione, devianza della politica cui lui stesso sarebbe immune grazie alla ricchezza già accumulata per meriti imprenditoriali, anche se le inchieste giudiziarie a suo carico sembrano evidenziare il contrario. L’uomo più facoltoso della Repubblica ceca è proprietario di un consorzio di 250 aziende agrochimiche e del gruppo editoriale che controlla i due principali quotidiani del Paese.
In passato altri ricchi imprenditori si sono cimentati, con maggiore o minor successo, alle fatiche di governo.
In Thailandia Ta ks in Shinawatra, con una fortuna stimata di 2 miliardi di dollari, aveva governato dal 2001 al 2006, poi accusato di corruzione e deposto da un colpo di Stato ed esiliato. The Donald all’epoca non stava ancora a Washington, né sembrava possibile che ci andasse, ma conduceva The Apprentice. I suoi stagisti hanno imparato ormai come non farsi dire You are fired!(“sei fuori”) dai loro elettori.