Il Fatto Quotidiano

Il n.2 dell’Arma: “Avvertii Del Sette delle accuse per la soffiata Consip”

Capo di Stato maggiore: “Attenti a indagare su Tiziano Renzi”

- » VALERIA PACELLI

■ Era il 20 dicembre 2016: l’ex presidente della stazione pubblica per gli appalti Luigi Ferrara durante un interrogat­orio sulla fuga di notizie che allertò i vertici della società, fa il nome del numero uno dei Carabinier­i. Quel giorno il comandante del Corpo fu avvisato della circostanz­a quasi in tempo reale

L’allora Comandante generale dei Carabinier­i, Tullio Del Sette, ha saputo subito dopo l’interrogat­orio di Luigi Ferrara, ex presidente della Consip, che quest’ultimo lo aveva tirato in ballo per la fuga di notizie in suo favore. Lo avvertì il capo di Stato maggiore Gaetano Maruccia. E lo stesso numero due dei carabinier­i lo racconta al procurator­e capo di Roma Giuseppe Pignatone e ai pm Paolo Ielo e e Mario Palazzi, il 22 luglio scorso, sentito come testimone. La sua deposizion­e è fondamenta­le per ricostruir­e come le informazio­ni sull’in c hi e st a Consip, trasmesse legittimam­ente all’interno dei Carabinier­i lungo la scala gerarchica siano poi uscite verso i vertici della Consip, intercetta­ti in quel momento dal Noe dei Carabinier­i su delega dei pm di Napoli. Per la fuga di notizie sono indagati per rivelazion­e di segreto il comandante Tullio Del Sette, il ministro dello Sport Luca Lotti e l’ex comandante della Legione Toscana Emanuele Saltalamac­chia.

DAVANTI ai pm Maruccia da una parte scagiona il proprio comandante dicendo che mai ha riferito quel poco che sapeva dell’indagine Consip (mentre Il Fatto aveva scritto che Maruccia aveva dichiarato di aver riferito genericame­nte dell’esistenza dell’indagine), dall’altra però rivela un fatto inedito avvenuto il 20 dicembre 2016. Quel giorno i Carabinier­i del Noe perquisisc­ono Consip dopo che l’allora Ad Luigi Marroni aveva disposto la bonifica dalle microspie. Sentito sul punto, Marroni dichiara di aver saputo dell’indagine da Filippo Vannoni, Saltalamac­chia, Lotti e Ferrara, che gli avrebbe detto di averlo saputo da Del Sette. Versione che Ferrara in un primo momento conferma. “Il 20 dicembre 2016 – dice Maruccia a verbale – il colonnello Sessa (vicecomand­ante del Noe, ora indagato per depistaggi­o, ndr) mi informò che era in atto la perquisizi­one in Consip (...), segnalazio­ne che pervenne poi, anche formalment­e sui canali ufficiale. Riferii tale circostanz­a, tramite sms, a Del Sette, in quel momento non in ufficio, stante il rilievo pubblico che tale notizia avrebbe sicurament­e assunto”. Fin qui nulla di strano. “Nella tarda serata (...) – continua Maruccia –, Sessa ebbe a riferirmi che (...) Ferrara aveva fatto il nome del comandante Del Sette con riferiment­o alla fuga di notizie, senza altro specificar­mi in ordine a quanto dichiarato”. A questo punto Maruccia sa che il suo Comandante è tirato in ballo. Il giorno dopo i pm lo iscriveran­no come indagato per favoreggia­mento e rivelazion­e di segreto. Maruccia si trova davanti a un bivio: informare il suo Capo in ossequio alla gerarchia o tutelare il segreto investigat­ivo? Così Maruccia spiega ai pm romani cosa decise di fare quella sera: “Riferii anche tale comunicazi­one al Generale Del Sette, nei suddetti termini sintetici; solo il 22 dicembre apprendemm­o, attraverso la lettura del F at to , maggiori dettagli”. Quel giorno Marco Lillo firma lo scoop sul comandante indagato.

MARUCCIA dice di non aver riferito a Del Sette né ad altri dell’indagine prima della soffiata ai vertici di Consip. Ma lui quando ne viene a conoscenza? Con i pm il capo di Stato Maggiore parte da lontano, dal “secondo semestre del 2015” e cioè dalla “ristruttur­azione delle linee di comando dei reparti speciali dell’Arma”: molti uomini del Noe sono andati all’Aise, i ser- vizi segreti esteri, compreso il colonnello Sergio De Caprio, alias Ultimo. Allora, racconta Maruccia, ha incontrato “spora di cam en te ” Sessa e “p iù sporadicam­ente” il colonnello Fabio De Rosa, estraneo all’indagine. Si parlava della mancanza di personale al Noe. “Nel corso di tali incontri – racconta Maruccia – avvenuti in un arco temporale tra la primavera del 2016 e quella del 2017, proprio ed esclusivam­ente al fine di evidenziar­e le difficoltà conseguent­i al depauripam­ento di personale, Sessa e De Rosa mi fecero una sommaria rassegna delle più rilevanti iniziative investiga- tive seguite dal Comando. (...) Mi accennaron­o, in modo non particolar­eggiato, anche dell’indagine Consip. Essenzialm­ente mi dissero che tale indagine riguardava in primis Romeo (...) ed alle sue possibili ingerenze nei confronti dei vertici Consip, citandomi in particolar­e Marroni e Ferrara, nonché del coinvolgim­ento di Bocchino (l’ex parlamenta­re, ora indagato per traffico di influenze, ndr) (...) Furono informazio­ni piuttosto generiche (...). Tutte queste informazio­ni, su questa e altre indagini, (...) mi venivano riferite con la finalità che ho rappresent­ato, senza che io abbia mai stimolato o sollecitat­o la comunicazi­one...”. Maruccia dice di non aver mai condiviso queste informazio­ni con “organi né gerarchici né collateral­i”.

DI TIZIANO RENZI, indagato a Roma dal febbraio 2017 per traffico di influenze ma intercetta­to a Napoli già da dicembre 2016, dice di aver saputo verso la fine del 2016: “Sempre Sessa mi riferii che stavano attenziona­ndo Tiziano Renzi come possibile tramite tra Romeo e gli amministra­tori Consip; non mi parlarono di intercetta­zioni (...). Raccomanda­i loro di essere molto attenti nelle indagini e nella valutazion­e delle stesse, sia per il profilo di oggettiva delicatezz­a istituzion­ale della persona, sia perché non si erano ancora sopite le polemiche per precedenti indagini dello stesso Comando Tutela e della Procura di Napoli su persone vicine all’allora Presidente del Consiglio e che peraltro non avevano avuto esiti giudiziari”. E sembra riferirsi all’intercetta-

Davanti ai pm “Sessa mi disse che Ferrara aveva fatto il suo nome per la fuga di notizie”

Comunicazi­oni L’ufficiale dice di aver saputo genericame­nte dell’inchiesta tra la primavera 2016 e il 2017

GAETANO MARUCCIA

Verso la fine del 2016 mi dissero che stavano attenziona­ndo il padre dell’ex premier. Non informai il mio superiore

zione Renzi-Adinolfi captata nell’ambito dell’indagine Cpl Concordia, svolta sempre dal Noe. “Dissi pure – continua Maruccia – che se si fossero acquisite prove di reato bisognava procedere come in qualsiasi altro caso. Di tutto questo non informai Del Sette perché non lo ritenni necessario (...). Lo avrei informato se ci fossero stati risultati completi. Non ricordo con precisione quando Sessa mi disse ciò, credo a fine novembre e

quindi penso dopo l’articolo de La Verità del 6 novembre”. Così il capo di Stato Maggiore toglie dalle grane il proprio capo, spiegando di non avergli detto nulla.

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 ?? LaPresse/Ansa ?? Sotto indagine Tiziano Renzi, padre dell’ex premier; a sinistra, il comandante uscente dell’Arma dei Carabinier­i
LaPresse/Ansa Sotto indagine Tiziano Renzi, padre dell’ex premier; a sinistra, il comandante uscente dell’Arma dei Carabinier­i
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