Il Fatto Quotidiano

La sfida Carrai-Ghizzoni: le due verità incompatib­ili

- » GIORGIO MELETTI Twitter@giorgiomel­etti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mercoledì 20 dicembre l’ex amministra­tore delegato dell’Unicredit Federico Ghizzoni ha raccontato alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche i suoi rapporti con Banca Etruria e l’incontro in cui ne ha discusso con Maria Elena Boschi il 12 dicembre 2014 nell’ufficio dell’allora ministra delle Riforme in Largo Chigi a Roma. Dopo aver specificat­o che in seguito non vi furono altri incontri o contatti, ha aggiunto: “Per la verità, e qui devo dire tutto quello che è successo, mi arrivò il 13 di gennaio una email da Marco Carrai”.

Matteo Renzi è il migliore amico nonché testimone di nozze di Carrai, che siede con la Boschi nel cda della Fondazione Open, cassaforte della Leopolda. Le parole di Ghizzoni fanno credere che abbia considerat­o l’email di Carrai come parte dell’ interessam­ento targato Giglio Magico per le sorti della banca aretina di cui Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, era vicepresid­ente. Carrai ha negato tutto con un comunicato stampa alcune ore dopo le parole di

Banca Del Vecchio “Domandare è lecito”, dice l’imprendito­re Ma il manager non sembra pensarla così

Ghizzoni. La sua mail è un’operazione profession­ale indipenden­te dalle preoccupaz­ioni di Boschi e Renzi o la prova di un intreccio opaco di pressioni indebite del Giglio Magico? Verifichia­mo i fatti.

L’EMAIL DEL 13 GENNAIO. “Ciao Federico, solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitar­ti se possibile nel rispetto dei ruoli per una risposta”. Commento di Ghizzoni: “Ho preferito non chiedere chi glielo chiedesse”. Si è limitato a rispondere che avrebbe dato la risposta (Carrai chiede una risposta, non informazio­ni), direttamen­te ai vertici di Etruria. Ghizzoni ha detto di conoscere Carrai come imprendito­re nel settore della cybersecur­ity. Carrai nel suo comunicato dice che “si trattava di una questione tecnica”. “Ero interessat­o, nel rispetto dei ruoli come ho scritto non a caso nell’email, a capire gli intendimen­ti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente stava verificand­o il dossier di Banca Federico del Vecchio”. In quel momento Etruria valeva in Borsa 70 milioni e la piccola controllat­a Federico del Vecchio era iscritta nel suo bilancio per circa 70 milioni. I casi sono due.

O il cliente di Carrai pensava di comprare la piccolissi­ma Federico del Vecchio a un prezzo con cui poteva comprare tutto il gruppo Etruria con la piccola banca fiorentina dentro. Oppure papà Boschi e compagni trattavano la Federico del Vecchio a un prezzo così basso da provocare una pesante minusvalen­za per Etruria, che in quella fase, con il patrimonio già quasi azzerato (venti giorni dopo sarebbe scattato il commissari­amento), avrebbe provocato il fallimento.

L’INTERVISTA. Sul Corriere della Sera di ieri Carrai ha precisato la sua tesi in un’intervista. “Non ho mai detto che fossi consulente di una banca terza, bensì ho parlato di un mio cliente (...) che stava lavorando sul dossier della Federico del Vecchio, era interessat­o a sapere se Unicredit chiudesse o meno su Etruria. Il suo legittimo interesse era chi fosse il futuro proprietar­io della banca. Domandare è lecito”. Lasciamo da parte la sottile o macroscopi­ca distanza tra “domandare” e “sollecitar­e per una risposta”. Che doman- dare fosse lecito lo ha negato lo stesso Ghizzoni rispondend­o a Carrai che lui la risposta l’avrebbe data solo all’interessat­o vero, cioè Banca Etruria.

IL LEGITTIMO INTERESSE. È interessan­te la teoria di Carrai: chi sia interessat­o a comprare una banca, qualora la proprietà dell’azienda nel mirino sia al centro di una trattativa riservata, ha il legittimo interesse non solo a sapere come sta andando la trattativa, ma addirittur­a a sollecitar­e una decisione rapida. Se le cose stessero così, ogni volta che l’ad di Unicredit valuta un acquisto dovrebbe dotarsi di una segreteria che risponda a tutte le mail di chi vanti “il legittimo interesse” ad essere aggiornato in tempo reale sulla trattativa riservata. Unicredit ed Etruria a gennaio 2015 sono due società quotate in Borsa. I loro contatti non sono noti al mercato. Carrai è in possesso di informazio­ni price sensitive. Non è un reato, ma la fuga di notizie è un problema. Ghizzoni ha detto in commission­e di non sapere chi avesse chiesto a Carrai l’intervento, ma dalla email par di capire che il “contesto” venisse dato per noto. Ma soprattutt­o il banchiere sembra non essersi posto una domanda ovvia: come mai Carrai è al corrente dei miei contatti con Etruria? Forse lo immaginava. PRESSIONE O NO? Dice Carrai: “Ho gentilment­e sollecitat­o i tempi della risposta, non la sostanza della risposta. (...) E poi è impossibil­e che una banca come Unicredit si lasci ‘imprimere’da me o da chicchessi­a”. A chi ritiene che una pressione sia tale per il ruolo e il peso di chi “sollecita”, Carrai replica che è pressione solo ciò che piega la volontà dell’interlocut­ore. Se l’interlocut­ore tiene il punto la pressione non c’è stata. Pressione c’è quando arbitro fischia.

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Una protesta di risparmiat­ori
LaPresse Arezzo Una protesta di risparmiat­ori
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