Il Fatto Quotidiano

“Massoni 4 assessori su 5 nella città di Messina Denaro”

Cosche e grembiulin­i La commission­e Antimafia: “Nelle Logge 193 indagati” Bindi: “Rapporti anche ai tempi delle stragi”. Allarmante il caso Castelvetr­ano

- » ENRICO FIERRO

ÈClaudio Fava a mettere le mani nel piatto e a sottolinea­re virtù e difetti della relazione della Commission­e parlamenta­re antimafia sui rapporti tra mafie e massoneria. “L'inchiesta è stata condotta su elenchi pubblici – dice il vicepresid­ente della Commission­e –, ma ci sono nomi segreti e una cultura orale su cui poco si sa”.

UN’ OTTANTINA di pagine, mesi di audizioni e lettura di importanti inchieste giudiziari­e sui rapporti tra boss e “grembiulin­i”, per scoprire una realtà nota da anni: le logge sono la “camera di compensazi­one” dove si ritrovano, in Sicilia e Calabria, in modo particolar­e, boss e massoni, uomini delle istituzion­i e imprendito­ri, Stato e antistato. Su tutto, ancora oggi, prevalgono silenzi, omertà, appelli al rispetto della privacy e alla libertà di associazio­ne. Stefano Bisi, Gran maestro del Grande Oriente d’Italia” (Goi) nei mesi passati ha chiesto di essere sentito dalla Commission­e, ma “l’atteggiame­nto assunto dal gran maestro” si legge nella relazione B indi ,“lungi da ll ’ apparire trasparent­e e collaborat­ivo nel perseguime­nto dell’obiettivo di impe- dire l’inquinamen­to mafioso di lecite e storiche associazio­ni private, si rivelava di netta chiusura e di diffidenza verso l’Istituzion­e. Si ricavava anche l’unanime rifiuto di consegnare alla Commission­e gli elenchi degli iscritti alle rispettive obbedienze, invocando le più disparate ragioni, da parte di tutti, la legge sulla privacy che li avrebbe obbligati a mantenere riservati i nominativi degli accoliti, pena la violazione di norme dello Stato”.

È l’incredibil­e chiusura della massoneria ufficiale che ha indotto la Commission­e a lavorare molto sulle inchieste giudiziari­e (soprattutt­o in Sicilia e Calabria). Il quadro che emerge è allarmante. “Sono 193 i soggetti indicati dalla Direzione nazionale antimafia come iscritti in procedimen­ti penali”, scrive l’Antimafia.

Preoccupan­te la situazione in Sicilia. A Trapani trenta annido pola scoperta della Loggia“Iside 2”, scrive l’ Antimafia,

“si torna a parlare di massoneria quale possibile chiave perla composizio­ne di interessi mafiosi, politici e imprendito­riali compresi quelli riconducib­ili a Matteo Messina Denaro”. Caso llarmante quello di

Caste lv etra no (Trapani), il regno del superlatit­ante dove ieri sono stati condannati tre dei suoi “postini”. Qui ci sono 6 logge sulle 19 censite a Tra panie“nell’ amministra­zione comunale c’ è una elevata presenza di iscritti alla massoneria tra gli assessori (4 su 5), i consiglier­i (7 su 30) e tra i dirigenti e gli impiegati”. Per Bindi ci sono indizi che il rapporto tra la massoneria e la mafia “si sia verificato anche nella stagione delle stragi, ci sono segnali inquietant­i”.

Elenchi segreti Le “obbedienze” ufficiali non hanno collaborat­o Fava: “Si sa ancora poco”

IN CALABRIA la connession­e tra boss e massoni è un dato ormai storico, riconducib­ile agli anni della Rivolta di Reggio, fino alla costituzio­ne della “Santa”. Ora, come rivelano le ultime inchieste della Procura di Reggio Calabria, è il momento degli “invisibili” e di luoghi ancora più inaccessib­ili dove interessi mafiosi e imprendito­riali si incontrano con la politica e le istituzion­i. “Non tutti i massoni sono delinquent­i, ma tutti i delinquent­i sono massoni”, la relazione della Commission­e si conclude con le parole che alla fine del 1800 scrisse il deputato Felice Cavallotti. Parole di una inquietant­e attualità.

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LaPresse Commissari Da sinistra, Riccardo Nuti, Luigi Gaetti, Rosy Bindi, Davide Mattiello
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