GERUSALEMME VAL BENE UN PROCESSO
Sia una Corte a sancire le colpe di israeliani e palestinesi
Acercare nel passato risonanze con l’irato discorso tenuto giovedì all’Onu dal rappresentante del governo israeliano, Danny Danon, ci si imbatte in Lev Trotski (la “pattumiera della storia” è una sua metafora) e in Benito Mussolini. Non tanto nel Mussolini che con toni altrettanto sprezzanti in un altro dicembre di ottant’anni fa annunciava l’uscita “senza alcun rimpianto dal barcollante tempio” della Società delle Nazioni, quanto nel dux che rivendicava il diritto italiano a riprendersi le coste africane nel nome dell’asserita continuità tra Impero romano e fascismo. Anche l’ambascia- tore Danon segue la scuola della continuità. Spiegando perché la risoluzione Onu era mondezza, Danon ha ricordato che la sovranità su Gerusalemme non può essere decisa da un negoziato internazionale, in quanto la faccenda è già stata risolta tremila anni fa, quando un sovrano mediorientale, re David, proclamò irrevocabilmente la città capitale di Israele. Argomentazione scivolosa: è vero che Gerusalemme è citata 160 volte nella Bibbia, come ha ricordato l’ambasciatore, ma ammesso che la circostanza abbia rilevanza sempre nella Bibbia è scritto che prima di re David la terra di Canaan, oggi Israele, era occupata dai cananei; e questi ultimi – ga ran tis ce Mahmud Abbas, presidente dell’Anp – sono i progenitori dei palestinesi.
Non occorre sapere chi precedette i cananei per immaginare verso quali abissi sia diretto un mondo affidato ai diritti storici, per i quali re Da- vid traspare in Netanyahu, Mahmud Abbas nei cananei e Mussolini in Cesare Augusto. Proprio per questo l’Europa farebbe bene a proporre in fretta antidoti, a cominciare dal ricorso a quel diritto penale internazionale che bene o male esprime l’identità politica degli stati di diritto liberali, un tempo noti come Occidente. Nel concreto dovrebbe caldeggiare l’inchiesta della Corte penale internazionale sui crimini commessi da israeliani e da palestinesi nel West Banke a Gaza. Catapultare la Corte dentro il conflitto mediorien- tale permetterebbe di dettargli limiti e regole. E ne smonterebbe il congegno portando alla luce la verità sommersa sotto propaganda e mitologie religiose. Sarebbe devastante sia per la destra israeliana sia per i vertici palestinesi; di conseguenza aiuterebbe a emergere la parte migliore delle due società.
La Corte sta esaminando dal 2015 la possibilità di aprire quell’inchiesta, ma è ancora ferma allo stadio preliminare e difficilmente deciderà prima di un anno, se non sollecitata. Non è un gran momento per la
I giudici stanno esaminando dal 2015 la possibilità di aprire un’inchiesta: difficilmente si deciderà prima di un anno