Il Fatto Quotidiano

“Suspiria, il mio sogno da piccolo megalomane”

- » SILVIA D’ONGHIA E ALESSIA GROSSI

Sei nomination agli Spirit Award, tre ai Golden Globes, lanciatiss­imo per gli Oscar con sette candidatur­e, tra cui quella come miglior film (non straniero), già presentato al Sundance a gennaio e a Berlino a febbraio, Chiamami col

tuo nome di Luca Guadagnino (al cinema da noi dal 25 gennaio) ha incassato 400 mila dollari al box office Usa in sole 4 sale, il plauso della critica e l’elogio di Pedro Almodovar: “È la migliore pellicola dell’an n o ”. Tutto questo mentre il regista definito “snob” finanche dalla costumista Antonella Cannarozzi (che per gli abiti del suo Io so

no l’amore è stata in lizza per la statuetta nel 2011), sta lavorando al remake dell’ho r

ror Suspiria di Dario Argento e allo stesso tempo a Burial

Rites la cui protagonis­ta sarà Jennifer Lawrence.

QUASI NESSUNA intervista in patria. “Il cinema italiano è molto provincial­e; inizia e finisce con Nanni Moretti, che è un signore che ha esordito da ribelle antisistem­a e oggi è diventato lui stesso sistema. E in questo sistema, io sono la pecora nera. Sono omosessual­e, non ho frequentat­o la scuola di cinema... in poche parole, so che non risulto simpatico. E non me importa un fico secco”, ha dichiarato al sito spagnolo El Periodico nel 2016 in occasione dell’uscita di A Big

ger Splash. Sui progetti futuri il regista palermitan­o ha appena spiegato al Guardian – che lo elegge miglior film dell’anno –: “Ogni film che faccio è un passo dentro i miei sogni di teenager, e Suspiria è il sogno per antonomasi­a che un teenager magalomane come me avrebbe mai potuto avere. Ho visto il poster quando avevo 11 anni e il film a 14, e mi ha colpito profondame­nte. Ho subito cominciato a sognare di farne una mia versione. Mi fa sorridere quando la gente dice ‘Stai facendo il remake di Suspiria, una tipica operazione di marketing’. Ero sempliceme­nte un ragazzo che ha visto un film che l’ha reso ciò che è diventato. Ecco come lo sto trattando: un omaggio all’incredibil­e, l’emozione potente che ho provato quando l’ho visto”. Questo perché Guadagnino si dice non “particolar­mente attratto dalle storie originali”. Secondo lui “un regista è colui che può cogliere la vita da un punto di vista particolar­e. Da come mette in scena questo punto di vista dipende la sua originalit­à”, come ha dichiarato l’anno passato alla television­e spagnola. E infatti, giura che il suo “Suspiriasa­rà forte e non scricchiol­ante come un iPhone”. Critica il consumismo, come già in Chiamami

col tuo nome in cui mette in luce come “siamo caduti in un abisso di individual­ismo, preferiamo essere conflittua­li, feroci, sconnessi dalle emozioni. Ci adattiamo alla tecnologia” ed esalta ciò che ha “trovato suggestivo nella vita: puoi essere una persona migliore e costruire un ponte per tornare a conoscere gli altri”.

UN FILM, QUELLOcand­idato al Golden Globe di cui potrebbe fare un sequel, o meglio: “vedere come vanno a finire questi personaggi fantastici”, dice al Guardian.“Le ultime 40 pagine del libro (di André Aciman, pubblicato da Guanda,

ndr) ti raccontano 20 anni di vita di Oliver e Elio. Penso che vedere questi personaggi crescere nel corpo di questi attori sarebbe fantastico”.

I corpi, altro filtro di Luca Guadagnino che si definisce “un freudiano accanito che crede che il desiderio, o il piacere, regoli ogni cosa. È il grande motore della nostra vita. Lo si può declinare in vari modi e ne nasceranno storie diverse, ma tutto si riduce alla stessa cosa: la sostanza di cui tutti siamo fatti. Questo ci rende fragili e fallaci. E un essere fallace è un essere affascinan­te. O, forse mi interesso al desiderio, solo perché sono un

vo ye ur, un ‘ pe rve rt ito ’” . E confessa: “Il mio organo sessuale sono gli occhi, non quello vero. Perseguo l’idea di potenziare lo sguardo, gli do una grande importanza. E, quando hai questo atteggiame­nto, finisci per avere una grande empatia con il corpo umano, che è fragile e imperfetto, ma che ha anche una estrema sensualità. Tutti i film della storia del cinema che più ho amato, anche i più casti, sono tutti molto sensuali”.

Ma il cinema è anche fortuna. Non a caso Chiamami col

tuo nomeè nato per caso, come ha spiegato a Vanity Fair:“Ero stato contattato da coprodutto­re dagli americani che avevano comprato i diritti del libro, perché fin dall’inizio il film doveva essere girato in Italia, con una prima sceneggiat­ura. Lo proponiamo a Gabriele Muccino che ci riflette un po’ su e poi lascia. Poi pensiamo a Sam Taylor-Johnson, a Ferzan Ozpetek, a Bruce Weber, finché ci fermiamo per scrivere una nuova sceneggiat­ura. Ci lavoro io, insieme a James Ivory, pensando che lo avrebbe diretto lui. Ma i costi che aveva prospettat­o James erano troppo alti, allora si era pensato a una co-regia, poi alla fine l’ho fatto io, nonostante avessi da girare anche Suspiria. O meglio, proprio perché avevo un altro film da girare”. Per sua stessa ammissione “fu un atto di vanità puro. Volevo provare a me stesso di essere in grado di fare due film in un anno solare, Chiamami col tuo nome a marzo, Suspiria a ottobre. Da buon megalomane, volevo essere come Steven Soderbergh o come Rainer Werner Fassbinder. Una follia, ma non sono pentito”. Anzi, alla domanda del giornalist­a spagnolo di

Mooby’s.es , tre termini che definiscon­o il suo film, non si risparmia i compliment­i: “Direi: idillio, amore reciproco, piacere”.

Luca Guadagnino Il regista di “Chiamami col tuo nome” lavora al remake di Argento e chiama Jennifer Lawrence

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In lizza per gli Oscar “Chiamami col tuo nome” è candidato a sette statuette tra cui quella per il miglior film (non straniero). Sotto, una scena di “Suspiria”

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