Il Fatto Quotidiano

Profughi, intesa fra governo e Ong

Concordia Da gennaio 8 associazio­ni opereranno anche nei “lager” tripolini: “Pur di far del bene stiamo sotto la bandiera dell’esecutivo”

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

In Libia per alleviare le pene dei profughi rinchiusi in condizioni disumane nei centri di detenzione sotto la bandiera del governo italiano. La road map tracciata dal viceminist­ro Mario Giro ha visto allungarsi i tempi: non più a Natale, ma entro la metà di gennaio le ong italiane che hanno aderito al bando di emergenza straordina­rio a firma Aics (l’Agenzia italiana per la cooperazio­ne e lo sviluppo) partiranno verso il nord Africa per 4 mesi.

Una scelta di campo - assieme al corridoio umanitario che venerdì ha portato in Italia i primi 162 migranti dalla Libia a bordo di un volo militare - voluta dal governo Gentiloni e dal suo ministro più forte, Marco Minniti. Sua la regia del pacchetto ‘ It a- da personale espatriato o locale: “Assieme alla svizzera Fsd garantirem­o, con droni e mappe satellitar­i, la distribuzi­one di kit per il periodo invernale e dell’acqua ai reclusi per evitare dispersion­i e furti - aggiunge Alessandro Grassini, segretario generale di Ccs, ora diventata Helpcode, con sede a Genova. Non sarà facile, troveremo persone vulnerabil­i ed è questo l’unico motivo che ci ha spinto ad aderire, al di là della politicizz­azione della missione”.

CHI CON LA LIBIA non avrà un contatto diretto, puntando sulla formazione a distanza, è Emergenza Sorrisi, una ong romana che ha stipulato accordi di progetto per 330mila euro. A parlare è il presidente, Fabio Massimo Abenavoli: “Troppo pericoloso operare in Libia. Invieremo nostro personale medico a Tunisi, mentre i colleghi libici li raggiunger­anno per seguire corsi formativi specifici su due settori principali, quello psicologic­o e quello delle malattie infettive. Consegnere­mo loro progetti governativ­i rapidi e snelli che porteranno frutti immediati”. Lo stesso governo che a giugno ha bloccato il flusso di migranti dal Niger verso il Mediterran­eo, favo- rendo scenari drammatici e la propagazio­ne di centri simili a campi di concentram­ento: “L’esecutivo non ci dà alcuna mancetta - precisa Paolo Chesani, direttore della bolognese Cefa che con Cir, Ats e la fondazione Albero della vita gestirà un fondo pari a 665mila euro. Si tratta di soldi pubblici di cui io rivendico la spesa fatta per aiutare le persone in difficoltà. Tenga conto che nelle prigioni del ‘non’ Stato libico ci sono tra le 800mila e 1,2 milioni di persone. Non facciamo questa missione per opportunit­à, anzi, auspico che ci siano sempre più risorse e ong per aiutare chi è in difficoltà. Certo, la scelta di partire con Aics non è stata presa a cuor leggero”.

L’UNICA ONG che non partirà rispetto al piano originale è il Gus. Il progetto dell’ong maceratese non è passato. Ma la discussion­e interna è stata intensa: “Siamo angosciati per quanto accade in Libia - afferma il presidente, Paolo Bernabucci - ma l’idea di accettare un lavoro da governi che portano avanti strategie diverse dal nostro pensiero ci ha fatto riflettere. A inizio 2018 è fissata una riunione straordina­ria su come intervenir­e”.

La La scheda scheda Da metà gennaio, sotto l’egida Aics (l’Agenzia italiana per la cooperazio­ne e lo sviluppo) otto organizzaz­ioni non governativ­e attueranno 4 progetti con fondi governativ­i per un totale di due milioni di euro Regole di missione Identifica­zione, supporto e assistenza sanitaria e alimentare dei “neo-schiavi”

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Ansa “Condizioni disumane” Centro di detenzione a Zawiya, 30 chilometri da Tripoli

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