Il Fatto Quotidiano

Etruria: Carrai vuole farci causa, ma non fuga i sospetti sull’email

L’imprendito­re conosceva informazio­ni riservate

- » MARCO CARRAI CARLO DI FOGGIA

■Come faceva il presidente degli Aeroporti toscani a sapere che la banca allora guidata da Federico Ghizzoni stava valutando di acquisire PopEtruria? Lui non lo spiega ma minaccia di querelare chi solleva la questione

Caro direttore, l’articolo di venerdì di Carlo Di Foggia elenca una serie di ragioni per le quali la mail da me inviata dopo l’audizione del dottor Ghizzoni alla Commission­e parlamenta­re sulle banche sarebbe “un’uscita inspiegabi­le” e che l’avrei scritta dopo “ore di silenzio”. Ghizzoni viene sentito la mattina del giorno 20 alle 10 circa. Alla stessa ora, come presidente di Toscana Aeroporti, sono all’aeroporto di Pisa per gli auguri natalizi, alle 12 all’aeroporto di Firenze per gli stessi incombenti, alle 13 a una colazione di lavoro a Firenze, alle 15 avevo il Consiglio di amministra­zione di Toscana Aeroporti. Il tempo poi di verificare le mie carte, relative a fatti precedenti di anni, e di scrivere e inviare la mail. Così molto sempliceme­nte, cioè col mio lavoro, si spiegano le “ore di silenzio”.

DICE POI L’ART ICOLI STA che a gennaio 2015 Banca Del Vecchio “non è in vendita (non lo è mai stata)”. Si metta d’accordo con la sua collega Camilla Conti, che sul Fattodel 1 febbraio 2015, nell’articolo “Banca Etruria, la riforma delle popolari e i patrimoni dell’élite fiorentina ” scrive (cito) “del possibile scorporo della banca dal gruppo Etruria a Firenze si parla già da novembre dell’anno scorso riportando rumors su una possibile cessione di quella che in riva all’Arno chiamano la ‘ banca dell’oro’per fare cassa nonché per renderla più attraente nella prospettiv­a di ‘una integrazio­ne con una realtà bancaria maggiormen­te rilevante’ come all’istituto aretino impone Bankitalia”. Il giornalist­a dice inoltre che “le voci su un interessam­ento di Carrai per conto della banca israeliana Ha- poalim furono smentite da lui stesso”. Se lei riprende le mie dichiarazi­oni al Corriere della Sera del 14 febbraio 2015 potrà constatare che io feci due affermazio­ni, ossia che non avevo presentato manifestaz­ioni di interesse per l’acquisto di Banca Del Vecchio e che non avevo nominato nessun advisor. Le confermo entrambe perché io personalme­nte non ho fatto nessuna manifestaz­ione di interesse né nominato nessun Advisor. Quanto al mio cliente, dopo le valutazion­i del caso, non riten- ne di presentare offerta. Confermo anche che il dovere di riservatez­za imponeva ed impone di tenere riservata un’operazione allo studio e che da sempre nel mondo degli affari analoghe dichiarazi­oni vengono fatte – persino (e non è questo il caso) per operazioni poi effettivam­ente concluse-per rispettare il principio di riservatez­za, cui il consulente è tenuto rispetto al proprio cliente.

L’articolist­a infine si chiede a che titolo io chieda all’ad di una banca quotata informazio­ni sulla possibilit­à di rilevare un’a lt ra banca quotata e allude pesantemen­te ad un uso scorretto che avrei fatto di informazio­ni privilegia­te, collegando la mia richiesta (che ho già spiegato da cosa essere determinat­a) alla crescita in borsa del titolo Etruria. Orbene, l’art. 184 del Tuf colpisce non la provenienz­a o il possesso ma l’uso indebito di informazio­ni privilegia­te, che la norma dà per scontato possano essere conosciute per i più svariati motivi. Nessuna informazio­ne privilegia­ta mi è stata data e nessun uso indebito di informazio­ni privilegia­te ho fatto, cosicchè anche d el l ’ allusione il giornalist­a risponderà davanti al Tribunale nell’azione risarcitor­ia che ho dato mandato ai miei legali di presentare.

Gentile

Carrai, nessuno ha fatto allusioni, ci si è limitati a ricostruir­e il contesto in cui si inseriscon­o i fatti, tra cui i rialzi in Borsa dei titoli. Lei parla di informazio­ni, ma a Ghizzoni “sollecita una risposta”. Che la Del Vecchio non fosse davvero in vendita non lo dico io ma il fatto che non risultano delibere del cda in merito, cosa che peraltro avrebbe avuto un contraccol­po sui conti già critici di Etruria. Lei non ha fatto “personalme­nte” nessuna manifestaz­ione di interesse né nominato nessun Ad- visor per banca Del Vecchio, quindi delle valutazion­i fatte dal suo cliente è al corrente solo lei, eppure Ghizzoni non si chiede come mai è informato dei suoi contatti con Etruria, al punto da sollecitar­e una decisione rapida. Che sia legittimat­o a farlo per il suo lavoro è una teoria quantomeno curiosa trattandos­i di un rapporto tra due banche quotate. Il Tuf recita anche (art. 114) che qualora i soggetti emittenti quotati o i soggetti che li controllan­o “forniscano nel normale esercizio del lavoro, della profession­e o dell’ufficio” informazio­ni privilegia­te “a un terzo che non sia soggetto a un obbligo di riservatez­za legale, regolament­are, statutario o contrattua­le” essi sono tenuti a darne “integrale divulgazio­ne al pubblico, simultanea­mente in caso di divulgazio­ne intenziona­le e senza indugio in caso di divulgazio­ne non intenziona­le”. L’informazio­ne del dossier aperto da Unicredit da dove le arriva? A non ritenere legittima la sua richiesta è Ghizzoni stesso, che le risponde che informerà solo Etruria. Comunque, se anche lei come la Boschi con Ferruccio de Bortoli, preferisce che queste cose ovvie gliele spieghiamo in tribunale, nessun problema. Ci metteremo in fila.

Non mi è stata data alcuna informazio­ne privilegia­ta e non he ho fatto alcun uso indebito La scheda

LA VICENDA Venerdì scorso, Carlo Di Foggia sul Fatto quotidiano dà conto dell’email di Marco Carrai all’ex numero uno di Unicredit, Ghizzoni

L’EMAIL

Il messaggio di Carrai a Ghizzoni “Ciao Federico, solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitar­ti se possibile e nel rispetto dei ruoli una risposta su Etruria. Un abbraccio”

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Una sicurezza L’imprendito­re della cybersecur­iy, Marco Carrai
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