Il Fatto Quotidiano

Ecco la carta d’identità di Gesù: cosa c’è di sicuro e cosa manca

- PIERO STEFANI

Se, per usare un espediente anacronist­ico, dovessimo compilare, in base alla documentaz­ione più antica, la “carta d’identità” di Gesù, che cosa scriveremm­o? Le note mancanti, o almeno incerte, non sarebbero poche.

Nome. Il nome biblico di riferiment­o è Yehoshua, Giosuè, che significa “il Signore salva”. Da qualche secolo in ambito ebraico si è però soliti impiegare la forma ridotta Yeshua. Secondo Matteo, un angelo disse in sogno a Giuseppe di chiamare Iesús il figlio che stava per nascere da Maria, “egli infatti salverà il popolo dai suoi peccati” (Matteo 1,21). La missione di Iesús è, quindi, legata strettamen­te al senso contenuto nell’etimo del suo nome.

Nato il. La data tradiziona­le posta nell’anno 1 dipende dai calcoli del monaco Dionigi il Piccolo (V-VI secolo) che propose di enumerare gli anni non già dalla fondazione di Roma, bensì dalla “Incarnazio­ne del nostro Signore Gesù Cristo”, da lui fissata nel 753 ab Urbe condita. La datazione suscita parecchi problemi. Se si tiene conto dell’affermazio­ne di Matteo (peraltro storicamen­te non certa), stando alla quale la nascita di Gesù avvenne durante il regno di Erode il Grande (morto nel 4 a.C.), la data va anticipata di vari anni.

A Betlemme. La nascita fissata in questa cittadina non lontana da Gerusalemm­e dipende da due diverse costruzion­i teologico-storiche, proposte da Matteo e da Luca; in entrambe si nota la difficoltà di raccordare la nascita betlemita di Gesù con la sua origine familiare collocata nel villaggio di Nazaret in Galilea.

Cittadinan­za. Gesù non fu cittadino romano. Lo dimostra, tra l’altro, la sua morte in croce, pena non ebraica che i romani non applicaron­o mai a chi godeva della loro cittadinan­za (secondo la tradizione, Paolo, che era cittadino romano, fu decapitato). Luca afferma che la giurisdizi­one su Gesù, in quanto galileo, riguardava più direttamen­te Erode Antipa, tetrarca della Galilea (Luca 23,7). Residenza. Sia i Vangeli sia le ricostruzi­oni storiche concordano nel ritenere che la vita pubblica di Gesù sia stata caratteriz­zata da continui spostament­i da una località all’altra. La sua fu una predicazio­ne itinerante.

Stato civile. Secondo la successiva codificazi­one rabbinica, siccome lo sposarsi costituisc­e l’adempiment­o di un precetto biblico (Genesi 2,24), nessun celibe poteva ricoprire il ruolo di maestro; tuttavia non è detto che ciò valesse per epoche precedenti. Al tempo in cui visse Gesù erano presenti forme di celibato, non di rado temporaneo, praticate o al fine di mantenersi nella condizione di purezza rituale (è il caso della comunità di Qu mran) o in chiave profetico-escatologi­ca (si pensi a Giovanni Battista o a Paolo di Tarso). Le illazioni che parlano di rapporti sessuali tra Gesù e Maria Maddalena sono sprovviste di fondamento storico.

Profession­e. Stando ai Vangeli le attività più qualifican­ti di Gesù furono: annunciare il vangelo del regno (nel cui ambito si colloca pure la sua attività di maestro), compiere guarigioni e scacciare i demoni. Il termine “profession­e” va inteso in modo lato; per questa sua attività Gesù non percepiva alcun compenso. Il suo sostentame­nto dipendeva dall’ospitalità. Luca parla di un gruppo di donne che lo aiutavano con i loro beni. Se gli sono state attribuite attività artigianal­i nella prima parte della sua vita svoltasi a Nazaret è per via dell’amplificaz­ione dell’affermazio­ne evangelica in base alla quale i suoi concittadi­ni lo qualificar­ono “falegname” ( tékton) (Marco 6,3; Matteo 13,55 parla invece di “figlio del falegname”).

Statura. Nei documenti antichi manca ogni descrizion­e fisica di Gesù. Ricavarla dalla Sindone significhe­rebbe dare per scontata l’autenticit­à di questo reperto, cosa tutt’altro che sicura. Certa è una tradizione antica, ripresa per esempio in Giustino Martire, secondo la quale Gesù era fisicament­e brutto. Ciò spiega perché gli viene riferito un versetto di uno dei “Canti del Servo” contenuti nel libro di Isaia, stando al quale egli non aveva né apparenza, né bellezza (Isaia 53,2). La motivazion­e di ordine teologico potrebbe non riguardare l’effettivo aspetto dell’uomo Gesù.

Capelli. I testi non parlano né del loro colore né della loro lunghezza. Il fatto che siano fluenti alla “nazarena” dipende dall’assonanza con il termine “nazireo”, persona che, in virtù di uno specifico voto, non si taglia né barba né capelli (Numeri 6,5). Nella lunga storia dell’iconografi­a, il colore dei capelli è variato. Impossibil­e pensare a un Pantocrato­re bizantino con i capelli biondi o a un Cristo crocifisso di Giotto con una chioma non rossiccia. A questo proposito va ricordato che Davide, presentato dai Vangeli come antenato di Gesù, è apertament­e descritto dalla Bibbia come

fulvo. Questo colore riferito a Gesù potrebbe, perciò, indicarne l’appartenen­za alla stirpe messianica.

Occhi. Nei Vangeli troviamo alcune allusioni allo sguardo di Gesù, carico di intensità e affetto (Marco 10,21), mentre non si dice nulla del colore dei suoi occhi.

Segni particolar­i. Nel quarto Vangelo vi è un “segno particolar­e” che svolge una funzione decisiva, limitatame­nte però al contesto pasquale. Si tratta delle piaghe, che sono descritte, per ragioni teologiche, in relazione all’apparizion­e all’apostolo Tommaso (Giovanni 20,27). Per questo non possono essere considerat­e una caratteris­tica fisica ed essere accolte entro una “carta di identità”, per quanto metaforica­mente intesa.

Le indicazion­i che ci fornisce il documento immaginari­o ora proposto, risentono di un approccio storico che cerca, in base a un esame critico delle fonti, di ricostruir­e i tratti peculiari dell’ “uomo Gesù”. I Vangeli intesi in senso proprio non sono mossi da questa preoccupaz­ione; molte caselle dell’ipotetica “carta di identità” sono rimaste vuote. I dati provengono, per limitarci ai Vangeli canonici, da quattro distinte “anagrafe”. I racconti evangelici sono prodotti all’interno delle comunità primitive per fissare per iscritto alcune memorie della vicenda pubblica di Gesù, iniziata con la proclamazi­one della vicinanza del regno di Dio e conclusasi con la morte in croce e la resurrezio­ne. Ciò riguarda soprattutt­o i tre Vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca), mentre nel Vangelo di Giovanni la prospettiv­a pasquale articola il racconto fin dall’inizio. Per questo gli svolgiment­i narrativi dei Sinottici e del quarto Vangelo dall’altro sono incompatib­ili. Non siamo di fronte a documenti storici nel senso moderno del termine. I Vangeli sono racconti biografici sui ge

neris, sorti nell’ambito delle varie comunità per comprender­e più a fondo la vita e gli insegnamen­ti della persona posta al centro della fede. I ritratti di Gesù a noi giunti sono quantomeno “quadriform­i”.

LE FONTI I Vangeli sono racconti biografici sui generis, sorti nelle comunità per comprender­e più a fondo la vita e gli insegnamen­ti della persona pubblica di Cristo, ma sono pieni di lacune sui dettagli

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La carta d’identità di Gesù che potremmo compilare sulla base delle informazio­ni disponibil­i nei vangeli
Incompleta La carta d’identità di Gesù che potremmo compilare sulla base delle informazio­ni disponibil­i nei vangeli
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