Il Fatto Quotidiano

Banche, partito e soldi: tutti i petali del Giglio Magico

- » DAVIDE VECCHI

Banca Popolare di Etruria è tra i soci di Intesa Aretina Scarl, società che dagli anni d'oro del renzismo finanzia da una parte la Fondazione Open, cassaforte dell’ex premier nel quale cda siedono Maria Elena Boschi e Marco Carrai; dall’altra sponsorizz­a il Festival delle Religioni di Firenze, festival ideato, diretto e organizzat­o da Francesca Campana Comparini, moglie di Marco Carrai. Diciamo subito che i contributi versati sono quasi irrilevant­i (15 mila euro) rispetto alla disponibil­ità economica di Intesa Aretina, che ha un capitale sociale versato di 18 milioni; così come irrisoria è la quota della società in mano a Etruria: appena il due certo. Ma è il frammento dell’immagine che immortala la grande famiglia renziana. Un frammento che illustra chiarament­e il sistema di relazioni, intrecci, amicizie, parentele in parte emerso nelle ultime settimana dalle audizioni svolte nella Commission­e di inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini e opportunam­ente omesso dai diretti interessat­i e dai vertici del Pd. Un frammento al quale se ne devono aggiungere altri che nascono, si formano e si trovano sempre lì, a Firenze, negli uffici che custodisco­no i segreti dell’irresistib­ile ascesa renziana degli anni compresi tra il 2007 e il 2015: lo studio legale di Alberto Bianchi, dove ha sede la Fondazione Open, e quello dell’avvocato Tombari. La rete di protezione che è scattata per tentare di salvare prima Etruria e ora Maria Elena Boschi, è passata in queste stanze e in queste stanze si è fortificat­a, alimentand­o le radici che hanno fatto nascere e sbocciare il Giglio magico.

IL FINANZIERE Davide Serra, l’imprendito­re Marco Carrai, l’ex premier e segretario del Pd Matteo Renzi, il tesoriere dem Francesco Bonifazi e il fulcro, al momento occupato dall’ex ministro e oggi sottosegre­tario Boschi.

Nel Cda della fondazione Open, come detto, siedono fianco a fianco Boschi e Carrai, insieme all’avvocato Bianchi e al ministro Luca Lotti. Le casse vengono alimentate da tutti, Bonifazi compreso. Serra è generosiss­imo: versa 225 mila euro insieme alla moglie in poco più di due anni. E tenta di spendersi anche per Etruria. Mette in atto quello che oggi sappiamo essere l’ultimo disperato tentativo di salvare la popolare: il 5 febbraio 2015 il suo fondo Algebris invia a Banca d’Italia un’offerta. Palazzo Koch dirà poi di non averla ricevuta ma era comunque troppo tardi perché il giorno successivo il Direttorio delibera il commissari­amento che sarà poi ratificato all’istituto di Arezzo nel corso del cda dell’11 febbraio.

Poche settimane prima di Serra era intervenut­o Carrai, inviando l’ormai nota email a Federico Ghizzoni, l’allora numero uno di Unicredit: “Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitar­ti per una risposta nel rispetto dei ruoli”. Un intervento a dir poco particolar­e, giustifica­to dal Richelieu di Renzi con un generico “mi informavo per un mio cliente”. Ma non ha spiegato perché fosse al corrente di informazio­ni relative all’interessam­ento a Etruria da parte di Unicredit, né a quale cliente faccia riferiment­o. Anche perché è presidente di Aeroporti di Toscana e, stando a quanto è noto, il suo ambito è la cybersecur­ity. Non le banche. In Unicredit, fra l’altro, Carrai aveva ottimi legami di amicizia con il potentissi­mo vicepresid­ente Fabrizio Palenzona, che oltre a essere numero due di Ghizzoni era membro del cda dell’Associazio­ne bancaria italiana (Abi) e del consiglio di amministra­zione di Mediobanca, all’epoca investita dell’onere di trovare una sistemazio­ne per Etruria e alla quale Unicredit aveva già risposto “no grazie”.

Palenzona era tra l’altro uno degli invitati del blindatiss­imo matrimonio di Carrai nel settembre 2014. Ma in quel gennaio 2015 i Carabinier­i dei Ros di Firenze stanno già indagando sui suoi rapporti con l’imprendito­re Andrea Bulgarella, entrambi poi accusati con altri di associazio­ne a delinquere, truffa, appropriaz­ione indebita, riciclaggi­o con l’aggravante di aver favorito la mafia, in particolar­e interessi del boss Matteo Messina Denaro. Vicenda non ancora conclusa e riaperta dalla Cassazione nel marzo 2017.

CARRAI preferisce rivolgersi a Ghizzoni. Un anno dopo, nel gennaio 2016, sarà Maria Elena Boschi a difendere in parlamento la decisione (mai attuata) del governo di affidare il comparto della cybersecur­itya Carrai. Ma anche in questo caso i loro rapporti personali e la condivisio­ne di interessi (la Fondazione Open) sono sicurament­e marginali. Così come è per puro caso che Emanuele Boschi, il fratello della sottosegre­taria già dipendente di Etruria, una volta lasciata la Popolare si ritrova nello stu-

dio BL di Firenze. Non come dipendente o collaborat­ore, ma come socio. E BL sta per Francesco Bonifazi (tesoriere del Pd, ex compagno e amico di Maria Elena) e Federico Lodovina, poi nominato nel cda di Ferrovie dello Stato. Bonifazi, Lodovina e Maria Elena Boschi hanno condiviso la pratica della profession­e legale presso lo studio del professor Umberto Tombari che oggi presiede il cda della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Cda nel quale siede anche Marco Carrai. E sarà ancora una coincidenz­a che la Fondazione, attraverso il Gabinetto Letterario Vieusseux, sponsorizz­i anche lui il Festival delle Religioni curato dalla moglie di Carrai. Ma è in ottima compagnia. L’edizione 2017, che ha portato a Firenze il Dalai Lama, ha ricevuto anche i contributi della Presidenza del Consiglio, del ministero della Cultura, del Comune, del colosso Suez e di Intesa Aretina Scarl. Nel cda sedeva Gaia Checcucci, moglie del fedelissim­o renziano Giacomo Billi. Poi l’amico Matteo, nel dicembre 2015, da premier, l’ha nominata a capo della Direzione generale per la salvaguard­ia del territorio e delle acque del ministero dell’Ambiente. Ma questo è ancora un altro frammento, uno dei tanti che compongono l’immagine della grande famiglia Renzi.

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Ex vicepresid­ente di Unicredit e ex membro del cda di Mediobanca
FABRIZIO PALENZONA Ex vicepresid­ente di Unicredit e ex membro del cda di Mediobanca
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A lui doveva essere affidata la cybersecur­ity. È nel cda di Open
MARCO CARRAI A lui doveva essere affidata la cybersecur­ity. È nel cda di Open
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DAVID SERRA Finanziere, ha versato 225 mila euro alla Fondazione Open
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L’ex presidente del Consiglio e segretario del Partito democratic­o
MATTEO RENZI L’ex presidente del Consiglio e segretario del Partito democratic­o
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UMBERTO TOMBARI Nel suo studio legale hanno fatto pratica la Boschi e Bonifazi
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È il tesoriere del Pd. Nel suo studio lavora il fratello della Boschi
FRANCESCO BONIFAZI È il tesoriere del Pd. Nel suo studio lavora il fratello della Boschi
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