Il Fatto Quotidiano

Consip: troppe bugie dai vertici dei Carabinier­i

Le versioni a confronto Non coincidono le deposizion­i su chi sapesse dell’inchiesta che riguardava il Giglio Magico

- » VALERIA PACELLI

Le versioni fornite dai carabinier­i su chi fosse stato informato dell’indagine che stava facendo tremare il Giglio magico non tornano.

I verbali davanti ai pm di Roma compongono un puzzle i cui pezzi non si incastrano. Il comandante del Noe Sergio Pascali, per esempio, sembra contraddir­e quanto avrebbe dichiarato il suo (ex) comandante generale, Tullio Del Sette, ora in uscita.

Un problema per Del Sette che si aggiunge a quanto rivelato ieri dal Fatto. Il 22 luglio scorso, il capo di Stato Maggiore Gaetano Maruccia sentito come testimone dice: “Il 20 dicembre nella tarda serata il colonnello Sessa ebbe a riferirmi che nell’ambito delle indagini Luigi Ferrara aveva fatto il nome di Del Sette con riferiment­o alla fuga di notizie, senza altro specificar­mi in ordine a quanto dichiarato. Riferii tale comunicazi­one a Del Sette nei suddetti termini specifici”. In pratica il vice di Del Sette lo avverte che un teste chiave (il quale poi cambierà versione) lo tira in ballo nell’indagine. I pm hanno deciso di non indagare Maruccia perché il verbale di Ferrara non era stato secretato e perché si tratterebb­e di un legittimo trasferime­nto di notizie in base alla scala gerarchica.

IL COMANDANTE del Noe Pascali è stato sentito il 15 maggio 2017 proprio nell’i n ch i e st a sulla fuga di notizie che ha avvertito i vertici Consip dell’indagine. In questo filone sono indagati con l’accusa di rivelazion­e di segreto e favoreggia­mento oltre al comandante Tullio Del Sette, il ministro dello Sport Luca Lotti e il generale dei carabinier­i Emanuele Saltalamac­chia.

Pascali spiega ai pm che per lui l’indagine napoletana, partita nel 2015, era diversa dalle altre. Il pm Woodcock, secondo Pascali, aveva un buon feeling con il colonnello Sergio De Caprio, alias Ultimo, e nonostante due incontri con lo stesso Woodcock per migliorare i loro rapporti, il pm napoletano era rimasto sulle sue. Una volta gli aveva ricordato pure che non era ufficiale di polizia giudiziari­a, cioé non doveva avere accesso ai contenuti dell’indagine. Per questo, spiega Pascali ai pm, aveva evitato “di chiedere informazio­ni specifiche sulle indagini coordinate da Woodcock”. I suoi gli dicono solo, nella primavera del 2016, che l’inchiesta riguardava “i rifiuti speciali del Cardarelli di Napoli”.

Pascali dice che apprese qualcosa in più solo dopo il 6 novembre quando La Verità pubblica l’indiscrezi­one su un ’ indagine di Napoli che preoccupav­a Tiziano Renzi, il quale non parlava più con nessuno per paura di essere intercetta­to.

L’articolo non diceva che l’inchiesta riguardava Consip, né faceva i nomi di Carlo Russo, Romeo o Bocchino. Dice Pascali ai pm che solo dopo quell’articolo Alessandro Sessa, vicecomand­ante del Noe (ora indagato per depistaggi­o), e Fabio De Rosa, capo del reparto operativo del Noe, “mi hanno riferito che nell’indagine era emersa la figura di Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi, attraverso il quale Romeo cercava di arrivare a Tiziano Renzi (adesso accusato di traffico di influenze, ndr) per influire sui vertici di Consip. Mi dissero solo in modo generico che vi erano attività di intercetta­zione in corso limitandos­i ad indicarmi Russo, Romeo e Bocchino quali persone inte rce tt ate ”. Pascali – a suo dire – apprende solo il 20 dicembre 2016 che c’erano le cimici in Consip, quando già l’ex ad Marroni le aveva scoperte grazie alle soffiate.

DOPO IL 6 NOVEMBRE 2016 però, anche se non sa tutto, Pascali sa molte più cose di quelle scritte nell’articolo de La Verità. Dopo quell’articolo, Pascali va a parlare con Del Sette. Al comandante era solito dare informazio­ni generiche sulle inchieste per chiedere più uomini, soprattutt­o dopo il trasferime­nto in massa ai servizi segreti al seguito del colonnello Sergio De Caprio, prima al Noe e poi all’Aise. “In quelle occasioni – spiega Pascali – ragguaglia­vo Del Sette delle attività del Reparto in campo nazionale, suscettibi­li di sviluppi investigat­ivi positivi così come impegnativ­e in termini di risorse. L’informazio­ne era nei limiti di ciò che sapevo; dopo il 6 novembre aggiunsi che l’indagine napoletana si stava allargando e che poteva interessar­e Consip, senza fornire par ticol ari dettagli sulle attività tecniche disposte dal pm”.

Quindi dopo l’a rt ic ol o del 6 novembre del 2016, Del Sette, secondo Pascali, sapeva che l’inchiesta napoletana riguardava la Consip.

Il problema è che “Del Sette - scrive il gip nella richiesta di interdizio­ne di Sessa e Scafarto – ha dichiarato in sede di spontanee dichiarazi­oni, rese il 23 dicembre 2016, di non essere stato a suo tempo a conoscenza dell’indagine e delle intercetta­zioni”. La frase del gip Gaspare Sturzo fa pensare che il generale Pascali smentisca con il suo verbale il suo (ormai ex) comandante Del Sette.

Il gip scrive

“Del Sette ha detto di non essere stato a conoscenza delle indagini” Il col. Sessa mi riferì che nell’ambito delle indagini Luigi Ferrara aveva fatto il nome di Del Sette riferito alla fuga di notizie GAETANO MARUCCIA

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Il vicecomand­ante Gaetano Maruccia a una celebrazio­ne dell’Arma. A sinistra, Tullio Del Sette
Ansa Numero 2 Il vicecomand­ante Gaetano Maruccia a una celebrazio­ne dell’Arma. A sinistra, Tullio Del Sette
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