Il Fatto Quotidiano

I PM TOLGANO LA DELEGA ALL’ARMA

- » MARCO LILLO

Le ultime novità che emergono dai verbali dei Carabinier­i pubblicati dal Fatto interpella­no le responsabi­lità del procurator­e capo di Roma, del nuovo comandante dei Carabinier­i e dei magistrati tutti. Pignatone non può lasciare la delega dell’indagine Consip ai Carabinier­i, guidati fino al 15 gennaio 2018 da un comandante indagato e da un Capo di Stato Maggiore che ammette candidamen­te di avere rivelato al comandante suddetto che un testimone lo aveva coinvolto nell’inchiesta. Anche il comandante dei Carabinier­i entrante Giovanni Nistri dovrebbe pensare seriamente se il comportame­nto ammesso da Gaetano Maruccia a verbale è compatibil­e con il suo ruolo.

Infine è ora che i magistrati, a partire da quelli più attenti al tema come Armando Spataro, ma anche gli organi di rappre- sentanza e autogovern­o, ci dicano se condividon­o i criteri interpreta­tivi della Procura di Roma sul tema. O se ritengano che la trasmissio­ne delle notizie al l’interno della scala gerarchica prevista da recenti norme del governo non possa farsi beffe, come in questo caso, del segreto investigat­ivo.

Ricapitoli­amo i fatti: il 20 dicembre del 2016 l’amministra­tore delegato della Consip Luigi Marroni dichiara di avere appreso l’esistenza delle intercetta­zioni su di lui e sul presidente Consip Luigi Ferrara da quest’ultimo, che lo aveva saputo dal comandante dei Carabinier­i. Sempre il 20 sera Ferrara ammette solo di avere avuto informazio­ni generiche sull’indagine da Del Sette. Il 21 dicembre Del Sette è iscritto sul registro degli indagati per rivelazion­e di segreto e favoreggia­mento dal pm Woodcock. Ora, grazie, al F at to , si scopre che il Capo di Stato Maggiore, Gaetano Maruccia, appena è stato informato dal vicecomand­ante del Noe delle accuse a Del Sette ha avvertito subito il 20 dicembre sera il comandante.

Il 22 luglio il Procurator­e Giuseppe Pignatone era presente all’interrogat­orio di Maruccia con Paolo Ielo e Mario Palazzi e non risulta abbia indagato Maruccia. Per Pignatone si può avvertire il proprio Comandante che un testimone lo tira in ballo in un verbale davanti al pm Woodcock. Anche se Woodcock non lo sa. Anche se poche ore dopo Woodcock i- scrive Del Sette proprio per quel verbale.

Altre volte Pignatone è stato meno garantista, per esempio proprio nei confronti di Woodcock, ma questa è un’ altra storia. Il procurator­e avrà pensato di non indagare Maruccia perché il verbale era segreto ma non segretato, perché Del Sette è stato indagato il giorno dopo e infine perché le nuove norme imporrebbe­ro a Maruccia di informare il suo superiore.

Maruccia non ha commesso un reato però resta da stabilire se il suo comportame­nto sia compatibil­e con il ruolo e soprattutt­o con la delega sull’indagine Consip in mano ai Carabinier­i. Già era discutibil­e la scelta fatta il 4 marzo dal Procurator­e di Roma di togliere al Noe ‘ i n fe d e l e ’ l’indagine sul numero uno dei Carabinier­i per darla ai Carabinier­i di Roma. Dopo le dichiarazi­oni di Maruccia a luglio, la scelta di Pignatone diventa più incomprens­ibile. Proprio Maruccia era il protagonis­ta di una chat tra il capitano Scafarto e il colonnello Sessa del 9 agosto 2016 nella quale Scafarto, dopo aver registrato gli effetti delle fughe di notizie, scriveva che avevano fatto male a “dire tutto” sull’indagine Consip al Capo di Stato Maggiore. Scafarto voleva intercetta­re Maruccia e Del Sette perché sospettava dei due generali.

Del Sette nega di avere saputo dell’indagine. Maruccia conferma la sua versione dicendo che nulla gli disse. Il Procurator­e evidenteme­nte si fida di entrambi se ha lasciato la delega al Nucleo di Roma. Oggi nulla vieterebbe ai carabinier­i di Roma di raccontare a Maruccia i contenuti dell’indagine. E, sulla base dell’interpreta­zione della Procura di Roma, nulla vieterebbe a Maruccia di informare Del Sette.

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