Il Lazio resta senza bilancio in attesa di sapere chi vincerà
La Giunta sceglie l’esercizio provvisorio (almeno) per tre mesi: “Così il prossimo governatore potrà fare le sue scelte”. Per i 5Stelle, invece, “erano fuori tempo massimo”
La partita più incerta. Tra le sei Regioni che nel 2018 andranno alle urne, molte in concomitanza con le elezioni politiche, la partita più incerta si gioca nel Lazio. Il governatore uscente, Nicola Zingaretti del Pd, dovrà sudarsi la riconferma in una sfida che per ora vede in campo la 5stelle Roberta Lombardi e il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi con una lista civica che guarda a destra. Nelle prossime settimane però potrebbero aggiungersi anche nuovi concorrenti nella campagna elettorale che si annuncia ruvida e collegata più a temi di portata nazionale che non a singole questioni territoriali, che pure non sono secondarie: dalla sanità ai trasporti fino allo smaltimento dei rifiuti.
ZINGARETTI, vicino ad Andrea Orlando, nei suoi 5 anni ha lavorato soprattutto sui trasporti, acquistando nuovi convogli per i treni più frequentati dai pendolari, e sui conti sanitari. Nelle scorse settimane ha ottenuto in regalo dal governo l’annuncio, con un anno di anticipo, della chiusura a fine
2018 del commissariamento sulla sanità, attivo dal lontano 2008. La Regione, insomma, non produce più disavanzo sanitario ma sui suoi conti pesa ancora un macigno pari a circa 21 miliardi di euro di debiti. Nonostante ciò il gov e r n a t o r e uscente ha scelto di terminare la legislatura senza approvare il bilancio di previsione per il prossimo triennio. Nei primi tre mesi del 2018 l’ente procederà in esercizio provvisorio calcolando i fondi necessari per ogni mese sulla base del testo varato dalla giunta, ma non dal Consiglio regionale. “Si vota il 4 marzo, il bilancio va approvato entro il 31 di quel mese, chiunque sarà il nuovo presidente avrà il tempo di votare la sua ripartizione dei fondi”, spiegano dalla presidenza. Le opposizioni però replicano che si tratta di una “scelta figlia di una cattiva organizzazione”, con i 5Stelle che puntano il dito contro una maggioranza “finita fuori tempo massimo per approvare il previsionale entro il 31 dicembre, mentre era in attesa della verifica della Corte dei Conti sul consuntivo 2016”. Se per ipotesi la data del voto dovesse slittare oltre sorgerebbero dei problemi, con il rischio dell’ amministrazione controllata da aprile.
Oltre alla tenuta dei conti, l’altro grande problema per Zingaretti resta il suo partito. A Roma il Partito democratico appare debole, ancora alle prese con le scorie di due anni di commissariamento e con la travagliata fine del mandato di Ignazio Marino in Campidoglio. Lo dimostra il recente voto nel municipi od iOstia, dove idem hanno incassato appena 3mila preferenze in più di CasaPound. La nuova segreteria cittadina, retta dal renziano Andrea Casu, rischia di assistere inerme al tentativo di fuga in Regione di alcuni consiglieri comunali in cerca di un mandato ben più remunerativo. Mentre i partiti che hanno dato vita a Liberi e Uguali non hanno ancora espresso un’indicazione unitaria sul candidato. Mdp avrebbe già stretto un patto con Zingaretti, mentre Sinistra Italiana medita sulla possibilità di correre in proprio. E allora il governatore punterà tutto sulla sua lista civica, quasi a voler mettere in secondo piano la sua appartenenza al Pd renziano, da cui si è tenuto distante a fasi alterne. Ma anche nel centrodestra il quadro è complicato. L’accordo tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia prevedeva di scegliere contemporaneamente i candidati per tutte le Regioni.
PERÒ L’I NTE SA non ar riv a: Matteo Salvini è interessato soprattutto a portare a casa l’accoppiata dei candidati presidenti in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, mentre Silvio Berlusconi cerca per il Lazio un candidato dal profilo non politico. Così, sono circolati diversi nomi di parlamentari – da Fabio Rampelli a Maurizio Gasparri – e di giornalisti – come Nicola Porro e Paolo Liguori – ma tutti si sono sfilati o non hanno convinto gli alleati. Di questa incertezza potrebbe avvantaggiarsi Pirozzi, simbolo dei Comuni colpiti dal terremoto del Centro Italia, partito già da un mese nel suo giro di ascolto delle “periferie” di tutto il Lazio. Dietro alla sua candidatura si muovono uomini legati al redivivo duo Francesco Storace-Gianni Alemanno, alleati ufficialmente con Salvini. E allora il centrodestra che potrebbe trovarsi costretto a convergere proprio su Pirozzi.
Anche i 5stelle sono già in campagna elettorale. Lombardi con il suo tour è partita soprattutto dalle province più piccole, dove i grillini finora hanno raccolto meno consensi. Il calcolo elettorale dei pentastellati punta a massimizzare i voti raccolti negli ultimi anno nella provincia di Roma, dove il Movimento governa alcune delle città più popolose: Guidonia, Civitavecchia, Marino, Genzano e Ardea. C’è anche l’enorme bacino elettorale di Roma, naturalmente, ma i risultati quanto mai altalenanti della giunta Raggi non possono garantire il successo nella Capitale. E ci sono altre piccole grane, come l’intenzione di Fabio Fucci di ricandidarsi a sindaco di Pomezia lasciando il M5S. Una scelta che potrebbe far perdere voti a Lombardi, visto anche il gelo di Fucci nei suoi confronti.
Grane per tutti Il governatore Zingaretti teme un Pd troppo fragile. Mentre il centrodestra non ha il nome Non avevano il tempo di approvare i conti entro dicembre perché aspettavano la verifica della Corte dei conti sul consuntivo 2016
IL GRUPPO 5 STELLE