Il Fatto Quotidiano

Il rinnovo del contratto, uno specchiett­o per le allodole

- VANNA MAZZATI PICCOLI

Ma che bella notizia il rinnovo del contratto dei dipendenti del pubblico impiego.

Sa tanto di mancetta elettorale, che viene data dopo otto anni di blocco del contratto di categoria. Tra pochi mesi si vota, casualment­e non è stato decisa a metà o all'inizio della legislatur­a.

Sì perché la colpa del mancato rinnovo durato tutto questo tempo è solo da attribuire a Berlusconi che ha governato nel primo di questi otto anni, non di certo di tutti gli altri governi che si sono succeduti e che hanno perso tempo a discutere e approvare leggi di dubbia utilità, spesso ordinateci dalla Unione Europea. L’importo dell’aumento supera notevolmen­te il tasso dell’i n fl azione, che spesso in questi anni ha registrato valori negativi che hanno destato le preoccupaz­ioni di Draghi.

Mi devono pertanto spiegare quale sia il motivo di tanta generosità. A meno che sia stato riconosciu­to un aumento della loro produttivi­tà e un migliorame­nto dei servizi offerti ai cittadini.

A loro l’aumento e intanto le partite Iva chiudono al ritmo di una cinquantin­a al giorno. Infine questa mancetta elettorale quando interesser­à anche il resto dei dipendenti pubblici metterà nei guai tutte le amministra­zioni locali che sono sempre in condizioni non certamente rosee per quanto riguarda le risorse finanziari­e. Facile supporre che non ci saranno coperture a livello locale e quindi i sindaci saranno costretti a rivedere il peso dei tributi locali. Ovviamente verso l’alto, alla faccia delle promesse di taglio delle tasse.

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