Il Fatto Quotidiano

Gol dell’ex Benatia e una grande Juve insegue il Napoli

- » ROBERTO BECCANTINI

JAL BARÇA IL CLÁSICO

Il Real Madrid perde in casa il Clásico e dice addio alla Liga. Il Barça infatti passa per 3-0 al Bernabeu e stacca tutti in classifica: Atletico è a -9, il Real addirittur­a a -14. Le reti sono state realizzate da Suarez, Messi (un rigore accompagna­to dall’espulsione di Carvajal) e Alexi Vidal nel recupero. Sotto accusa alcune scelte di Zidane uventus, dunque. Con Dybala inchiodato in panchina, risolve Benatia, sciupa Higuain, salva Szczesny. Troppo tardi, si sveglia la Roma. Allegri resta così a un punto dal Napoli. Dietro, un vuoto piccolo ma già significat­ivo. La Juventus, governata da Pjanic, ha il torto di non assestare il colpo del k.o. Le occasioni non le sono mancate. La squadra si apre e si chiude a pugno, attira gli avversari. Allegri, che ha preferito Barzagli a Lichtstein­er, conferma il centrocamp­o a tre, con Mandzukic e Cuadrado “larghi”. Di Francesco va sul classico, la notte di Higuain e Dzeko è tutta un ribollir di sponde, accerchiat­i come sono. Cercano il contropied­e, i campioni, ma segnano su corner, con Benatia, dopo un paio di miracoli di Alisson. E proprio in contropied­e, paradossal­mente, sfiora il pareggio la Roma: Perotti imbecca El Shaarawy, murato da Szczesny.

Miglior attacco e miglior difesa, le luci di Strootman e De Rossi sono fioche, le corsie intasate, i duelli quasi “ad pers onam” ( Kolarov - Cuadrado, per esempio). Si lavora di pressing, di agguati, di episodi. Alla ripresa, stessa musica. Accelerazi­oni di qui, procession­i di là. Madama potrebbe raddoppiar­e con Higuain, imbeccato da Khedira, ma la mira è scellerata. Kolarov e c. provano ad aumentare la pressione, a costo di offrire la schiena ai pugnali dei rivali. La bellezza della sfida non è tecnica, è fisica, molto “italiana”: vive di attese, di errori, di strappi.

Nainggolan sbuffa, i morsi di Madama sono improvvisi: Alisson salva su Matuidi, Higuain spreca dal limite. Di Francesco richiama un grigio El Shaarawy e sventola Schick, la “rosa” che Marotta non colse (o non volle). Poi fuori Strootman e dentro Pellegrini. Lo scarto, minimo, rende spasmodico il tamburello. Ci prova Dzeko. La “doppia torre” offre alternativ­e agli schemi d’attacco.

I romanisti bivaccano nella metà campo juventina, Bernardesc­hi avvicenda Cuadrado, prezioso ma un po’ vago, Marchisio rileva un Matuidi esausto. Rischiano grosso, Chiellini e Alex Sandro, a “lasciare” una parabola che Florenzi doma e stampa sulla tra- versa ((35’). La Juventus rincula, Under è la carta estrema della Roma, esce De Rossi: 4-2-4, o la va o la spacca. Angoli, mischie, stinchi (di santi e non). E vi raccomando gli ultimi minuti: traversa di Pjanic, liscio di Benatia e paratissim­a di Szczesny su Schick. Uno a zero, per la Roma, alla settima sconfitta di fila, lo Stadium rimane un incubo.

E le altre? Avanti il Napoli, e avanti pure la La- zio, alla quale è bastata la ripresa per mangiarsi il Crotone. Un disastro, invece, il Milan, bastonato in casa dall’Atalanta, e l’Inter, sconfitta clamorosam­ente a Reggio Emilia. Da povero Montella a povero Gattuso: non hanno funzionato neppure gli “arresti domiciliar­i” del ritiro. Berlusconi voleva due attaccanti. Li ha avuti: Cutrone e Kalinic. Morale: Milan zero, Atalanta due, parole e musica di Cristante, complice Donnarumma, e Ilicic. Una lezione di realismo, mastro Gasperini. Tutto un fischio, San Siro: era l’ottavo rovescio, difficile immaginare una reazione più casta.

Nessun dubbio che Iachini avesse rianimato il Sassuolo. Non credevo, però, fino al punto d’infliggere il secondo schiaffone consecutiv­o a Spalletti, l’ex valore aggiunto. Hanno deciso i centravant­i: Falcinelli, segnando di testa; Icardi, facendosi parare un rigore da Consigli. Cruciale il contributo tattico di Politano e Berardi, ali o mezzali a seconda delle esigenze. Inter lenta e poco reattiva, Perisic e Brozovic dispersi: ci risiamo.

Che primo tempo, al San Paolo: una sarabanda da far invidia al 3-3 di Arsenal-Liverpool. Sampdoria due volte avanti (Ramirez su punizione, Quagliarel­la su penalty), Napoli sempre a rimorchio (Allan, Insigne) e poi via col vento e via con Hamsik, il capitano, 116 gol “azzurri”, uno in più di Maradona. In alto i calici, a patto di non esagerare: il riferiment­o è storia, non cronaca. Sarri gongola, ha recuperato l’allegria del gioco e, espulso Mario Rui, il destino della forza. Voce dal fondo: e Mertens? Continua a non segnare, vero, ma pure stavolta due assist e mezzo. Se è crisi, evviva le crisi.

Crisi a Milano Male l’Inter alla seconda sconfitta consecutiv­a; ancora peggio il Milan steso in casa per 2-0 anche dall’Atalanta di Gasperini e contestazi­one finale

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