Il Fatto Quotidiano

Il Coni potrà vendere i dati degli sportivi

Ai pubblicita­ri informazio­ni su 10 milioni di persone

- » LORENZO VENDEMIALE

■ La norma inserita nel Registro nazionale delle associazio­ni e delle società sportive: i tesserati potranno “essere contattati per iniziative pubblicita­rie”

Giochi a calcio per la formazione del quartiere, esci in bici con la squadra di amatori, fai palestra in una piccola Asd? Presto sarai “schedato” e profilato, per diventare un nuovo cliente a cui offrire servizi e promozioni. Ti sei iscritto al circolo tennis, o al club di golf ? Ora lo saprà anche l’Agenzia delle Entrate. È la svolta orwelliana dello sport italiano: il Coni diventa una specie di “Grande Fratello”, che tutto sa e tutto vede. Le informazio­ni di dieci milioni di italiani d’ora in poi potranno essere sfruttate anche a fini “promo-pubblicita­ri”. Una massa sconfinata di “big data” che può valere decine di milioni di euro per le casse del Comitato guidato da Giovanni Malagò.

UN PO’ PUBBLICO (per il servizio che svolge), un po’ privato (per la natura della Coni servizi spa, che si comporta come un’azienda), il Comitato olimpico regge praticamen­te da solo l’intera baracca dello sport nel nostro Paese. I contributi statali ci sono (410 milioni di euro l’anno) ma non bastano mai, anzi, sono pure calati di una cinquantin­a di milioni nell’ultimo decennio. Per questo al Foro Italico hanno deciso di provare a sfruttare il patrimonio più grande a disposizio­ne: gli sportivi.

La scorsa estate la giunta del Coni ha introdotto quasi di nascosto una piccola norma nel nuovo regolament­o per il Registro nazionale delle associazio­ni e delle società sportive: “L’organismo sportivo – si legge nel documento – dovrà indicare l’ulteriore finalità del marketing, ovvero la possibilit­à per i soggetti tesserati di essere contattati in merito ad iniziative promo-pubblicita­rie”. Due righe che spalancano al Coni gli orizzonti del mercato.

Agli sportivi italiani verrà presentato un modulo simile a quello dei consensi pubblicita­ri delle grandi aziende. Con la piccola differenza, però, che qui si tratta di un Ente pubblico, a cui si rivolgono direttamen­te o indirettam­ente milioni di italiani. “Ma se non lo facciamo noi, lo faranno altri, hanno già cominciato a farlo. E ci guadagnera­nno solo i privati: così invece le risorse verranno reinvestit­e nello sport”, spiegano dal Foro Italico. Dal punto di vista della tutela della privacy, è tutto in regola: i tesserati dovranno fornire “un ulteriore e specifico consenso” sulla scheda. Ma si sa come vanno queste cose: “firma qui, firma lì”, quanti saranno quelli davvero consapevol­i della fine che fa- ranno i loro dati e che diranno di no? Pochi. O almeno su questo fa affidament­o il Coni, che ha grandi piani per il futuro: con l’iniziativa a regime, si punta nei prossimi anni a raddoppiar­e i ricavi commercial­i, che attualment­e ammontano a circa 32 milioni di euro (tra Coni e Coni Servizi).

Al Foro Italico lo hanno già ribattezza­to “network dello sport”: “Un grande hub, per fidelizzar­e gli appassiona­ti”. Più concretame­nte, si tratta di una marea di informazio­ni da sfruttare in un mercato pubblicita­rio che ormai gira tutto sui “big data”. In che modo non è difficile da immaginare: dal Foro Italico precisano che i dati dei cittadini non saranno rivenduti, né girati a parti terze. Queste, però, potranno essere veicolate verso i cittadini: un appassiona­to di tennis, ad esempio, verrà contattato per la vendita dei biglietti degli Internazio­nali, ma potrebbe anche ricevere mail promoziona­li con c on ve nz io ni e offerte speciali di Toyota, Samsung, Armani, tanto per citare qualche partner del Coni.

Non è tutto. Un’altra circolare informa che “sulla base della convenzion­e siglata con l’Agenzia delle Entrate, il Coni si rende disponibil­e ad effettuare una verifica preliminar­e delle persone fisiche”. Tradotto: il Fisco avrà la facoltà di accedere direttamen­te al Registro, e visualizza­re i codici fiscali dei tesserati. Se questa misura serve a combattere il fenomeno dei falsi tesseramen­ti (anche qui, però, potrebbero esserci delle ri- cadute per i cittadini: da qualche anno la pratica sportiva è entrata a far parte del redditomet­ro, è uno dei criteri che possono far scattare controlli), l’utilizzo promoziona­le dei dati fa discutere.

Miniera d’oro Gli appassiona­ti saranno contattati per offerte e promozioni: valgono milioni di euro

NON BISOGNA pensare, infatti, che la mossa del Coni riguarderà solo pochi atleti di alto livello, o gli agonisti. La norma toccherà tutti i 4 milioni e mezzo di tesserati delle Federazion­i, e persino gli enti di pr omo zio ne sportiva (che au todichiara­no 7 milioni di praticanti): pur scremando i tesseramen­ti multipli, parliamo di un bacino potenziale di circa 10 milioni di persone, quasi tutti appassiona­ti o semplici amatori. Proprio gli enti di promozione sono stati i primi a protestare, quando hanno scoperto la novità: “Vogliono far cassa con i nostri tesserati, ma così uccidono l’associazio­nismo, che per i loro interessi dovrà sobbarcars­i un altro onere amministra­tivo”. Chissà cosa ne penseranno gli italiani.

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Ansa Presidente Giovanni Malagò, numero uno dello sport italiano per il secondo mandato consecutiv­o
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