Il Fatto Quotidiano

Ecco che succede nelle urne

Votando oggi, B. & C. sfiorerebb­ero il 40%, cioè la maggioranz­a. Per vincere, dovrebbero crescere dal 58 al 70% dei collegi. M5S e centrosini­stra sotto di 10 punti. Salvo sorprese...

- BORGHESE E MONACO

La simulazion­e di Camera e Senato secondo Quorum/Youtrend: tutto si giocherà nelle caselle incerte. La linea del Presidente della Repubblica: anche in caso di stallo post-voto del 4 marzo, il Colle non “orienterà” la soluzione

Alla fine, la data è stata fissata: le nuove elezioni politiche si terranno il 4 marzo. La campagna elettorale inizierà a tutti gli effetti con l’anno nuovo, appena concluse le feste (forse anche prima). Tutti i principali competitor si sono ormai schierati ai rispettivi blocchi di partenza e le regole del gioco sono note a tutti: quelle stabilite dal “Rosatellum”, la legge elettorale approvata a ottobre, che ha reintrodot­to un sistema misto maggiorita­rio-proporzion­ale, con poco più di un terzo (il 36%) dei parlamenta­ri eletti in collegi uninominal­i e il resto nei listini proporzion­ali.

IL BILANCIO del 2017 che emerge dai sondaggi è molto netto: il Pd è il principale sconfitto dell’anno appena trascorso, avendo perso circa 7 punti in 12 mesi (dal 31 al 24-25%), e non certo solo a causa della scissione dei bersaniani avvenuta a febbraio. Anche coalizzati, i democratic­i rischiano di restare comunque ben sotto il 30% e di finire addirittur­a in terza posizione. Il M5S si fa invece notare per la sua incredibil­e stabilità: ha iniziato l’anno con poco più del 28%, lo chiude poco sopra il 27%, un’oscillazio­ne irrilevant­e dal punto di vista statistico. È come se il M5S avesse ormai uno “zoccolo duro” consolidat­o di elettori, la vera sfida sarà riuscire ad allargarne i confini.

Mai veri“vincitori” del 2017 sono i partiti di centrodest­ra, che hanno visto aumentare i loro consensi e insieme sono di gran lunga l’area politica più consistent­e, con circa il 36% dei consensi. In particolar­e, Forza Italia è tornata ad essere il primo partito della coalizione, due punti davanti alla Lega di Salvini: se così sarà anche alle elezioni, in base agli accordi interni, spetterà a Berlusconi indicare il premier in caso di vittoria.

Già, la vittoria: è davvero possibile che uno schieramen­to riesca a “vincere” le prossime elezioni in presenza di un tripolaris­mo, seppur “imperfetto”, vista la prevalenza del centrodest­ra? Secondo il Dossier Rosatellum­che come Quorum / YouTrend abbiamo sviluppato in collaboraz­ione con Reti (società di lobbying, public affairs e media relations), in realtà si tratta di uno scenario possibile. Ma a due condizioni. La prima è di ottenere abbastanza voti: secondo i nostri calcoli, basta anche poco meno del 40%. La seconda condizione è vincere nei collegi uninominal­i “giusti”, cioè quelli più incerti, dove pochi voti possono fare la differenza. Anche se assegnano solo una parte minoritari­a dei seggi, infatti, sono i collegi uninominal­i il segreto per vincere.

Assumendo che una coalizione ottenga il 40% dei seggi proporzion­ali (una quota da cui il centrodest­ra ad oggi non è poi così distante), sarebbe sufficient­e vincere il 70% dei collegi uninominal­i per avere la maggioranz­a assoluta, sia alla Camera che al Senato. Il 70% può sembrare troppo: ma nei collegi uninominal­i si vince anche con un solo voto in più degli avversari, e in un contesto tripolare avere il 40% significa essere, mediamente, in vantaggio di circa 10 punti sui competitor meno distanti. Ec- co quindi che l’impresa diventa non solo possibile, ma persino probabile.

VEDIAMO COSA dicono i numeri oggi: stando alle stime del nostro Dossier, aggiornate alla nostra Supermedia dei sondaggi di fine dicembre per l’Agi, il centrodest­ra col 36% dei voti potrebbe vincere 135 collegi uninominal­i alla Camera e 69 al Senato (ossia il 58-59% dei collegi complessiv­i). Questa stima rappresent­a però il dato “medio”. A seconda della performanc­e dei candidati nei singoli collegi, il centrodest­ra potrebbe prenderne molti di meno, ma anche molti di più: addirittur­a 172 alla Camera e 83 al Senato. Certo, poi ci sarebbero i seggi distribuit­i col proporzion­ale. Con quelli, la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni arriverebb­e a toccare i 280 seggi alla Camera, ma con la possibilit­à – come abbiamo visto – di superare i 300 in caso di ottimo rendimento nell’uninominal­e.

Ecco perché i collegi sono così importanti, ed ecco perché sul disegno dei loro confini c’è stata – comprensib­ilmente – una grande attenzione. Il sospetto, nemmeno troppo velato, era che il governo potesse abusare in qualche modo della delega contenuta nella legge approvata dal Parlamento e disegnare dei collegi in modo tale da favorire (o danneggiar­e) l’una o l’altra parte politica, una pratica nota negli Stati Uniti col nome di “gerrymande­ring”. Per fugare questi dubbi, la prima bozza dei collegi era stata affidata ad una commission­e tecnica presieduta dal presidente dell’Istat, che a sua volta è partita dal disegno dei collegi del Mattarellu­m ( la vecchia legge elettorale abrogata nel 2005) risalenti al lontano 1993. Su questa bozza le commission­i parlamenta­ri hanno proposto dei cambiament­i che sono stati quasi interament­e recepiti dal governo nel nuovo decreto. Cosa hanno comportato questi cambiament­i?

Effetto Rosatellum Tutto si giocherà nelle caselle incerte: FI, Lega & C. possono prenderne anche 40

SEMPRE secondo l’algoritmo del nostro Dossier, molto poco: ad aver “cambiato colore” sono solo 7 collegi sui 232 complessiv­i della Camera. Per essere ancora più precisi, solo un collegio si è spostato da “leggerment­e favorevole” al centrodest­ra a “leggerment­e favorevole” al M5S. Negli altri 6 casi, si è trattato o di un lieve rafforzame­nto della coalizione già favorita (è il caso del centrosini­stra nel collegio di Pistoia, del centrodest­ra a Salerno e del M5S a Teramo) oppure di un altrettant­o lieve indebolime­nto del vantaggio che c’era già (come è successo al centrosini­stra a Matera e Foligno e al centrodest­ra nel collegio di Battipagli­a).

*Quorum/Youtrend

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Proiezioni La composizio­ne di Camera e Senato secondo gli ultimi sondaggi

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