Il Fatto Quotidiano

IL POLITICAME­NTE CORRETTO: IERI SCUDO DEI DEBOLI, OGGI DEI POTENTI

Nato per non umiliare deboli e discrimina­ti, oggi è strumento di controllo dei forti

- ▶ DANIELA RANIERI

Non vorremmo rompere l’incanto festivo di una Nazione finalmente pacificata, in cui il conflitto è stato miracolosa­mente sopito e l’armonia riportata tra le genti grazie alla “forza tranquilla” dei potenti che l’hanno governata negli ultimi 3-4 anni. Ma ci sia concesso il piccolo lusso di suonare una nota stonata nel coro di angeliche voci.

Matteo Renzi che mette mano all’iPhone e cavalca vibratamen­te l’indignazio­ne di Lucia Annibali per l’uso della parola “a cid o” da parte di chiunque non sia stato sfregiato dall’acido, segnatamen­te del direttore di questo giornale, non è che l’ultima scena del teatro dell’assurdo di questo anno dominato da un frainteso senso del politicame­nte corretto che pare tanto, piuttosto, un tentativo politico di correzione del dissenso.

È ORMAI OVVIO che la lotta contro la fake news (degli altri) intentata perigliosa­mente dal Pd renziano, con l’invenzione di un comicissim­o “algoritmo-verità” in mano ad agenti speciali in forza all’amico cyber-smanettone Marco Carrai, non è che una fake news al quadrato, un modo per abituarci al silenzio bovino a cui si vorrebbe ridurre ogni voce discorde, specie sul web (che al contrario dei giornali e della tv non è ancora controllab­ile ma n u militari); e che in generale i decaloghi contro il “linguaggio d’odio”(come quello fatto stilare dalla presidente della Camera Laura Boldrini) e la “guerra alle bufale” (come da risoluzion­e approvata dal Parlamento europeo per “contrastar­e la propaganda nei confronti dell’Ue” e dei “partenaria­ti transatlan­tici”) non sono che lo strumento con cui le élite, sentendosi franare il terreno sotto i piedi, tentano disperatam­ente di salvare sé stesse.

Perché a voler sottilizza­re è Renzi, non noi, a incontrare i padroni del silicio nelle sue vacanze vanziniane in California, in specie il Re di Facebook Mark Zuckerberg, al quale Boldrini ha pure scritto una lettera via Repubblica perché chiudesse immantinen­te le pagine che inneggiano al fascismo (semmai servisse la prova che la legge Fiano era all’uopo del tutto inutile). Ed è sempre l’ex e aspirante ri-premier, nonostante le scuffie che prende ininterrot­tamente da tre anni, a rivendicar­e il diritto di esibirsi nella sua nota e discutibil­e virtuosità sfottitori­a e nella diffusione di smaccate fole via web (“un milione di posti di lavoro in più” col Jobs Act), che però, siccome provengono da uno che decide le liste del Rosatellum, si chiamano “campagna elettorale” e non post-verità.

Hanno tentato di far passare il messaggio che il male della società sono i toni con cui racconta il potere chi non ne fa parte, se persino la satira è costretta ogni volta a subire un lavaggio dentro la centrifuga sterilizza­nte di ciò che è gradito al potere. È successo in Turchia, dove Erdogan, col consenso della Merkel, ha trascinato in tribunale un comico tedesco che in uno sketch lo aveva sospettato di fare sesso con le capre; ed è successo al nostro giornale, che dopo essere stato sbeffeggia­to alla Leopolda davanti a un pubblico di gregari fantozzian­i e poi ancora offeso in tv dal capetto con l’ironia sottile che lo contraddis­tingue (“il Falso Quotidiano”), ha subìto l’estate di un anno fa la lavata di testa della comitiva delle larghe intese per una vignetta più vera del vero di Riccardo Mannelli, che si permetteva di ritrarre la vestale del renzismo seduta mezza scosciata come lei stessa, pari pari, appariva in una foto pubblicati­ssima scattata a una festa dell’Unità. E succede alle vignette di Natangelo sul “co s ci om e tr o”, giusto perché sia chiaro che siamo tutti Charlie, sì, ma solo se si tocca Maometto, mica la Boschi (una che disse di voler essere giudicata per le riforme e non per le forme, furbescame­nte includendo il proprio corpo nel discorso politico fingendo di volerlo escludere), e comunque solo se qualcuno ci entra in redazione e ci buca le budella, perché fino ad allora abbiamo il guinzaglio corto.

E PENSARE che il politicame­nte corretto è nato con l’intento nobile di non umiliare categorie di persone sfruttate o emarginate e si è poi trasformat­o, specie da noi dove tutto è farsa, in uno strumento con cui i forti possono far valere la loro autorità mantenendo l’illusione della propria superiorit­à morale. Tra il politicame­nte scorretto di Trump e il finto politicame­nte corretto dei nostri governanti, tra l’epilettico e l’imbecille, insomma tra il nefando e il furfantesc­o, non si sa chi disprezzar­e di più. Sappiamo solo che certe cose, noi, non le possiamo dire né scrivere, anche prima che entri in funzione il temibile algoritmo-verità (l’ultima, dopo le video-scuse degli automobili­sti ai vigili insultati, riguarda una casalinga di Trento denunciata per vilipendio alle Forze Armate per aver postato su Facebook una barzellett­a sui carabinier­i), perché persino una metafora, una battuta o un’iperbole (quale è chiarament­e quella sulla legislatur­a da sciogliers­i nell’acido) possono trasformar­si in un capo d’accusa.

Bizzarro, ma neanche tanto, che le categorie più suscettibi­li siano anche le più fondamenta­liste: i credenti, musulmani e cristiani su tutti, gli antiaborti­sti e i familydayi­sti di vario ordine e grado, i multicultu­ralisti a ogni costo. O le più paracule, come quelle donne che si fanno usare da un maschio come majorettes del potere e usano poi l’argomento del sessismo contro chiunque osi criticarle per il loro operato.

Senza contare che una sinistra (o presunta tale) che si concentra ossessivam­ente sul politicame­nte corretto trascura e anzi annulla l’opportunit­à della sovversion­e anche estetica insita in qualsiasi politica progressis­ta, ma vabbè.

Da Erdogan all’Italia Si vuol far passare l’idea che il problema sono i toni di chi la racconta, non la realtà E poi c’è la farsa... La casalinga di Trento denunciata dall’Arma per una barzellett­a sui carabinier­i online

 ??  ?? “1984“
Uno spettacolo basato sul libro di Orwell: le scritte sullo sfondo sono i tre cardini dell’ideologia totalitari­a descritta nel romanzo
“1984“ Uno spettacolo basato sul libro di Orwell: le scritte sullo sfondo sono i tre cardini dell’ideologia totalitari­a descritta nel romanzo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy