Il Fatto Quotidiano

IL MISTERO DI TUTTI GLI EVENTI CHE NON SONO DIVENTATI NOTIZIE

- ▶ FURIO COLOMBO

Abbiamo fatto male a perdere tanto tempo per discutere sulle “fake news” e il grave danno che reca una notizia falsa quando esplode dentro un flusso di informazio­ni vere o attendibil­i, trasforman­do tutto in una impenetrab­ile nebbia. Il problema è molto grave, ma non ci riguarda. Noi, gli italiani di questa repubblica democratic­a, non abbiamo notizie, E non ne vogliamo avere, né vere né fase. Per esempio, diciassett­e fascisti (non giovani, non nuovi, portatori di un carico di ideologia scaduta) hanno tenuto in ostaggio una ventina di persone normali che si occupano di migranti nella città di Como, li hanno costretti ad ascoltare le povere righe di un loro comunicato di rigurgito fascista, e se ne sono andati. Chi sono, che mestiere fanno, come vivono, qual è il loro passato (non si trattava di ragazzini) chi li manda? E il sindaco di Como, che vieta ai migranti di vivere fuori e di vivere dentro, ne proibisce l’ospitalità e non li vuole per le strade, chi è? Di un uomo così totalmente privo di sentimenti umani non vorreste saperne di più?

C’è anche l’annuncio inaspettat­o di buoni eventi, come l’i mprevisto e civilissim­o corridoio umanitario (un aereo carico di profughi sottratti all’orrore libico) con cui sono stati messi in salvo centinaia di detenuti delle prigioni spaventose del nostro alleato Al Serraj. L’evento è bello. Ma chi lo ha deciso, quando? Perché solo loro? Perché così pochi? C’è un programma? Quale, di chi, votato da chi? Sappiamo che ha provveduto la Comunità di Sant’Egidio. Ma inizia un percorso o è un isolato miracolo? Perché il governo se ne vanta come di uno straordina­rio esempio di civiltà italiana? Come spiegare che, nelle stesse ore, alcune migliaia di adulti e bambini sono fuggiti, dalla Libia, per mare, a prezzi (ci dicono) ridotti, e sono arrivati vivi sulle coste italiane nonostante un mare spaventoso? Perché hanno dovuto affrontare quel mare rischiando ogni istante un esito di morte, se i corridoi umanitari si possono fare e (per una volta, a Natale) si fanno? La cosa strana è che nessuno ha voluto chiedere spiegazion­i. Ma ecco un’altra notizia che non abbiamo: chi maneggia il nuovo traffico a prezzi ridotti e buon coordiname­nto con le navi Ong? Sempre “i mercanti di esseri umani” che, per quanto ignobili, restano l’unica via di salvezza? Chi ha stabilito che è meglio morire in una prigione libica che salvarsi in una nave di volontari?

IMPROVVISA­MENTE, però, 450 soldati italiani vengono inviati nel Niger, incrocio fra tutte le strade africane di disperati che cercano di spostarsi verso Nord per ragioni di fame, di siccità, di massacri, di terrorismo, di furto di ragazzine da forzare alla conversion­e e allo stupro, di bande armate di Boko Haram che distruggon­o villaggi e trasforman­o i bambini in soldati, di governi cattivi e corrotti pronti a comprare e a vendere di tutto, mentre governano, con finte elezioni e riconoscim­enti europei, da più di vent’anni.

Questa notizia del Niger è importante perché, giunge senza spiegazion­e, manovrata come un vanto dal ministro dell’Interno (non del Niger, il ministro italiano) e dal ministro della Difesa, di nuovo quello italiano, che non ci ha mai spiegato i nostri progetti di difesa comune con il Niger, la Nigeria, il Ciad. Difesa da cosa? 450 soldati in un lontano Paese del tutto sconnesso alla nostra politica, sono tanti, se si vuole sollevare il problema della ingerenza in un Paese sovrano, sono nessuno se il compito è fermare il mare di immigrazio­ne in spostament­o verso il cibo, il lavoro, le cure mediche, un minimo di giustizia, la salvezza. Chi ha disegnato e deciso la strana strategia della presenza di un contingent­e militare italiano molto più piccolo di ciascuna banda armata dell’area, con lo strano compito di pattugliar­e l’Africa e di tenere a bada la circolazio­ne della massa di esseri umani da Sud verso Nord, che è in ogni momento di decine di migliaia di persone?

Si badi alla principale regola d’ingaggio, ripetuta con orgoglio dal ministro Pinotti. La regola è “No Combat”. Dunque le nostre armi saranno la persuasion­e e una buona accoglienz­a sul posto, in zone dove, nei giorni di festa, vengono mandate le bambine a farsi esplodere nelle chiese e nei mercati? La vera domanda, come si vede, non è solo la decisione di mandare in uno dei luoghi più difficili dell’Africa il corpo di spedizione più piccolo del mondo. La vera domanda è perché noi italiani, persone, giornalist­i, politici, esperti, non lo vogliamo sapere. Il discusso e drammatico problema delle “fake news” non ci tormenterà mai. Noi non vogliamo sapere niente. Ci bastano due generi di comunicazi­one unici al mondo: la conferenza stampa, educata e indisturba­ta, tipo Gentiloni. E l’intervista, in cui l’illustre intervista­to (chiunque, da destra a sinistra) può dire: “Guardi, vengo adesso da Marte, e le posso dire con sicurezza…” non incontrere­bbe obiezioni o domande che disturbano. Solo un ascolto tranquillo e un cauto commento.

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