Il Fatto Quotidiano

“La Carta oggi va solo difesa e attuata”

Rapporti di forza mai così sbilanciat­i a favore degli interessi di pochi

- » NICOLA FRATOIANNI

Per

affrontare in modo non rituale il 70esimo della Carta fondamenta­le, bisogna forse ripartire dalla distinzion­e tra “Costituzio­ne formale” e “costituzio­ne materiale”. Con questa formula Costantino Mortati – membro dell’Assemblea costituent­e, e uno dei più creativi e autorevoli giuristi del Novecento italiano – indicava la differenza tra l’atto normativo che fonda un ordine politico e l’insieme dei sottostant­i rapporti di potere tra le diverse classi sociali.

RACCOLGO a partire da qui le suggestion­i di Anna Falcone sul Manifesto e l’invito di Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano. I dieci anni della crisi, nella “Grande Regression­e” che stiamo vivendo, sono stati segnati da un complessiv­o arretramen­to proprio sul terreno della “costituzio­ne materiale”. In questo quadro la difesa e l’attuazione dei principi della nostra Costituzio­ne rappresent­ano uno dei pochi riferiment­i, certi e solidi, per una politica di progresso e per il cambiament­o dell’esistente. Condivido Falcone quando afferma che “la Costituzio­ne non è perfetta, né intoccabil­e”. Penso che nuovi diritti, imprevedib­ili per le madri e i padri costituent­i del ‘47/48, andrebbero formalment­e riconosciu­ti e resi esigibili. Così come nuove regole e dispositiv­i istituzion­ali dovrebbero rispondere alla verticale crisi di legittimaz­ione della rappresent­anza politica. Mettere però mano, oggi, alla nostra Carta fondamenta­le significhe­rebbe certificar­e rapporti di forza sociali mai così sbilanciat­i nella storia repubblica­na a favore degli interessi e del potere di pochi. Non è casuale che l’unica riforma costituzio­nale, passata nella scorsa legislatur­a, sia stata l’inseriment­o del vincolo del “pareggio di bilancio”. Rovesciare queste tendenze è compito non facile e non si esaurirà nella pur cruciale scadenza del 4 marzopross­imo. Ma è decisivo provare ad aprire uno spazio elettorale e politico che abbia nella giustizia sociale una delle sue priorità. Siamo “libere, liberi e uguali”, proprio perché vogliamo realizzare il disegno contenuto ne ll’Articolo 3. Perché crediamo fino in fondo che sia “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianz­a dei cittadini, impediscon­o in pieno sviluppo della persona umana (…)”. Perciò, se ve ne saranno le condizioni, lavoreremo per maggioranz­e parlamenta­ri capaci di cancellare quella contro-riforma che, in nome del dogma neoliberis­ta dell’”austerità”, ha preteso di legare le mani a qualsiasi politica di redistribu­zione sociale della ricchezza.

UN MAESTRO come Stefano Rodotà, non mai ha pensato che la Carta del ’ 48 fosse “immodifica­bile”. Ha immaginato di integrarla coi diritti di “terza e quarta generazion­e”, nella prospettiv­a di una democratic­a Costituzio­ne Europea. Ci ricordava come “sul terreno costituzio­nale, la logica dovrebbe essere quella del reciproco riconoscim­ento di principi comuni”. A questo compito, di difesa e attuazione, non ci sottrarrem­o mai.

Aprire spazi in cui la giustizia sociale sia la priorità

NICOLA FRATOIANNI

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