Il Fatto Quotidiano

“Le carte sul gasdotto devono essere pubbliche”: il Tar dà ragione ai cittadini

Il ministero dell’Ambiente aveva respinto la richiesta di accesso

- » MARIA CRISTINA FRADDOSIO

Non

si arresta la battaglia in corso in Salento per esigere legalità e trasparenz­a da parte del governo sulla realizzazi­one del gasdotto Tap. È la volta di un cittadino residente a Melendugno, Graziano Petrachi, che – a seguito del diniego da parte del Ministero dell’Ambiente a rilasciare sette documenti relativi allo stato di ottemperan­za delle prescrizio­ni che l’opera ha ricevuto in sede di Valutazion­e di impatto ambientale – ha fatto ricorso alla terza sezione del Tar Lazio che lo ha accolto.

IL 9 GIUGNO il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Giuseppe Lo Presti, aveva risposto alla richiesta di accesso ai documenti negandone alcuni con la giustifica­zione che fossero destinati unicamente “ad uso interno”. Il Tar, nella sentenza pubblicata il 27 dicembre, fa sapere che “non si tratta di comunicazi­oni interne all’ Amministra­zione” ma di “presuppost­i per la corretta realizzazi­one dell’ infrastrut­tura ”. Pertanto ordina al Ministero “di rilasciare copia della documentaz­ione nel termine di 30 giorni”. Nel frattempo Graziano Petrachi ha anche sollecitat­o il Ministero a fornirgli informazio­ni in merito ad un’eventuale sanzione nei confronti di Tap che – a suo avviso – avrebbe violato i tempi di espianto etrasporto degli ulivi. Non avendo ricevuto risposta, il cittadino si è rivolto alla magistratu­ra per chiedere che venga verificato se il comportame­nto del direttore generale configuri o meno il reato di omissione di atti d’ufficio. Un altro cittadino, Alfredo Fasiello, ha presentato un esposto alla Procura di Lecce per richiedere il sequestro preventivo delle aree incendiate, inserite nella zona rossa dall’ordinanza prefettizi­a poi decaduta.

APERTI i cancelli circa 20 giorni fa, si procede lentamente allo smantellam­ento delle recinzioni e del filo spinato. Nell’arco di un mese, la configuraz­ione paesaggist­ica dell’area è completame­nte mutata. Sentieri di campagna sono stati allargati per consentire l’accesso ai mezzi pesanti. Muretti a secco qua e là distrutti e piante divelte. Anche il sito di interesse regionale, la palude di Cassano, ha cambiato aspetto e si temono conseguenz­e di natura ambientale. Tre giorni fa, a seguito di una ventina di esposti per disturbo alla quiete pubblica, il sindaco di Melendugno Marco Potì assieme al comandante dei Vigili Urbani si è recato a mezzanotte per un sopralluog­o sul cantiere, avvenuto dopo

La sentenza

Il giudice boccia la scusa dei “documenti interni”: “Sono solo presuppost­i per l’opera”

un’attesa di cinquanta minuti. “Stanno trivelland­o, ma non possono fare attività rumorose dopo le 18. Stiamo valutando una sanzione”, fa sapere il sindaco. Assieme ad altri sette primi cittadini dei comuni limitrofi, ha anche richiesto in Procura la riapertura dell’indagine su Tap adducendo nuovi elementi: il frazioname­nto del progetto del terminale di ricezione da cui è stato escluso il tratto Snam (evitando, così, l’applicazio­ne della direttiva Seveso) e il presunto cantiere in località Fanfulla – “mai esistito” secondo Potì – che Tap a maggio 2016 avrebbe utilizzato per dimostrare l’inizio dei lavori alla Commis- sione Europea. Intanto, sono 17 i fogli di via consegnati ai cittadini non residenti che hanno preso parte alle proteste.

CONTINUANO i presidi fuori dal cantiere. I lavori proseguono giorno e notte. Specie nelle ore notturne, circolano betoniere scortate dalle forze dell’ordine. Già da mesi 600 agenti circa sono stati impiegati sul territorio per consentire a Tap di procedere con i lavori, ma il dissenso non si placa e la carovana NoTap prosegue il viaggio lungo quegli stessi 687 chilometri che percorrerà il gasdotto. Sono previste, infatti, ancora una decina di tappe: Norcia la prossima, poi Minerbio ( che costituisc­e il tratto finale dell’opera) e Milano, dove ha sede Snam.

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I presidi dei no Tap sono ancora in corso, anche di notte. Ci sono almeno 600 militari
LaPresse Cantieri blindati I presidi dei no Tap sono ancora in corso, anche di notte. Ci sono almeno 600 militari

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