“Le carte sul gasdotto devono essere pubbliche”: il Tar dà ragione ai cittadini
Il ministero dell’Ambiente aveva respinto la richiesta di accesso
Non
si arresta la battaglia in corso in Salento per esigere legalità e trasparenza da parte del governo sulla realizzazione del gasdotto Tap. È la volta di un cittadino residente a Melendugno, Graziano Petrachi, che – a seguito del diniego da parte del Ministero dell’Ambiente a rilasciare sette documenti relativi allo stato di ottemperanza delle prescrizioni che l’opera ha ricevuto in sede di Valutazione di impatto ambientale – ha fatto ricorso alla terza sezione del Tar Lazio che lo ha accolto.
IL 9 GIUGNO il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Giuseppe Lo Presti, aveva risposto alla richiesta di accesso ai documenti negandone alcuni con la giustificazione che fossero destinati unicamente “ad uso interno”. Il Tar, nella sentenza pubblicata il 27 dicembre, fa sapere che “non si tratta di comunicazioni interne all’ Amministrazione” ma di “presupposti per la corretta realizzazione dell’ infrastruttura ”. Pertanto ordina al Ministero “di rilasciare copia della documentazione nel termine di 30 giorni”. Nel frattempo Graziano Petrachi ha anche sollecitato il Ministero a fornirgli informazioni in merito ad un’eventuale sanzione nei confronti di Tap che – a suo avviso – avrebbe violato i tempi di espianto etrasporto degli ulivi. Non avendo ricevuto risposta, il cittadino si è rivolto alla magistratura per chiedere che venga verificato se il comportamento del direttore generale configuri o meno il reato di omissione di atti d’ufficio. Un altro cittadino, Alfredo Fasiello, ha presentato un esposto alla Procura di Lecce per richiedere il sequestro preventivo delle aree incendiate, inserite nella zona rossa dall’ordinanza prefettizia poi decaduta.
APERTI i cancelli circa 20 giorni fa, si procede lentamente allo smantellamento delle recinzioni e del filo spinato. Nell’arco di un mese, la configurazione paesaggistica dell’area è completamente mutata. Sentieri di campagna sono stati allargati per consentire l’accesso ai mezzi pesanti. Muretti a secco qua e là distrutti e piante divelte. Anche il sito di interesse regionale, la palude di Cassano, ha cambiato aspetto e si temono conseguenze di natura ambientale. Tre giorni fa, a seguito di una ventina di esposti per disturbo alla quiete pubblica, il sindaco di Melendugno Marco Potì assieme al comandante dei Vigili Urbani si è recato a mezzanotte per un sopralluogo sul cantiere, avvenuto dopo
La sentenza
Il giudice boccia la scusa dei “documenti interni”: “Sono solo presupposti per l’opera”
un’attesa di cinquanta minuti. “Stanno trivellando, ma non possono fare attività rumorose dopo le 18. Stiamo valutando una sanzione”, fa sapere il sindaco. Assieme ad altri sette primi cittadini dei comuni limitrofi, ha anche richiesto in Procura la riapertura dell’indagine su Tap adducendo nuovi elementi: il frazionamento del progetto del terminale di ricezione da cui è stato escluso il tratto Snam (evitando, così, l’applicazione della direttiva Seveso) e il presunto cantiere in località Fanfulla – “mai esistito” secondo Potì – che Tap a maggio 2016 avrebbe utilizzato per dimostrare l’inizio dei lavori alla Commis- sione Europea. Intanto, sono 17 i fogli di via consegnati ai cittadini non residenti che hanno preso parte alle proteste.
CONTINUANO i presidi fuori dal cantiere. I lavori proseguono giorno e notte. Specie nelle ore notturne, circolano betoniere scortate dalle forze dell’ordine. Già da mesi 600 agenti circa sono stati impiegati sul territorio per consentire a Tap di procedere con i lavori, ma il dissenso non si placa e la carovana NoTap prosegue il viaggio lungo quegli stessi 687 chilometri che percorrerà il gasdotto. Sono previste, infatti, ancora una decina di tappe: Norcia la prossima, poi Minerbio ( che costituisce il tratto finale dell’opera) e Milano, dove ha sede Snam.