Come sta? Risponde “bene” e perde i diritti
Per i medici cammina da sola: niente indennità. E il Comune non ha soldi per lei
Aveva
12 anni Noemi Rinaldo quando avvertì i primi sintomi. Analisi su analisi, accertamenti di ogni tipo e poi la diagnosi terribile: sclerosi multipla in una delle sue manifestazioni più gravi, racchiusa nella fredda formula RR (recidivante remittente). Noemi, che ora ha 21 anni, vive a Scordia (Catania), con la madre Cinzia Cusmano e la sorellina di tre anni.
IL PAPÀ l’ha perduto tempo fa per una leucemia fulminante. Da allora, fino a 18 anni, ha percepito un’indennità di frequenza di circa 250 euro ogni due mesi. Beneficio previsto da una legge del ‘90 come sostegno al reddito per le famiglie con minori portatori di handicap. L’indennità serve per affrontare le spese di frequenza della scuola o di centri per la riabilitazione. Poi Noemi non ha avuto più nulla.
Non se ne dà pace la madre che lavora, a chiamata, per un magazzino di arance a 500 euro mensili, con i quali deve pagare anche le visite per la figlia e pure le ambulanze quando occorre. Da tempo Cinzia chiede tramite il suo avvocato, Anna Maria Rizzo, la pensione di invalidità per Noemi a cui la malattia ha causato anche un deficit cognitivo, oltre ai problemi di deambulazione. Tutto certificato, ma non c’è niente da fare. La commissione medica del comune di Palagonia, comune limitrofo, le ha riconosciuto solo il 47%.
LONTANO da quel 74% che serve per avere il minimo. Invalida fino a 18 anni, normale dopo. “Un medico della commissione ha chiesto a Noemi come si sentiva e quando Noemi ha risposto che stava bene le è stato detto: ‘allora come mai sei qui?’”. Noemi cammina autonomamente, recita il responso della commissione. Nella certificazione presentata dalla madre si parla invece di “lieve deterioramento cognitivo e lieve atassia nella marcia”. La ragazza cioé non cammina bene. “Questa è una malattia particolare caratterizzata da continue recidive”, dice l’avvocato Rizzo, “Ci sono giorni in cui Noemi non riesce neppure a muoversi e a questo c’è da aggiungere che la ragazza soffre anche di una forte depressione e di una stanchezza invalidante che è tipica della malattia”. Il caso di Noemi è il tipico caso da servizi sociali. Che però a Scordia possono contare solo su due assistenti sociali, per una popolazione di 16 mila abitanti, una buona fetta della quale si rivolge a loro per provare a rimarginare le ferite della crisi.
Un tempo le arance erano l’oro di Scordia, ora sono solo un comparto in crisi come tanti altri. Piangono anche le casse comunali. “Siamo il comune siciliano col peggior dissesto finanziario”, ci dice il sindaco eletto sei mesi fa Franco Barchitta. Che rassicura: “Conosco bene la vicenda di questa ragazza e la madre mi ha chiesto di incontrarla. Cercherò di vederla al più presto”. Al momento, quando Noemi ha bi- sogno di recarsi a Catania per le visite mediche, non c’è alternativa: o Cinzia si assenta dal lavoro oppure deve pagare un’ambulanza della locale Croce Rossa. Prima il servizio era gratuito, ora non più. “Dobbiamo pagare l’a ff it to della sede”, si giustificano.
“SONO PRONTO a dare locali del comune in comodato gratuito, come faccio con altre associazioni di volontariato”, ribatte il sindaco. E non è finita. Per Noemi è diventato problematico muoversi dalla sua casa popolare: l’ascensore non è mai stato attivato (servirebbero 4500 euro per metterlo in funzione) e salire su fino al secondo piano non è facile. Intanto Cinzia Cusmano non rimane mai ferma e ritenta la procedura per la pensione per la figlia. Altre visite, altre relazioni medico legali. E tanti altri soldi da spendere.
A volte non riesce a muoversi e soffre anche di una forte depressione e di una stanchezza invalidante tipica della malattia