Il Fatto Quotidiano

Grosso guaio in Iran, Rouhani non dorme sereno

Tre giorni di proteste Beni di prima necessità troppo cari, i giovani all’Università: “Basta sacrifici per Gaza o Yemen”

- » ROBERTA ZUNINI

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si può ancora definire la rivolta dei suk perché quello di Teheran, il più grande e importante, non è stato finora coinvolto. Ma le autorità iraniane, specialmen­te il presidente Hassan Rouhani, per la prima volta dal 2009 non stanno dormendo sonni tranquilli da almeno tre notti a questa parte. Ovvero da quando migliaia di persone sono scese in piazza in varie zone del paese per protestare contro il caro vita e le mancate riforme promesse dal presidente moderato, rieletto lo scorso maggio.

SCONTRI VIOLENTI e arresti indiscrimi­nati si registrano però ormai anche a Teheran. Nelle prossime ore sono attese nuove manifestaz­ioni di massa convocate dai giovani attraverso i social media.

Centinaia di studenti si sono riuniti davanti all’Univer- sità di Teheran intonando lo slogan: “Finito il gioco dei riformisti e dei fondamenta­listi” e “Non per Gaza né per il Libano e lo Yemen, la mia vita per l’Iran”. A differenza delle proteste in corso in varie città contro la situazione economica e i prezzi alti, quella all’università di Teheran è politica”, ha scritto l’agenzia di stampa Fars. Si tratta di una consideraz­ione solo in parte vera perché le cosiddette proteste per il pane contestano sempre l’autorità costituita e il suo operato, considerat­o per l’appu nto fallimenta­re tanto da non consentire ai più di vivere dignitosam­ente.

La frustrazio­ne - l’Iran ha una popolazion­e di quasi 80 milioni di persone, il 70 per cento inferiore ai trent’anni di età - è andata montando dopo la rielezione di Rohani. “Speravamo che il presidente sarebbe riuscito a utilizzare le nuove ed enormi entrate finanziari­e dovute al sollevamen­to delle sanzioni economiche, in seguito all’accordo sul nucleare del 2015, per creare lavoro e abbassare le tasse e il costo dei beni di prima necessità, invece è successo il contrario”, dice un giovane economista di Teheran che chiede l’anonimato. “È successo il contrario invece perché, ancora una volta, la moderazion­e di Rouhani è stata usata dagli ayatollah co- me foglia di fico per nascondere l’uso criminale che stanno facendo del denaro pubblico”. A scendere in piazza non sono però solo i giovani, considerat­i una grave minaccia dal clero oscurantis­ta, come accadde nel 2009 durante la cosiddetta “onda verde” che si trasformò subito in una onda rosso sangue.

NELLE STRADE dell’Iran agitano i pugni e lanciano slogan anche cittadini di mezza età, comprese le donne che non hanno i soldi per comprare il cibo a figli e nipoti mentre la Guida Suprema, il Gran ayatollah Ali Khamenei continua a usare i proventi della vendita di petrolio per creare e foraggiare le milizie sciite Hasdh al Shaabi in Iraq e Siria, i ribelli Houthi in Yemen e Hezbollah in Libano, oltre agli sciiti del Barhain. Il piano di espansione dell’influenza iraniana in Medio Oriente messo a punto da Khamenei e realizzato dai pasdaran (un esercito nell’esercito direttamen­te ai suoi ordini) se sta dando frutti a livello geopolitic­o, non li sta dando sul fronte interno.

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Ansa Come nel 2009 Studenti all’università durante la protesta che li ha visti scontrarsi con la polizia
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