Di nuovo trasferiti gli addetti Almaviva
Per i giudici vanno reintegrati a Roma, ma l’azienda li rispedisce a Catania
Almaviva
non ne vuole proprio sapere: i dipendenti licenziati un anno fa e reintegrati dal Tribunale il 16 novembre non riavranno il loro originario posto a Roma.
Tre giorni fa, una nuova pronuncia dei giudici ha annullato lo spostamento a Catania di quei lavoratori. La scelta, disposta dal colosso dei call center subito dopo la riassunzione obbligata, era irregolare poiché non rispettava la procedura prevista dalla legge. In risposta all’ultima decisione dei magistrati, venerdì l’azienda ha inviato già una nuova lettera di trasferimento: i 143 lavoratori interessati dovranno quindi presentarsi nella sede siciliana già a partire dal 29 gennaio.
Ogni volta che i lavoratori ottengono una vittoria, Almaviva ha già pronta una contromossa. Tutto è partito a dicembre 2016, quando due giorni prima di Natale l’azienda ha licenziato tutte le 1.666 persone fino a quel giorno in servizio a Roma. Aveva proposto, per evitare l’allontanamento collettivo, un accordo che prevedeva la riduzione degli stipendi, ma i rappresentanti sindacali ri- fiutarono di firmarlo. Assistiti dagli avvocati Pier Luigi Panici e Carlo Guglielmi, in 153 hanno presentato ricorso contro i licenziamenti ( lo hanno fatto anche tanti altri, con diversi legali). Il 16 novembre, il Tribunale di Roma ha dato ragione a quei 153, ordinando ad Almaviva di reintegrarli subito: non si può licenziare solo perché i lavoratori non hanno voluto tagliarsi la retribuzione. L’azienda li ha ripresi, ma li ha spediti subito nella sede di Catania.
NEMMENO IL TEMPO di festeggiare la vittoria, questi addetti hanno appreso di dover fare le valigie, salutare la propria famiglia e trasferirsi in Sicilia. Un collegio formato dagli avvocati Filippo Aiello, Maria Matilde Bidetti, Andrea Circi, Carlo De Marchis e Giacomo Summa ha assistito la Slc Cgil in un nuovo ricorso contro questo sposta- mento. E anche in questo caso l’azienda ha avuto torto: Almaviva avrebbe dovuto, prima di procedere con il trasferimento, confrontarsi con il sindacato.
Di fronte a questa nuova sconfitta giudiziaria, i vertici dell’impresa dei call center hanno poche ore dopo comunque ritrasferito a Catania 143 dipendenti reintegrati, ribadendo nella lettera che gli uffici di Roma sono inoperativi ( anche se proprio nella Capitale, Almaviva ha ottenuto una recente commessa). Questa volta, per attenersi alla forma, l’azienda ha mandato una lettera anche ai sindacati, che però anche in questo caso non ci stanno. “Il contratto nazionale – spiega l’avvocato De Marchis – dice che i trasferimenti collettivi devono essere sottoposti a un esame congiunto con i sindacati, nel quale bisogna considerare la possibilità di ricorrere a strumenti alternativi quali il telelavoro o la remotizzazione. Che confronto si può avere su una decisione già presa dall’azienda?”.
In pratica, prima di spostare un gruppo di lavoratori da una sede all’altra, specialmente quando sono così lontane, bisogna valutare possibili alternative meno drastiche. È quindi possibile che nasca una nuova disputa giudiziaria.
La lettera
In 143 costretti ad allontanarsi da casa e famiglia Per la Cgil vanno prima cercate alternative