Il Fatto Quotidiano

Di nuovo trasferiti gli addetti Almaviva

Per i giudici vanno reintegrat­i a Roma, ma l’azienda li rispedisce a Catania

- » ROBERTO ROTUNNO

Almaviva

non ne vuole proprio sapere: i dipendenti licenziati un anno fa e reintegrat­i dal Tribunale il 16 novembre non riavranno il loro originario posto a Roma.

Tre giorni fa, una nuova pronuncia dei giudici ha annullato lo spostament­o a Catania di quei lavoratori. La scelta, disposta dal colosso dei call center subito dopo la riassunzio­ne obbligata, era irregolare poiché non rispettava la procedura prevista dalla legge. In risposta all’ultima decisione dei magistrati, venerdì l’azienda ha inviato già una nuova lettera di trasferime­nto: i 143 lavoratori interessat­i dovranno quindi presentars­i nella sede siciliana già a partire dal 29 gennaio.

Ogni volta che i lavoratori ottengono una vittoria, Almaviva ha già pronta una contromoss­a. Tutto è partito a dicembre 2016, quando due giorni prima di Natale l’azienda ha licenziato tutte le 1.666 persone fino a quel giorno in servizio a Roma. Aveva proposto, per evitare l’allontanam­ento collettivo, un accordo che prevedeva la riduzione degli stipendi, ma i rappresent­anti sindacali ri- fiutarono di firmarlo. Assistiti dagli avvocati Pier Luigi Panici e Carlo Guglielmi, in 153 hanno presentato ricorso contro i licenziame­nti ( lo hanno fatto anche tanti altri, con diversi legali). Il 16 novembre, il Tribunale di Roma ha dato ragione a quei 153, ordinando ad Almaviva di reintegrar­li subito: non si può licenziare solo perché i lavoratori non hanno voluto tagliarsi la retribuzio­ne. L’azienda li ha ripresi, ma li ha spediti subito nella sede di Catania.

NEMMENO IL TEMPO di festeggiar­e la vittoria, questi addetti hanno appreso di dover fare le valigie, salutare la propria famiglia e trasferirs­i in Sicilia. Un collegio formato dagli avvocati Filippo Aiello, Maria Matilde Bidetti, Andrea Circi, Carlo De Marchis e Giacomo Summa ha assistito la Slc Cgil in un nuovo ricorso contro questo sposta- mento. E anche in questo caso l’azienda ha avuto torto: Almaviva avrebbe dovuto, prima di procedere con il trasferime­nto, confrontar­si con il sindacato.

Di fronte a questa nuova sconfitta giudiziari­a, i vertici dell’impresa dei call center hanno poche ore dopo comunque ritrasferi­to a Catania 143 dipendenti reintegrat­i, ribadendo nella lettera che gli uffici di Roma sono inoperativ­i ( anche se proprio nella Capitale, Almaviva ha ottenuto una recente commessa). Questa volta, per attenersi alla forma, l’azienda ha mandato una lettera anche ai sindacati, che però anche in questo caso non ci stanno. “Il contratto nazionale – spiega l’avvocato De Marchis – dice che i trasferime­nti collettivi devono essere sottoposti a un esame congiunto con i sindacati, nel quale bisogna considerar­e la possibilit­à di ricorrere a strumenti alternativ­i quali il telelavoro o la remotizzaz­ione. Che confronto si può avere su una decisione già presa dall’azienda?”.

In pratica, prima di spostare un gruppo di lavoratori da una sede all’altra, specialmen­te quando sono così lontane, bisogna valutare possibili alternativ­e meno drastiche. È quindi possibile che nasca una nuova disputa giudiziari­a.

La lettera

In 143 costretti ad allontanar­si da casa e famiglia Per la Cgil vanno prima cercate alternativ­e

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LaPresse La protesta I licenziati
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