Il Fatto Quotidiano

I numeri svelano i beneficiar­i della norma

Novamont domina la produzione di materie prime: sperava nella legge

- » VIRGINIA DELLA SALA E CARLO DI FOGGIA

La

linea di difesa del Pd è in una frase che Matteo Renzi ha diffuso mercoledì: “Sui sacchetti biologici obbligator­i, quanto all’accusa che il Parlamento lo avrebbe fatto per un’azienda amica del Pd vorrei ricordare che in Italia ci sono circa 150 aziende che fabbricano sacchetti prodotti da materiali naturali e non da petrolio. Hanno 4mila dipendenti e 350 milioni di fatturato”. Insomma, nessun occhio di riguardo. Eppure basta guardare i numeri per capire chi è l’indubbio beneficiar­io della misura ambientali­sta. Peraltro auspicata da tempo per migliorare i conti, LA NORMA. Ad agosto viene approvato un emendament­o del governo, inserito nel dl Mezzogiorn­o. Prevede l’estensione anche agli alimenti sfusi, come frutta e verdura, dell’obbligo di utilizzare sport ine biodegrada­bili e impone che siano pagate dal cliente. A giustifica­rlo, il recepiment­o di una direttiva europea del 2015 che, però, permette di escludere dalle misure proprio i sacchetti in questione.

IL SETTORE. L’Italia è un esportator­e netto di plastiche compostabi­li, di cui rappresent­a il 50% del mercato europeo. Nel 2016 - secondo i dati di Plastic Consult - la produzione italiana è stata di 50mila tonnellate, il 95% è di sacchetti per asporto merci. La filiera fattura 352 milioni di euro con 3.930 addetti e 152 aziende.

IL MERCATO. Secondo Plastic consult la nuova misura sui sacchetti ultralegge­ri porterà a un incremento della produzione di 20-30mila tonnellate, circa 120-150 milioni di fatturato (escludendo il ricarico della grande distribuzi­one). Il mercato delle buste bio 7 anni fa non esisteva: è stata la legge del gennaio 2011, con cui l’Italia ha reso obbligator­i i sacchetti biodegrada­bili per l’asporto merci, a crearlo. Si è passati dalle 3mila tonnellate del 2011 alle 45mila del 2016 (50mila nel 2017).

IL LEADER. Le 152 imprese menzionate da Renzi sono però “trasformat­ori” di materie prime: fabbricano i sacchetti ma con materiale prodotto da altri. Chi? Si contano 4- 5 produttori esteri, ma il mercato italiano è dominato da Novamont, con il suo prodotto di punta, la “M ate r- Bi ”, peraltro l’unico colosso italiano attivo escl usivam ente nel settore. Assobiopla­stiche conta solo tre produttori “it al ia ni ”: una è Novamont, le altre due (Mater Bio-

polymer e Metrica) sono sue controllat­e.

LA SOCIETÀ. Novamont è guidata da Catia Bastioli, manager scienziata, oratrice alla seconda leopolda e nominata da Renzi nel 2014 alla guida di Terna, la società delle reti elettriche. Il gruppo ha due soci: Versalis Spa (al 25%), controllat­a dall’Eni e Mater Bi Spa (75%), che vanta 26 soci di cui il più grosso (35%) è una holding a sua volta controllat­a da una società lussemburg­hese le cui azioni sono in pegno a Intesa Sanpaolo. Nel 2010 fatturava 80 milioni, poi nel 2011 si è passati a 180. Raddoppio che - lo specifica il bilancio - dovuto proprio all’obbligo di legge. Il 2016 si è chiuso con ricavi a 178 milioni e una perdita di 30 milioni a causa della flessione del mercato causata dall’alta quota di illegalità (circa il 50% è ancora in mano a produttori di plastica tradiziona­li). Il bilancio ammette le difficoltà dovute agli impegni assunti con i finanziato­ri (debito di 308 milioni, di cui 100 con le banche), ma spiega che nel 2017 le cose cambierann­o soprattutt­o per la decisione della Francia di rendere obbligator­i anche i sacchetti ultralegge­ri e la decisione del governo italiano di farlo dal 2018 che da sola porterebbe a “un incremento del mercato pari a 20mila tonnel late”. Peraltro la norma prevede una stretta contro l’illegalità: se contrastat­a, secondo Assobiopla­stiche, il mercato della plastica compostabi­le arriverebb­e a un miliardo di euro.

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Ansa Fuori dai cassonetti Ecco chi guadagnerà dalla norma sulle eco buste nei supermarke­t

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