“Cibo scadente”: Vigili del fuoco in rivolta contro la chiusura delle mense in caserma
IL PRANZOnon è più quello di una volta in molte caserme periferiche dei Vigili del fuoco. Dal primo gennaio, sono state tagliate le mense interne nelle strutture con meno di 15 dipendenti e sostituite con il sistema dei buoni pasto o con i catering consegnati dalle ditte esterne incaricate. Il risultato di questi primi quattro giorni è una serie di disservizi segnalati dai sindacati in varie zone d’Italia, soprattutto in Toscana, nelle Marche, in Emilia-Romagna e Calabria.
LE TESTIMONIANZE parlano di agenti che hanno ricevuto il cibo arrivato freddo in vaschette di plastica e non avevano nemmeno un fornetto a microonde per scaldarlo; altri che non ha avuto indicazioni sugli ingredienti e, avendo allergie, hanno preferito non mangiare per paura di stare male e altri ancora che hanno dovuto anticipare la ricevuta del ristorante perché i ticket arriveranno il prossimo mese, dopo che saranno conteggiate le presenze effettive. I vigili del fuoco di Siena hanno dovuto cucinare direttamente in divisa, per essere pronti a eventuali missioni d’emergenza. Insomma, l’impatto non è stato leggero, anche considerando che il corpo lamenta da tempo una carenza di organico. La Cgil e la Cisl hanno quindi chiesto un incontro urgente all’amministrazione dei Vigili del fuoco; l’Unione sindacale di base sta avviando la mobilitazione. “Fino a pochi giorni fa - spiega Costantino Saporito, sindacalista Usb - ogni caserma aveva un cuoco all’interno. Questo per rispondere a due esigenze. Innanzitutto garantire l’apporto calorico necessario per svolgere il nostro lavoro, che è molto fisico e si svolge su turni di 12 ore. Inoltre, abbiamo bisogno di flessibilità: non sappiamo a che ora riusciamo a pranzare, dipende dalle chiamate che abbiamo. Il sistema del pasto veicolato non viene incontro a queste esigenze”. C’è poi un problema occupazionale: in Toscana, riferiscono i sindacati, 24 cuoche hanno perso il lavoro e altre 42 in Sicilia.
IL NUOVO MODELLO deriva da una direttiva del ministero dell’Interno firmata nel 2002 con Cgil, Cisl e Uil. Un accordo, aggiornato ad aprile 2017, che ha disposto, nelle sedi centrali, il mantenimento delle mense che invece sono state soppresse in quelle più piccole. Secondo il capo dipartimento dei Vigili del fuoco Bruno Frattasi, è troppo presto per trarre un bilancio della nuova organizzazione: “Queste ditte erogano il servizio da appena tre giorni – dice al Fatto – se è vero che ci sono stati problemi ce ne faremo carico, ma in così poco tempo queste osservazioni sono troppo severe. I pasti erogato sono individuati attraverso precise indicazioni dietetiche previste dai bandi. Poi non escludo che qualcuna abbia fornito un servizio scadente, e in quei casi potremo arrivare anche a rescindere il contratto”. Guardando ai conti, il risparmio è di circa 2 milioni di euro. “Sono economie di gestione – aggiunge Frattasi – che alimentano il fondo per il riordino delle carriere: per intenderci, i Vigili del fuoco se li troveranno in busta paga”.