Il Fatto Quotidiano

Piano impossibil­e: senza l’imposta l’azienda non regge

La Rai ha perso pubblicità negli anni. Oltre la partita di giro resta solo il segnale a B.: sulla tv decide lui, non Gentiloni

- » CARLO DI FOGGIA

Il piano di Matteo Renzi per abolire “l’odiata tassa” segue due direzioni, gentilment­e recapitate a Repubblica:“‘ Lo Stato supplirà al canone trasferend­o tra un miliardo e mezzo e due miliardi all’azienda. È la stessa cifra che chiedevamo ai cittadini’ (...) Cifra che dovrà ridursi fino a scomparire, appena la Rai si sarà consolidat­a nel nuovo mercato pubblicita­rio, libero dai tetti del passato”. I tetti sarebbero quelli pubblicita­ri imposti alla Rai dalla legge. Problema: senza il canone la Rai non reggerebbe, e già così non se la passa bene.

I CONTI. Nel 2016 il governo Renzi ha inserito il canone nella bolletta elettrica prevedendo di destinare l’extragetti­to per il 67% alla Rai (dal 2017 è sceso al 50%) e trattenend­o il resto. Sono stati incassati due miliardi (+16% sul 2015), con l’evasione passata dal 30 al 6%. Alla Rai sono arrivati 1,88 miliardi, 272 milioni in più rispetto alla media storica, di poco inferiore agli 1,7 miliardi. Nel 2017 la quota di extra-gettito si è ridotta e il canone è sceso da 100 a 90 euro (nel 2015 era di 113). A conti fatti, il governo ha fatto cassa e alla Rai rimarranno 1,6 miliardi e dispari, più o meno come prima della riforma. L’incasso totale del canone dovrebbe essere di 1,8 miliardi, per il 2018-2019 le previsioni sono al ribasso.

IL TETTO. Per farla vivere di sola pubblicità, Renzi vuole far saltare il tetto oggi imposto alla Rai, mandando così un messaggio bellicoso a Mediaset e a Silvio Berlusconi. Le cose sono p i ù c o mplesse. Oggi Viale Mazzini ha un doppio limite agli spot fissato dalla legge Gasparri ( governo Berlusconi II): uno orario (il 12%) e uno settimanal­e (il 4%) per il quale però si consideran­o Rai1, Rai2 e Rai3 nel loro insieme. Mediaset vuole invece che il tetto settimanal­e sia rispettato da ogni canale, con l’obiettivo di drenare pubblicità a Rai 1 (vale circa 100 milioni di euro di spot). Prima di Natale l’Agcom, l’authority per le comunicazi­oni, ha discusso un ordine del giorno del consiglier­e forzista Antonio Martusciel­lo che va in questa direzione. La decisione finale non è ancora arrivata. Il Biscione lamenta che il tetto al 4% è troppo alto, ma non è vero: era stato giustifica­to con la rivoluzion­e digitale che avrebbe moltiplica­to i canali riducendo la ristrettez­za di frequenze dell'analogico, ma non ha prodotto soggetti forti oltre Rai e Mediaset (La7 è imparagona­bile e non se la passa bene).

GLI SPOT. Non sembra che la Rai possa stare sul mercato e “fare piena concorrenz­a ai colossi privati come Mediaset” ( Repubblica dixit). La raccolta Rai langue. La Sipra - così si chiamava Rai Pubblicità - dieci anni fa incassava oltre un miliardo di euro, nel 2017 punta a fermarsi a 680 milioni, ma nel primo semestre aveva già perso l’8%. La discesa sem

bra inesorabil­e per l’invec- chiamento del pubblico e l’offerta televisiva poco appetibile. In generale, il mercato pubblicita­rio non è in via d’espansione e tende a contrarsi, il futuro è nella distribuzi­one mirata, la pubblicità sulla tv generalist­a è declinante (anche per Mediaset). Con un dettaglio: oggi Cologno Monzese ha il 65% del mercato (e la quota è in crescita), la Rai solo il 30%. Far saltare il tetto non porterà a un boom di raccolta per un’azienda priva di pay tv e che non è abituata a competere con un colosso che domina il mercato da anni, senza contare che molti utenti, liberati del canone, potrebbero usare i risparmi per sottoscriv­ere abbonament­i alle tv a pagamento (Mediaset Premium o Sky). In realtà il danno peggiore lo subirebbe l’editoria, la cui raccolta è scesa del 10% e un ampliament­o di quella Rai andrebbe ulteriorme­nte a suo danno.

IL RISULTATO. Renzi potrà rivendersi alle urne l’eliminazio­ne della tassa, sostituend­ola con un trasferime­nto statale (finanziato da tagli di spesa o altre tasse) ma non può andare oltre questa partita di giro se non vuole far fallire l’azienda facendo così un regalo a B.. È evidente che il messaggio è politico. Serve a far sapere a Mediaset (e al suo proprietar­io) - che spera in un Gentiloni bis, con cui ha ottimi rapporti - che sulla tv decide lui. Per questo non ha avvisato della sparata il ministro competente, Carlo Calenda (Sviluppo) con cui c’era stato un riavvicina­mento. Da tecnico d’esperienza Calenda sa bene che il piano di Renzi non sta in piedi. E ieri, irritato, lo ha fatto sapere.

 ?? Ansa ??
Ansa
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Viale MazziniMon­ica Maggioni e Roberto Fico
Viale MazziniMon­ica Maggioni e Roberto Fico

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy