Raggi e Sala: stesso rito, ma trattamento opposto
Entrambi scelgono l’immediato, saltando il gup: per la sindaca 5Stelle è uno scandalo, invece per quello del Pd è una non notizia da nascondere
C’è
giudizio immediato e giudizio immediato. O almeno, così sembra visto che la formula processuale scelta sia da Virginia Raggi sia da Beppe Sala è la stessa. Entrambi hanno optato – la sindaca di Roma tre giorni fa per l'accusa di falso in una nomina dirigenziale, quello di Milano il 5 dicembre scorso per falso ideologico e materiale per gli appalti sulla piastra Expo – per la rinuncia all'udienza preliminare. E tutti e due hanno usato parole analoghe per giustificare la propria scelta: una si è professata "certa" della propria "innocenza", l'altro si è detto "certo che verrà riconosciuta la mia innocenza". Lo stesso percorso processuale, entrambi rinunciano all’udienza preliminare nella quale, in teoria, potevano anche sperare in un proscioglimento; la stessa fiducia nel proprio operato. Ma il trattamento mediatico è stato differente: per la Raggi prime pagine di quotidiani e apertura dei telegiornali, per Sala appena qualche trafiletto nelle pagine interne dei quotidiani.
Ieri intanto è stata fissata per il 21 giugno la prima udienza del processo a carico della sindaca M5S, accusata dalla Procura capitolina di falso in relazione alla nomina - tramite un interpello - di Renato Marra alla guida della Direzione Turismo, mentre il fratello Raffaele, suo ex braccio destro, dirigeva il Dipartimento Personale. Una promozione, poi annullata, che sarebbe valsa a Renato Marra un avanzamento retributivo di 20 mila euro l’anno. Come previsto, con la scelta di andare al dibattimento la Raggi ha rimandato il processo a dopo le elezioi. Una strategia per evitare che le sue vicende giudiziarie venissero tirate continuamente in bal- lo dal Pd e dalle destre durante i comizi fino alle votazioni del 4 marzo. E separa il suo percorso giudiziario da quello di Raffaele Marra, indagato per abuso di ufficio per la stessa nomina del fratello. Per Sala invece la prima udienza è stata fissata il 20 febbraio, a sue settimane dal voto del 4 marzo.
In aula il 21 giugno Processo dopo le elezioni per la sindaca di Roma, il Comune non sarà parte civile
LA SCELTA della Raggi, di fatto, è coerente con l’atteggiamento Procura, che ha rinunciato a qualsiasi collegamento tra il presunto falso della sindaca – che riguarda proprio il ruolo svolto dall’allora capo del Personale nell’incarico al fratello – e il presunto abuso di Marra. Naturalmente quest’ultimo potrà essere chiamato a testimoniare dalla Procura nel processo alla sindaca. Lei, probabilmente, porterà come testimoni alcuni assessori e dirigenti comunali che hanno partecipato alla preparazione del bando per la macrostruttura dei dirigenti. Difficile prevedere i tempi ma difficilmente la sentenza arriverà prima di un anno.
Il Campidoglio intanto sembra intenzionato a non costituirsi parte civile in quanto Renato Marra, rimasto in carica per meno di un mese, non avrebbe percepito alcuno stipendio maggiorato. L’Avvocatura capitolina potrebbe comunque farlo in ogni momento qualora il giudice monocratico riscontrasse eventuali danni contabili nell’attività della sindaca.