Bonino e Tabacci Sono solo mestieranti della politica a caccia di un posto al sole
Per gli ambientalisti seri, non di maniera né di opportunismo (e sono ormai la maggioranza), la preoccupazione non è nè i pochi centesimi alla cassa, nè chi li produce. È che i nuovi sacchetti presunti biodegradabili possono esserlo anche solo per il 40%.
Fake news dunque, anche questa. Il restante 60 continuerà a inquinare forse ancora di più essendo conferiti - in libertà di coscienza, ambientalisti ligi! – ai materiali compostabili. Ai tempi del lancio della raccolta differenziata le aziende a ciò preposte distribuirono appositi ki con sacchetti in carta e rinforzo in cartoncino per assorbire l’umido. Chi li ha più visti? Non ne risulta traccia e nei contenitori dell’organico, da allora, confluisce plastica, più o meno biodegradabile. Una seria politica richiederebbe la totale abolizione della plastica per questi usi effimeri e l’introduzione di tassazioni elevate per altri contenitori, in maniera da incentivarne, spontaneamente, il riuso plurimo.
Per pochi voti, i Radicali si alleano con gli storici avversari
La Bonino, paladina di due tra le più grandi conquiste di civiltà del dopoguerra, il divorzio e l’a bort o, combattendo battaglie belle toste, soprattutto contro la Democrazia cristiana, nemico numero uno dei radicali, che vedeva in loro la personificazione di Satana. Oggi, pur di accaparrarsi l’ennesimo scranno, trova finalmente accoglienza. Dove? Ma con quello che rimane della Dc, ovviamente. Proprio il vecchio e acerrimo nemico. Vabbè che in questo paese prende milioni di voti uno che ha avuto per anni contatti stretti col mondo mafioso, ma la Bonino con la Dc, pare davvero surreale.
Andare a votare per destabilizzare il sistema
Mancano solo due mesi alle prossime elezioni politiche e mi sembra che ci si avvii stancamente a un ap- LA VICENDA TABACCI-BONINOci fa capire in quali condizioni si è ridotta la politica nel nostro Paese. Ormai non ci sono più incompatibilità, steccati ideologici, prese di posizione conttrarie che possano impedire un “apparentamento di convenienza”. Quello che fino a pochi anni fa veniva considerato impossibile adesso è la norma. L’inciucio, parola una volta negletta, adesso è considerato una prova di maturità politica, il fatto che un democristiano “salvi” i Radicali da una disagevole situazione non ha suscitato nessun clamore né da una parte né dall’altra. Quello che ci aspetta dopo il 4 marzo è fin troppo facile da prevedere. Vada pure a votare, chi ne ha voglia, ma non si faccia illusioni sul valore della sua scelta, temo che, come vada vada, nessuno ci potrà salvare da un governo di larghe, se non larghissime, intese. CARO MAURO, la parola inciucio è fin troppo abusata, lasciamola dunque a ciò che merita davvero: in particolare alla tessitura di trame segrete e intenti più o meno nascosti. Qui, invece, è tutto fin troppo alla luce del sole: mestieranti vecchi e giovani della politica, che trovano sempre una maniera nuova per riciclarsi. Solo che a furia di girare e riposizionarsi, si sono ormai dimenticati da dove vengono. Così arriva persino la lista radical-dc.
L'operazione Bonino-Tabacci è soltanto in ordine di tempo l'ultimo caso di cespugli e gruppetti che si sono riorganizzati in questo modo. Con la sola differenza che qui non ci troviamo di fronte ai soliti alfaniani e verdiniani abituati a saltare di carro in carro, ma al vecchio cattolico - che votò contro il divorzio - a sostegno della leader radicale e abortista. Ci guadagnano tutti, non perde nessuno: i pochi che avrebbero potuto puntamento che, invece mette nelle nostre mani, nonostante quella autentica porcata del “Rosa tellum”, l’onere e l’onore di scegliere da chi farsi governare. Mi piacerebbe, e nel mio piccolo mi impegno in tal senso, che, nonostante le previsioni circa l’astensionismo, si recasse a votare una percentuale di elettori almeno pari a quelli che hanno partecipato al referendum del dicembre 2016.
Credo che una così alta partecipazione potrebbe destabilizzare i avere qualcosa da ridire (Dellai e gli altri membri di Centro Democratico), si sono già accasati altrove con la ministra Lorenzin e la nuova Margherita. Di che stupirsi, allora: se qualcuno lo fa, forse è solo perché li aveva sopravvalutati. Nonostante tutto, però, l'appuntamento del 4 marzo non va sminuito: alla fine sono sempre i cittadini ad avere l'ultima parola, e se avremo ancora larghe intese sarà comunque per la mancanza di una maggioranza alternativa (che è pur sempre, in qualche modo, indicazione della volontà popolare). In fondo, le manovre di questi ultimi giorni, equilibrismi spericolati per accaparrarsi uno 0,1% di voti in più, non fanno altro che confermarlo. conti di chi spera nell’astensione per continuare a lucrare su rendite di posizione e garantire i soliti interessi.
Occorrono altri due requisiti per far sì che la sorpresa si realizzi ovvero ricordarsi di chi ci ha governato negli ultimi 20 anni (il come è sotto gli occhi di tutti) e non dimenticarsi di chi voleva sfregiare la “nostra Costituzione” e ci sta impedendo di scegliere i nostri rappresentanti. I Cinque Stelle chiedono agli eletti un impegno di 150mila euro nella eventualità di cambio partito. Proposta bizzarra, costituzionalmente bocciata, ma a mio giudizio seria ed efficace: la serietà degli eletti non si baratta con i soldi ma quando scandalosamente questi personaggi per nobili e meno nobili motivi saltano il fosso trovo giusto e corretto pagare dazio. DIRITTO DI REPLICA
Gentile direttore, nell’ultima parte dell’intervista resa al suo giornale dal dott. Sebastiano Ardita si legge che il nuovo ordinamento penitenziario “fa cadere alcuni automatismi a chi è in regime di 41 bis (il carcere duro), con il risultato di consentire ai mafiosi condannati di tornare in libertà”.
Mi preme precisare, in qualità di presidente della Commissione ministeriale che ha elaborato il progetto di riforma da cui lo schema di d.lgs all’esame del Parlamento ha preso le mosse, che la preoccupazione espressa è priva di qualsiasi fondamento.
Non vi è, né poteva esserci, alcuna novità concernente il c.d. carcere duro e gli automatismi preclusivi riguardanti i condannati per mafia. Non poteva esserci, perché la Delega per la riforma penitenziaria esordisce prescrivendo perentoriamente al legislatore delegato di escludere qualsiasi modifica relativa al regime del c.d. carcere duro previsto dall’art.41 bis (“Fermo restando quanto previsto dall’art.41-bis” ne è, infatti, l’incipit).
Non poteva esserci neppure in materia di automatismi, perché il criterio direttivo (85,lett.e) che impone l’“eliminazione di automatismi e preclusioni”, precisa espressamente che si debba fare eccezione “per le condanne per i delitti di mafia”. Mi fa piacere, pertanto, assicurare al dott. Ardita ed ai lettori dei suo giornale che i pericoli paventati non hanno ragion d’essere. Sarebbe peraltro importante, ora che la riforma viene sottoposta al vaglio parlamentare e alle valutazioni dell’opinione pubblica, che si ragionasse sulle scelte legislative effettivamente compiute per esprimere motivate riserve e costruttivi rilievi critici. Si dovrebbe responsabilmente evitare, invece, di agitare problemi che non esistono. Tanto più quando questi evocano allarmanti scenari, idonei soltanto- al di là delle intenzioni- a soffiare sulle braci di una insicurezza sociale già sin troppo diffusa.