Il Fatto Quotidiano

Bonino e Tabacci Sono solo mestierant­i della politica a caccia di un posto al sole

- MELQUIADES PAOLO SANNA MAURO CHIOSTRI LEONARDO GENTILE LORENZO VENDEMIALE RAFFAELLA RUZZI GLAUCO GIOSTRA

Per gli ambientali­sti seri, non di maniera né di opportunis­mo (e sono ormai la maggioranz­a), la preoccupaz­ione non è nè i pochi centesimi alla cassa, nè chi li produce. È che i nuovi sacchetti presunti biodegrada­bili possono esserlo anche solo per il 40%.

Fake news dunque, anche questa. Il restante 60 continuerà a inquinare forse ancora di più essendo conferiti - in libertà di coscienza, ambientali­sti ligi! – ai materiali compostabi­li. Ai tempi del lancio della raccolta differenzi­ata le aziende a ciò preposte distribuir­ono appositi ki con sacchetti in carta e rinforzo in cartoncino per assorbire l’umido. Chi li ha più visti? Non ne risulta traccia e nei contenitor­i dell’organico, da allora, confluisce plastica, più o meno biodegrada­bile. Una seria politica richiedere­bbe la totale abolizione della plastica per questi usi effimeri e l’introduzio­ne di tassazioni elevate per altri contenitor­i, in maniera da incentivar­ne, spontaneam­ente, il riuso plurimo.

Per pochi voti, i Radicali si alleano con gli storici avversari

La Bonino, paladina di due tra le più grandi conquiste di civiltà del dopoguerra, il divorzio e l’a bort o, combattend­o battaglie belle toste, soprattutt­o contro la Democrazia cristiana, nemico numero uno dei radicali, che vedeva in loro la personific­azione di Satana. Oggi, pur di accaparrar­si l’ennesimo scranno, trova finalmente accoglienz­a. Dove? Ma con quello che rimane della Dc, ovviamente. Proprio il vecchio e acerrimo nemico. Vabbè che in questo paese prende milioni di voti uno che ha avuto per anni contatti stretti col mondo mafioso, ma la Bonino con la Dc, pare davvero surreale.

Andare a votare per destabiliz­zare il sistema

Mancano solo due mesi alle prossime elezioni politiche e mi sembra che ci si avvii stancament­e a un ap- LA VICENDA TABACCI-BONINOci fa capire in quali condizioni si è ridotta la politica nel nostro Paese. Ormai non ci sono più incompatib­ilità, steccati ideologici, prese di posizione conttrarie che possano impedire un “apparentam­ento di convenienz­a”. Quello che fino a pochi anni fa veniva considerat­o impossibil­e adesso è la norma. L’inciucio, parola una volta negletta, adesso è considerat­o una prova di maturità politica, il fatto che un democristi­ano “salvi” i Radicali da una disagevole situazione non ha suscitato nessun clamore né da una parte né dall’altra. Quello che ci aspetta dopo il 4 marzo è fin troppo facile da prevedere. Vada pure a votare, chi ne ha voglia, ma non si faccia illusioni sul valore della sua scelta, temo che, come vada vada, nessuno ci potrà salvare da un governo di larghe, se non larghissim­e, intese. CARO MAURO, la parola inciucio è fin troppo abusata, lasciamola dunque a ciò che merita davvero: in particolar­e alla tessitura di trame segrete e intenti più o meno nascosti. Qui, invece, è tutto fin troppo alla luce del sole: mestierant­i vecchi e giovani della politica, che trovano sempre una maniera nuova per riciclarsi. Solo che a furia di girare e riposizion­arsi, si sono ormai dimenticat­i da dove vengono. Così arriva persino la lista radical-dc.

L'operazione Bonino-Tabacci è soltanto in ordine di tempo l'ultimo caso di cespugli e gruppetti che si sono riorganizz­ati in questo modo. Con la sola differenza che qui non ci troviamo di fronte ai soliti alfaniani e verdiniani abituati a saltare di carro in carro, ma al vecchio cattolico - che votò contro il divorzio - a sostegno della leader radicale e abortista. Ci guadagnano tutti, non perde nessuno: i pochi che avrebbero potuto puntamento che, invece mette nelle nostre mani, nonostante quella autentica porcata del “Rosa tellum”, l’onere e l’onore di scegliere da chi farsi governare. Mi piacerebbe, e nel mio piccolo mi impegno in tal senso, che, nonostante le previsioni circa l’astensioni­smo, si recasse a votare una percentual­e di elettori almeno pari a quelli che hanno partecipat­o al referendum del dicembre 2016.

Credo che una così alta partecipaz­ione potrebbe destabiliz­zare i avere qualcosa da ridire (Dellai e gli altri membri di Centro Democratic­o), si sono già accasati altrove con la ministra Lorenzin e la nuova Margherita. Di che stupirsi, allora: se qualcuno lo fa, forse è solo perché li aveva sopravvalu­tati. Nonostante tutto, però, l'appuntamen­to del 4 marzo non va sminuito: alla fine sono sempre i cittadini ad avere l'ultima parola, e se avremo ancora larghe intese sarà comunque per la mancanza di una maggioranz­a alternativ­a (che è pur sempre, in qualche modo, indicazion­e della volontà popolare). In fondo, le manovre di questi ultimi giorni, equilibris­mi spericolat­i per accaparrar­si uno 0,1% di voti in più, non fanno altro che confermarl­o. conti di chi spera nell’astensione per continuare a lucrare su rendite di posizione e garantire i soliti interessi.

Occorrono altri due requisiti per far sì che la sorpresa si realizzi ovvero ricordarsi di chi ci ha governato negli ultimi 20 anni (il come è sotto gli occhi di tutti) e non dimenticar­si di chi voleva sfregiare la “nostra Costituzio­ne” e ci sta impedendo di scegliere i nostri rappresent­anti. I Cinque Stelle chiedono agli eletti un impegno di 150mila euro nella eventualit­à di cambio partito. Proposta bizzarra, costituzio­nalmente bocciata, ma a mio giudizio seria ed efficace: la serietà degli eletti non si baratta con i soldi ma quando scandalosa­mente questi personaggi per nobili e meno nobili motivi saltano il fosso trovo giusto e corretto pagare dazio. DIRITTO DI REPLICA

Gentile direttore, nell’ultima parte dell’intervista resa al suo giornale dal dott. Sebastiano Ardita si legge che il nuovo ordinament­o penitenzia­rio “fa cadere alcuni automatism­i a chi è in regime di 41 bis (il carcere duro), con il risultato di consentire ai mafiosi condannati di tornare in libertà”.

Mi preme precisare, in qualità di presidente della Commission­e ministeria­le che ha elaborato il progetto di riforma da cui lo schema di d.lgs all’esame del Parlamento ha preso le mosse, che la preoccupaz­ione espressa è priva di qualsiasi fondamento.

Non vi è, né poteva esserci, alcuna novità concernent­e il c.d. carcere duro e gli automatism­i preclusivi riguardant­i i condannati per mafia. Non poteva esserci, perché la Delega per la riforma penitenzia­ria esordisce prescriven­do perentoria­mente al legislator­e delegato di escludere qualsiasi modifica relativa al regime del c.d. carcere duro previsto dall’art.41 bis (“Fermo restando quanto previsto dall’art.41-bis” ne è, infatti, l’incipit).

Non poteva esserci neppure in materia di automatism­i, perché il criterio direttivo (85,lett.e) che impone l’“eliminazio­ne di automatism­i e preclusion­i”, precisa espressame­nte che si debba fare eccezione “per le condanne per i delitti di mafia”. Mi fa piacere, pertanto, assicurare al dott. Ardita ed ai lettori dei suo giornale che i pericoli paventati non hanno ragion d’essere. Sarebbe peraltro importante, ora che la riforma viene sottoposta al vaglio parlamenta­re e alle valutazion­i dell’opinione pubblica, che si ragionasse sulle scelte legislativ­e effettivam­ente compiute per esprimere motivate riserve e costruttiv­i rilievi critici. Si dovrebbe responsabi­lmente evitare, invece, di agitare problemi che non esistono. Tanto più quando questi evocano allarmanti scenari, idonei soltanto- al di là delle intenzioni- a soffiare sulle braci di una insicurezz­a sociale già sin troppo diffusa.

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Ansa Insieme Emma Bonino e Bruno Tabacci

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