L’attacco dello skua, uccello-killer dei ghiacci
Le colonie di pinguini sfidate dai “gabbiani antartici”
L’attività
lavorativa è intensa e si lavora almeno dieci ore di fila, per sfruttare al massimo i pochi mesi di clima mite a disposizione. Si lavora anche la domenica mattina. Alla prima occasione sono andato a visitare una delle colonie di pinguini raggiungibili a piedi; approfittando di un passaggio in pick-up fin dove possibile, restano poi circa 3 chilometri a piedi. Il terreno è irregolare, coperto di neve fresca nella quale si affonda fino al ginocchio o di neve ghiacciata. Il profilo degrada dolcemente verso il pack fino agli ultimi 500 metri quando la pendenza si fa decisamente più ripida. A metà della discesa si inizia a intravvedere il sito scelto da questa colonia di pinguino di Adelia per la nidificazione. Uno strato orizzontale di rocce sovrasta il mare con un dislivello di pochi metri. Piccoli pigmenti neri distribuiti in modo casuale ma molto vicini tra loro rappresentano altrettante coppie di questa specie di piccoli pinguini in uno dei momenti dell’anno per loro più delicato: le uova stanno per schiudersi!
La sveglia mi ricorda di chiamare ogni ora via radio la sala operativa.
INIZIO A SUBIRE gli attacchi degli skua, per dimensioni simile al gabbiano, che nidifica nelle immediate vicinanze dei pinguini. La cruda legge della natura vuole che gli skua approfittino di una distrazione di uno dei genitori per rubare e mangiare l’uovo o, se già schiuso, il piccolo pinguino ai genitori.
Gli skua, territoriali, ti arrivano addosso all’improvviso e cercano di beccarti sulla testa, ma è sufficiente alzare un braccio per far si che rinuncino a sferrare il colpo!
Riesco finalmente a raggiungere la zona della colonia; la distesa delle circa 10.000 coppie di pinguini è a perdita d’occhio e rispettando il protocollo resto a una di- stanza minima di 30 metri. Mi siedo sulla neve. A questo punto gli skua mi lasciano in pace e mi sento accettato in un equilibrio tra queste due specie.
I pinguini comunicano tra loro con vocalizzazioni e con movimenti soprattutto della testa; posso distinguere discussioni “condominiali” da affettuose intese tra padre e madre.
Gli skua volano e vigilano costantemente su loro aspettando il momento propizio per affondare l’attacco. Vedo distintamente le uova nei rari momenti in cui il genitore si alza dalla cova e perfino pochi piccoli già nati!
A TURNO UN GENITORE lascia il nido per andare a procacciare cibo; cammina sgraziato sulle rocce ma, non appena ne ha la possibilità, si lancia scivolando sulla pancia riuscendo a percorrere anche diverse decine di metri.
La discesa dei cacciatori prosegue verso il pack sul quale dovranno poi camminare e scivolare per decine di chilometri. Tra andata e ritorno passeranno da 2 a 4 giorni e in questo tempo il partner resterà a covare senza mangiare nulla.
È la vigilia di Capodanno: nella stazione Mario Zucchelli i tavoli sono preparati, rigorosamente con tovaglie rosse. Piccoli sottogruppi abituati a lavorare fianco a fianco cercano di sedersi vicini ricreando una sorta di clima familiare. Avverto, come tutti credo, la mancanza della mia famiglia e della tradizio- ne e mi sento un po’ in colpa nei confronti delle mie figlie per non essere con loro. Inutile negare la difficoltà a restare indifferenti a queste emozioni ma anche questo contribuisce a rendere speciale questa avventura. Sguardi e sincere pacche sulle spalle da parte dei veterani valgono più di molte parole e mi scuotono da pensieri e immagini che avevo negli occhi. A mezzanotte ci si abbraccia tutti ed è bello farlo, guardandosi negli occhi. Forse, chissà, vedi in loro un padre, una madre o un figlio e qualche sguardo lucido si nota.
Caccia al cibo Le coppie con i piccoli si alternano nella cova e nel tenere al caldo i piccoli
*biologo