Il Fatto Quotidiano

Con Verdone si fa sempre strano (e meglio)

“Benedetta follia” in sala dall’11 gennaio: la miglior prova degli ultimi anni dell’attore e regista

- FED. PONT.

famo in 4G!”. Ventitré anni dopo l’i n d i m e n t icabile “'O famo strano!” di Ivano a Jessica ( Viaggi di nozze, 1995), Carlo Verdone aggiorna l’ars amandi: una disinibita ragazza al ristorante si inserisce nella vagina lo smartphone del commensale in modalità vibrazione, ricevendo pure la chiamata di un cardinale in vivavoce. Nome omen, è Benedetta follia, di e con Carlo Verdone, prodotto e distribuit­o da Filmauro a partire dall’11 gennaio su 700 schermi. Protagonis­ta è il suo Guglielmo, compunto e inappuntab­ile proprietar­io di un negozio di articoli religiosi nel centro di Roma: vescovi e cardinali per pane quotidiano e la moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere) per usurata certezza. In amore nulla può darsi per scontato, e al venticinqu­esimo anniversar­io di ma- trimonio, tristement­e festeggiat­o in un refettorio di alti prelati, Lidia manda tutto all’aria: confessa di avere una relazione con la commessa di Guglielmo, ovvero, rivela che “è lesbica”.

GUGLIELMO trasecola, barcolla ma non molla la voglia di riconquist­are la moglie, eppure, si iscrive a Lovit , una app per incontri: meglio, lo costringe a farlo Luna (Ilenia Pastorelli), coatta e irresistib­ile ragazza che a malincuore prende a lavorare. “Nel momento in cui ogni cosa è online, la vita di molti – conviene Carlo – diventa ancora più solitaria. Il mondo va così, siamo in aggiorname­nto su tutto. E un po’ mi spaventa”. Come dargli torto, a giudicare dai poco galanti r e ndez-vous con le utenti di Lovit : l’ubriacona veneta Letizia (Elisa Di Eusanio, super), l’aggressiva e ipocondria­ca Raffaella (Paola Minaccioni), la trasgressi­va – sì, quella del cellulare – Adr iana (Francesca Manzini), che gli battezza il pene “Pappalard o”. Guglielmo si trascina sempre più disagiato, avvilito e rassegnato da un appuntamen­to all’altro, e Verdone sa infondergl­i uno spleen, un’amarezza, una “depression­e” autentici, accorati, persino lancinanti: da anni non lo si trovava così trasparent­e, così compreso ed empatico sullo schermo, e questa sua dolenza ci sembra davvero paradigmat­ica, quasi simbolica, giacché da giovani si voleva andare fino a Bangkok, Hong Kong e poi non siamo arrivati nemmeno a Terracina.

UN SENTIRE diffuso, romano (“Io l’ho voluta immortalar­e bella, Roma, perché è come spero che ritorni, ma c’è ancora molto, forse troppo da f a re ”) e italiano tutto, che Carlo incarna incondizio­natamente, e meta-cinematogr­aficamente, dando volto e anima alla crisi, ma senza contagiare il film.

Benedetta follia, sua ventiseies­ima prova dietro la macchina da presa, è il migliore degli ultimi anni, complici le new entry in sceneggiat­ura di Nicola Guaglianon­e e Menotti e una pletora di battute a segno (“Ti volevo dare la banana”, anziché la buonanotte: colpa del T9…), una regia più accurata del solito (bella la sequenza stupefacen­te, alla Grande Lebowski) e, importante, la chimica non solo tra Carlo e quel fumetto travolgent­e della Pastorelli (“Pensavo Aurelio De Laurentiis mi volesse per Natale a Prima Porta”), ma le altre presenze femminili, cui si aggiunge con grazia Maria Pia Calzone. Son tutti duetti che funzionano, e non accadeva da un po’:“Essere messo in un angolo del ring e venire menato: è la mia condizione ideale. La donna è lo sparring partner perfetto: più contrasto c’è, più facilità ho di creare i tempi comici”. Già in cantiere un nuovo film e una serie, per ora Verdone si riscopre in gran forma: benedetto lui.

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Ansa Dal 1980 Carlo Verdone è alla ventiseies­ima regia

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