Uccisa Irina, avvocato anti-sistema : la giustizia a Kiev può attendere
Il legale aveva denunciato l’amnistia per l’assassino della sorella, nipote di un giudice
Morte violenta”, dice il referto dell'autopsia. Morta d’Ucraina, dice Maidan. Le coltellate sull'addome, sul collo e sul mento sono state inferte con ferocia sull’'attivista Irina Nozdrovskaya, ritrovata nuda in un fiume a nord di Kiev. La piazza è tornata per le strade a protestare “per i diritti di tutti contro i privilegi delle élite, per assicurare i responsabili alla giustizia”, la stessa che Irina, avvocato, 38 anni, ha cercato imperterrita per sua sorella, Svetlana Sepatinska.
Svetlana è stata investita ed uccisa il 30 settembre 2015 da Dmytro Rososhanskiy, consumatore abituale di stupefacenti, nipote del giudice della Corte di Vyshgorod, Kiev, che quella notte di due anni fa era ubriaco al volante.
INVECE DI CHIAMARE la polizia o l’ambulanza, davanti al corpo di Svetlana, Dmytro decide di chiamare suo zio, Serhi Kuprienko, per evitare responsabilità e galera. Ci sono voluti coraggio, ricerche e due anni per far valere le prove che lo hanno mandato in prigione, evidenze trovate dagli investigatori grazie alla caparbietà di Irina, che per ascoltare la sentenza dell’omicida di sua sorella ha atteso fino allo scorso maggio.
Condannato a 7 anni di prigione solo 8 mesi fa, Rososhanskiy stava per abbandonare il carcere con un’amnistia di fine anno, ma la domanda d’appello è stata respinta quando Irina ha agitato le acque mediatiche contro l’oblio, ricordando che sua sorella era morta per un reato commesso da un figlio dell’élite che agisce impunita nel paese. Gli occhi gonfi dal pianto, rossi come lo smalto sulle mani con cui si asciuga il viso rigato di lacrime, la giacca nera e la camicia bianca: è l’ultima immagine che esiste di lei viva, mentre in tribunale ringrazia “una delle poche corti d’Ucraina che hanno il coraggio di fare il loro lavoro”, dopo aver imprecato contro l'uomo bruno e immobile nella gabbia di vetro.
È IL 27 DICEMBRE, scrive su Facebook: “il killer di mia sorella celebrerà il nuovo anno dietro le sbarre”. Due giorni dopo Irina scompare, dopo aver chiamato sua madre a Vyshgorod, lo stesso paese della famiglia del giudice. del ponte da cui verrà gettata dopo essere stata pugnalata, del fiume in cui verrà trovata nuda e morta.
“La famiglia di Rososhansky la minacciava da anni apertamente, il padre del giovane le aveva recentemente promesso che avrebbe fatto una brutta fine”. L'avvocato dell’ong Global Office, Mustafa Nayyem dice che “dopo un esame preliminare, l’ipotesi dello stupro è stata eliminata. Non è un suicidio o un incidente. La famiglia è in situazioni psicologiche e finanziarie difficili, stiamo chiedendo a tutti di contribuire ai funerali per aiutare la figlia Anastasia e i genitori settantenni di Irina”.
I cartelli che i cittadini tornati per strada agitano nei dintorni dell’edificio della polizia nazionale, a via Volodymurska, nel freddo di Kiev, dicono: “Nessuna giustizia, nessuno Stato”. Il responsabile delle forze dell’ordine è stato aggredito dalla folla che brandiva a mani tese la foto dell’at tivista,
“nuova icona delle riforme incompiute”.
“Irina non era un avvocato famoso, né aveva legami importanti, la sua storia racconta tutto quello che c’è da sapere sulla rivoluzione incompiuta di Maidan. Combatteva affinché l’omicida di sua sorella rimanesse in prigione e non fosse perdonato solo perché la sua famiglia è ben connessa al sistema. Decine di vicende come la sua accadono ogni giorno qui: se sono ricchi e privilegiati, i criminali rimangono liberi”, scrive il giornalista di Hromadskie Internatio- nal, Maxim Eristavi. Impunito rimane l’omicida del suo collega Vyacheslav Veremiy, del magazine Vesti , irrisolta l’indagine per l'assassinio del giornalista Pavlo Sheremet. Ma adesso le pugnalate che hanno ucciso la ragazza hanno squarciato di nuovo la bandiera gialloblu che si agitava sulle barricate del 2014 e “l’omicidio di Irina ha provocato un terremoto di rabbia pubblica”.
Per l’u lt im o sangue innocente, la Maidan di guerra chiede le dimissioni del ministro dell’Interno, Arseny Avakov; quello degli Esteri, Pavlo Klimkin, ha dichiarato invece che questo omicidio è “una sfida per la società, per lo stato, per la protezione delle attiviste donne, per la giustizia”. Parole vuote, finte promesse, rispondono i manifestanti: sotto quel ponte da cui è stata gettata nuda, non c’è solo un avvocato della provincia di Kiev, c’è la storia di tutta l’Ucraina.
Maidan delusa La piazza che nel 2013 invocava la democrazia si ritrova ancora a fare i conti con i giochi di potere