Il Fatto Quotidiano

“Sconvenien­te anche se non c’è stato il reato”

L’ex commissari­o Consob: “Il politico deve stare attento a cosa dice e a chi ”

- » STEFANO FELTRI

Salvatore Bragantini, da ex commissari­o Consob che idea si è fatto della speculazio­ne di Carlo De Benedetti sulle banche popolari grazie alle informazio­ni ricevute dall’al lo ra premier Renzi?

Non se ne sa ancora abbastanza ma una cosa si può dire. È stato un comportame­nto sconvenien­te, non so se si è trattato di un reato. Commerciar­e su base di informazio­ni privilegia­te e non note al pubblico è un reato, ma la Procura di Roma ha ritenuto che non ci fosse alcun profilo di reato e ha chiesto di archiviare.

Cosa c’è stato di sconvenien­te?

Anche quando non era reato, comprare e vendere titoli in base a informazio­ni non pubbliche era ritenuto poco consono a un sistema di mercato ben funzionant­e, che allora non c'era. Pensi che negli an- ni Ottanta, Franco Piga, da presidente Consob, disse che non si sarebbe mai potuta introdurre in Italia una norma contro l’insider trading perché il mercato avrebbe smesso di funzionare! Allora succedeva che durante i cda in cui si prendevano decisioni, qualcuno sparisse alcuni minuti per telefonare al suo broker. Le persone dovrebbero comprare, negoziare e vendere sulla base delle stesse in- formazioni. È una norma sociale prima che giuridica.

Questo per quanto riguarda il finanziere, De Benedetti, nello specifico. Ma il politico che prende decisioni con ripercussi­oni finanziari­e come deve comportars­i?

Fa parte della sfera di azione del politico parlare con altri soggetti. E anche dopo aver preso la decisione può sentire il bisogno di confrontar­si con qualcuno. Non si può imporre al politico di non parlare con nessuno di questioni rilevanti per i mercati. Ma è un equilibrio delicatiss­imo, bisogna stare attenti a cosa si dice e a chi. Quando ero commissari­o Consob arrivammo a scrivere un richiamo al ministro del Tesoro di allora, nientemeno che Carlo Azeglio Ciampi, perché diede qualche dichiarazi­one alla stampa sul titolo Telecom a mercati aperti. E Ciampi certo non era uno speculator­e.

Il caso Renzi-De Benedetti rischia di diventare un bis di quello Boschi-Etruria?

Il rilievo del comportame­nto di Maria Elena Boschi è stato gonfiato strumental­mente. Ha fatto quel che fan tutti, anche se non va bene. In astratto è normale che un ministro si interessi a temi che toccano il proprio territorio. Quel che non è condivisib­ile è che Boschi si sia spesa per una banca in cui ricopriva un ruolo suo padre. I suoi comportame­nti sembrano spiegabili soprattutt­o con una miscela di ingenuità e di arroganza: ma farne uno dei grandi problemi delle banche italiane è stato assurdo. Unicredit non avrebbe mai comprato Etruria in stato pre fallimenta­re solo perché glielo chiedeva Maria Elena Boschi. Siamo in un pianeta lontano dal livello dei conflitto di interessi di un Berlusconi e non è emerso nulla di penalmente rilevante, ma anche qui c’è stato un comportame­nto sconvenien­te.

Però sicurament­e i conflitti di interessi su Etruria, con il tentativo di nasconderl­i e di limitarne le conseguenz­e negative sul consenso hanno condiziona­to tutta l’esperienza di governo diMatteo Renzi.

Su questo sono assolutame­nte d’accordo, è stato un errore. Peccato.

Tutti dovrebbero poter investire sulla base delle stesse informazio­ni. È una norma sociale prima ancora che giuridica

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Ansa Salvatore Bragantini
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