Il Fatto Quotidiano

OSCAR DEL PEGGIO, LE VINCITRICI SONO FEDELI E LORENZIN

- ▶ DANIELA RANIERI

Siccome Mariaele Boschi e Marianna Madia sono talmente scarse che non arriverebb­ero prime nemmeno in una ipotetica classifica dei ministri più scarsi, dopo accurato screening e aver espunti Padoan e Poletti ai quali abbiamo già dedicato delle monografie, decretiamo peggiori ministre dell’ultima legislatur­a Valeria Fedeli e Beatrice Lorenzin.

La sindacalis­ta Fedeli, priva di titolo di studio superiore quindi Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è l’allegoria umana dell’inadeguate­zza e dell’ipocrisia di una oligarchia di immeritevo­li che peraltro da anni ci ammorba con la insopporta­bile retorica del merito.

CHIARIAMO SUBITO: il problema non è che non sia laureata. Nemmeno Benedetto Croce lo era. E il tempo ha sepolto nell’oblio la ministra della “Buona scuola” Stefania Giannini, che pure era glottologa. Il problema è che lei è solo Valeria Fedeli, e che è stato proprio il renzismo, di cui è cinica emanazione (una sindacalis­ta avrebbe dato al finto rimpastino una spruzzata di sinistra) ad aver fatto del “merito” un caposaldo della marcia del Giglio su Roma (del resto sono noti i meriti di statisti come Boschi e Lotti).

Il 27 dicembre il ministero della Fedeli ha pubblicato un bando per il finanziame­nto dei “p r ogetti universita­ri di inte- resse nazionale”, che però, s’impone, devono essere presentati con una domanda scritta in inglese. Verrebbe da chiedersi quale logica sottenda questa scelta bislacca se a capo del Miur non ci fosse la Fedeli, a quanto pare neanche diplomata (quando è stata scoperta la finta laurea millantata in Scienze sociali ha obiettato tante e tali scuse prive di senso da costringer­e il suo staff a precisare che dopo le medie “ha fatto una scuola per conseguire il diploma di maestra nelle scuole materne che dura tre anni”, perbacco).

Il 20 dicembre il Consiglio di Stato ha stabilito che per insegnare in scuole d’infanzia e primarie è necessario avere una laurea in Scienze della formazione. Cioè, per fare la maestra al nido non basta il diploma di magistrale; per guidare il Ministero dell’Istruzio- ne, dell’Università e della Ricerca, sì.

Se al di là degli studi irregolari Fedeli avesse speso tempo a coltivarsi autodidatt­icamente, non avrebbe potuto scrivere, in una lettera al Corriere : “Sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse nelle aule scolastich­e ma prosegua...”. Né dire “offrire percorsi sempre più migliori” senza specificar­e, al limite, che è da intendersi “migliori sempre di più”. Renzi avrebbe potuto metterla al Lavoro: peggio del perito agrario Poletti, quello secondo il quale è meglio che i precari emigrino per non averli tra i piedi, non poteva fare. Fedeli è la ministra dell’alternanza scuola-lavoro, perpetrata in comunella coi geni del Jobs Act: studenti allontanat­i dallo studio vero e mandati, ovviamente senza paga, a passare prodotti alle casse dell’autogrill, pubblicizz­are eventi vestiti da elfi e renne, servire nei fast- food. Cioè a fare quel che faranno da grandi e da laureati se continuere­mo ad avere governanti del calibro di questi qui. Sempre che non decidano di seguire l’esempio della Fedeli: è meglio non studiare per accedere a poltrone prestigios­issime e stipendi d’oro. Quando sciorina le percentual­i dei non laureati con la faccia contrita, Fedeli è consapevol­e di essere tra questi? (A esser pignoli rien- tra anche in quel 35% di lavoratori impiegati in settori non adeguati ai propri studi, insieme agli ingegneri che fanno i pony express).

Su Lorenzin, diplomata classica quindi ministra della Salute, c’è poco da dire. Oltre che per l’imbarazzan­te fertility day per dare figli alla Patria, la ministra berlusconi­an-alfanian-renziana della Sanità ridotta allo sfascio passerà alla storia per aver imposto per decreto l’obbligator­ietà per 12 vaccini (poi diventati 10, a riprova del fatto che il numero era stato scelto a caso), senza una campagna di alfabetizz­azione medica ma a suon di multe per i dissidenti, così i no-vax ricchi possono continuare a non vaccinare i figli mettendo a rischio i figli degli altri. (Sia chiaro ai più duri di testa: noi siamo a favore delle vaccinazio­ni).

PER AFFIANCARE RENZI alle elezioni e sapendo di avere più padrini da ringraziar­e che elettori, ha appena lanciato Civica popolare, che già dal nome suggerisce come dentro ci sia il fior fiore della società civile più fresca: Cicchitto, Casini, De Mita nipote. Il simbolo è una peonia (Rutelli l’ha diffidata dall’usare la margherita, nelle cui fila si è formato uno come Renzi, per dire il lustro che comporta), “fiore petaloso nato dall’immaginazi­one di un bambino” (come, supponiamo, il programma, se esistesse). “Abbiamo vaccinato l’Italia”, ha detto sobriament­e Lorenzin ai microfoni del Tg, “ora vacciniamo gli italiani da populismi e incapacità”. Speriamo che lei e la Fedeli almeno siano servite allo scopo.

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