Verna lo dimostra: l’Ordine non serve a nulla
Il presidente non sa che l’Odg denuncia sempre gli abusivi. Se non sono famosi
Luigi
Einaudi fu governatore della Banca d’Italia e presidente della Repubblica senza mai manifestare inclinazioni grilline. Eppure fu lui a definire l’Ordine dei giornalisti “un comico nonsenso” e “un istituto assurdo e ridicolo, moralmente uno strumento di schiavitù”. L’Italia è uno dei pochissimi Paesi ad avere l’Ordine dei giornalisti, e da decenni ci si accapiglia sulla sensatezza della sua esistenza che solo Marco Pannella ebbe il coraggio di sfidare nel 1997 con un referendum abrogativo. Presidio insostituibile della libertà di stampa o retaggio fascista in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione? Né l’una né l’altra cosa. L’intervista al Fatto di ieri del presidente Carlo Verna autorizza a pensare che l’Ordine dei giornalisti sia solo una burla.
L’articolo 11 della legge isti- tutiva dice che l’Ordine “vigila per la tutela del titolo di giornalista, in qualunque sede, anche giudiziaria, e svolge ogni attività diretta alla repressione dell’esercizio abusivo della professione”. L’articolo 45 specifica: “Nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell’elenco dei professionisti ovvero in quello dei pubblicisti”, e la violazione “è punita a norma degli articoli 348 e 498 del codice penale”.
È EVIDENTE che, se Fabio Fazio condurrà talk show elettorali, non essendo iscritto all’Ordine dei giornalisti commetterà un reato. L’Ordine avrebbe l’obbligo di segnalare il reato alla magistratura ma Verna fa finta di niente: “So bene che dovrei intervenire per esercizio abusivo della professione, ma quando mi sono insediato ho detto subito che non avrei istruito procedimenti di questo tipo, che trovo anacronistici e inutili”. Gianluca Roselli gli chiede: “Ma come presidente dell’Ordine non ha l’obbligo di legge di int er v en i re ? ”. Risposta: “No , non è automatico, spetta a me decidere”. I giuristi la chiamerebbero “novazione”. L’articolo 361 del codice penale obbliga infatti i pubblici ufficiali a denunciare all’autorità giu- diziaria i reati di cui vengano a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni. La libertà di decidere caso per caso l’ha istituita, da oggi, Verna.
LE CONSEGUENZE delle incredibili parole del presidente dell’Ordine dei giornalisti sarebbero meritevoli di delibazione della Corte costituzionale. C’è chi può commettere il reato di esercizio abusivo della professione e chi no. Decide Verna. Infatti, sebbene il presidente consideri (giustamente) anacronistici i relativi procedimenti, l’Ordine persegue ogni giorno per quella violazione tanti piccoli blogger indifesi, convinti in buona fede, articolo 21 alla mano, di potersi definire giornalisti perché fanno i giornalisti. Come già spiegavano Einaudi e Pannella, il giornalismo è una professione ma anche un diritto c o s t i t u zi o n a l e . Limitarne l’esercizio con la disciplina di un ordine professionale contiene una contraddizione irrisolvibile. La via di mezzo di Verna è assurda: si persegue l’esercizio abusivo degli sconosciuti blogger ma non quello di Fabio Fazio. Viene da chiedersi: può spiegare il presidente Verna che cosa accadrebbe a un giornalista che, cogliendo l’occasione del “lodo Verna-Fazio”, si dimettesse dall’Or di ne continuando la sua attività professionale?
La posizione scelta da Verna, forse per non disturbare i manovratori della Rai, è talmente assurda da far sospettare che voglia aprire la strada al sacrosanto scioglimento dell’Ordine dei giornalisti. Unica conseguenza sensata della pilatesca decisione di esentare Fazio, ma solo Fazio, dal rispetto di una legge sbagliata.
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Twitter@giorgiomeletti