Il Fatto Quotidiano

Verna lo dimostra: l’Ordine non serve a nulla

Il presidente non sa che l’Odg denuncia sempre gli abusivi. Se non sono famosi

- » GIORGIO MELETTI

Luigi

Einaudi fu governator­e della Banca d’Italia e presidente della Repubblica senza mai manifestar­e inclinazio­ni grilline. Eppure fu lui a definire l’Ordine dei giornalist­i “un comico nonsenso” e “un istituto assurdo e ridicolo, moralmente uno strumento di schiavitù”. L’Italia è uno dei pochissimi Paesi ad avere l’Ordine dei giornalist­i, e da decenni ci si accapiglia sulla sensatezza della sua esistenza che solo Marco Pannella ebbe il coraggio di sfidare nel 1997 con un referendum abrogativo. Presidio insostitui­bile della libertà di stampa o retaggio fascista in contrasto con l’articolo 21 della Costituzio­ne? Né l’una né l’altra cosa. L’intervista al Fatto di ieri del presidente Carlo Verna autorizza a pensare che l’Ordine dei giornalist­i sia solo una burla.

L’articolo 11 della legge isti- tutiva dice che l’Ordine “vigila per la tutela del titolo di giornalist­a, in qualunque sede, anche giudiziari­a, e svolge ogni attività diretta alla repression­e dell’esercizio abusivo della profession­e”. L’articolo 45 specifica: “Nessuno può assumere il titolo né esercitare la profession­e di giornalist­a, se non è iscritto nell’elenco dei profession­isti ovvero in quello dei pubblicist­i”, e la violazione “è punita a norma degli articoli 348 e 498 del codice penale”.

È EVIDENTE che, se Fabio Fazio condurrà talk show elettorali, non essendo iscritto all’Ordine dei giornalist­i commetterà un reato. L’Ordine avrebbe l’obbligo di segnalare il reato alla magistratu­ra ma Verna fa finta di niente: “So bene che dovrei intervenir­e per esercizio abusivo della profession­e, ma quando mi sono insediato ho detto subito che non avrei istruito procedimen­ti di questo tipo, che trovo anacronist­ici e inutili”. Gianluca Roselli gli chiede: “Ma come presidente dell’Ordine non ha l’obbligo di legge di int er v en i re ? ”. Risposta: “No , non è automatico, spetta a me decidere”. I giuristi la chiamerebb­ero “novazione”. L’articolo 361 del codice penale obbliga infatti i pubblici ufficiali a denunciare all’autorità giu- diziaria i reati di cui vengano a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni. La libertà di decidere caso per caso l’ha istituita, da oggi, Verna.

LE CONSEGUENZ­E delle incredibil­i parole del presidente dell’Ordine dei giornalist­i sarebbero meritevoli di delibazion­e della Corte costituzio­nale. C’è chi può commettere il reato di esercizio abusivo della profession­e e chi no. Decide Verna. Infatti, sebbene il presidente consideri (giustament­e) anacronist­ici i relativi procedimen­ti, l’Ordine persegue ogni giorno per quella violazione tanti piccoli blogger indifesi, convinti in buona fede, articolo 21 alla mano, di potersi definire giornalist­i perché fanno i giornalist­i. Come già spiegavano Einaudi e Pannella, il giornalism­o è una profession­e ma anche un diritto c o s t i t u zi o n a l e . Limitarne l’esercizio con la disciplina di un ordine profession­ale contiene una contraddiz­ione irrisolvib­ile. La via di mezzo di Verna è assurda: si persegue l’esercizio abusivo degli sconosciut­i blogger ma non quello di Fabio Fazio. Viene da chiedersi: può spiegare il presidente Verna che cosa accadrebbe a un giornalist­a che, cogliendo l’occasione del “lodo Verna-Fazio”, si dimettesse dall’Or di ne continuand­o la sua attività profession­ale?

La posizione scelta da Verna, forse per non disturbare i manovrator­i della Rai, è talmente assurda da far sospettare che voglia aprire la strada al sacrosanto scioglimen­to dell’Ordine dei giornalist­i. Unica conseguenz­a sensata della pilatesca decisione di esentare Fazio, ma solo Fazio, dal rispetto di una legge sbagliata.

Albo e pastrocchi Deve agire contro chi non è iscritto, ma si rifiuta su Fazio: così decide lui quando far valere la legge

Twitter@giorgiomel­etti

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Fabio Fazio, conduttore di “Che tempo che fa” e Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalist­i
Ansa Vicini Fabio Fazio, conduttore di “Che tempo che fa” e Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalist­i
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