Rifiuti e trasporti: i nodi di Virginia
Dopo la spazzatura preoccupa la situazione di Atac. L’assessore si smentisce
Dopo lo smaltimento dei rifiuti, il trasporto pubblico ha tutti i requisiti per essere il prossimo tormentone sui mali di Roma destinato ad alimentare il dibattito della campagna elettorale. Ad appiccare il fuoco l’assessore capitolino alla Mobilità, Linda Meleo, che ha ammonito: “Se il concordato di Atac non dovesse andare a buon fine già dal 27 gennaio ci sarebbe il rischio di blocco del servizio”. Per poi tornare sui suoi passi: “Non c’è nessun rischio paralisi del servizio di trasporto pubblico”.
Entro fine gennaio l’Atac, la partecipata dei trasporti del Campidoglio, dovrà consegnare in tribunale il piano di riordino dei suoi conti per proseguire la procedura di concordato preventivo. Spetterà poi ai magistrati far votare ai creditori se accettare o meno la proposta su come spalmare in 5 anni il debito da 1,3 miliardi dell’azienda. Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni della Meleo, bersaglio da qualche mese anche degli stessi 5 Stelle.
Non si ferma intanto la polemica sui rifiuti. Ieri Virginia Raggi ha attaccato la Regione Lazio: “Il 22 ottobre l’Ama ha chiesto l’autorizzazione a conferire al di fuori della regione e Zingaretti ha sbloccato la richiesta solo dopo un mese”. La replica della giunta regionale, a guida Pd, parla di “confusione a 5 Stelle” sulle richieste per tre nuovi impianti di smaltimento. E il sindaco di Aprilia, dove si trova il Tmb in cui Ama smaltirà fino a 40 mila tonnellate nel 2018 per preservare Roma dall’emergenza, si dice “contrario” alla soluzione scelta. Oggi invece l’Abruzzo affronterà la possibile autorizzazione al conferimento di parte dei rifiuti romani in due suoi impianti.
Prosegue anche il braccio di ferro tra Campidoglio e go- verno per la nomina del nuovo commissario per la gestione del debito storico (dal 1957 al 2008) del Comune. “Il governo ci esclude”, incalza il titolare del Bilancio Gianni Lem- metti. Palazzo Chigi sembra intenzionato a procedere in autonomia alla nomina del nuovo commissario, il Comune aveva chiesto fosse la stessa Raggi, prima delle elezioni. La giunta M5S ha anticipato i fondi per la liquidazione di 160 milioni di fatture della gestione commissariale e ora chiede ora al governo chiarezza per non rimanere con un ente vacante, che ha 400 milioni di euro in cassa e 10 miliardi di debiti da sanare.
Stasera inoltre verrà rimosso il famigerato Spelacchio, che l’Anac ha stimato essere costato quasi 38 mila euro più Iva, pari a quanto ha speso il Campidoglio nel 2015 per due alberi di Natale.
Marcia indietro Meleo: “Dal 27 gennaio rischio blocco del servizio bus”. Poi: “No, nessun pericolo”