Il Fatto Quotidiano

Vendetta di Trump, Breitbart licenzia Bannon

Dalla rivista di estrema destra da lui fondata dopo le rivelazion­i sul Russiagate

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Da consiglier­e del principe e stratega dell’outsider che conquista la Casa Bianca, alla sconfitta che lo costringe a mollare tutto. È la parabola di Steve Bannon, che è arrivato a dare l’addio perfino Breitbart News, il sito d’informazio­ne di tendenze razziste e di estrema destra da lui diretto fino al momento dell’i mp eg no nella campagna elettorale di Donald Trump. È stato proprio il rapporto con The Donalda segnare i suoi giorni migliori e peggiori. Questi ultimi culminano con Fire and Fury, il libro-rivelazion­e sui vizi e miserie trumpiane del giornalist­a Michael Wolff. L’affo ndo più pesante, ovvero il riferiment­o agli incontri del rampollo Donald jr con i russi durante la campagna elettorale del 2016, definiti “non patriottic­i” e perfino “sovversivi” ( treasonous in inglese), arrivava proprio dall’ex collaborat­ore.

LA RISPOSTA di Trump non si era fatta attendere: il presidente aveva rispolvera­to il nomignolo negativo che aveva dato al suo ex collaborat­ore: Sloppy Steve – il perdente, quello che combina guai – con una scarica di tweet proprio da “fuoco e fiamme”.

A nulla era valsa la parziale marcia indietro, quando domenica scorsa l’ex stratega aveva precisato che le accuse di collusione con i russi non erano rivolte tanto all’ingenuo figlio di Trump (“con il Russiagat e verrà schiacciat­o come un uovo”, dice di lui nel libro di Wolff), quanto allo scaltro Paul Manafort, che era alla guida della macchina elettorale del magnate.

La parabola discendent­e si stava così per compiere. Indizio inconfutab­ile era arrivato dalle parole di Sarah Sanders, responsabi­le dei rapporti con i media del presidente, che invitava Breitbart a considerar­e l’estromissi­one del suo ex direttore. Martedì sera il sito pubblicava l’ annuncio del l’addio di Bannon, dal 2012 direttore esecutivo. Lui, che dopo il licenziame­nto dalla Casa Bianca nell’agosto 2017 era tornato a collaborar­e con la piattaform­a che aveva fondato, si è limitato a dire: “Orgoglioso dei risultati raggiunti in un periodo di tempo così breve”. Bannon era stato estromesso dal suo ruolo dopo otto mesi alla Casa Bianca perché il solco con la figlia di Trump, Ivanka (da lui definita “stupida come un mattone” in Fire and Fury) e suo marito Jared Kushner, con- sigliere prediletto del presidente, era diventato incolmabil­e: troppo nazionalis­ta, isolazioni­sta e anti-establishm­ent lui, troppo globalisti e repubblica­ni vecchia maniera loro.

“ADESSO SONO LIBERO, ho di nuovo le mani sulle mie armi”, aveva detto di sé nella prima intervista dopo il silurament­o. E infatti nei mesi successivi si è mosso sostenendo candidati radicali come Roy Moore, repubblica­no della sua scuola, poi sconfitto in Alabama dal democratic­o Doug Jones. Un ’ altra figuraccia che a The Donald non è proprio andata giù.

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Steve Bannon, fondatore di Breitbart e consiglier­e di Trump, che dopo la campagna elettorale lo volle alla Casa Bianca
Ansa Caduta libera Steve Bannon, fondatore di Breitbart e consiglier­e di Trump, che dopo la campagna elettorale lo volle alla Casa Bianca

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