Vendetta di Trump, Breitbart licenzia Bannon
Dalla rivista di estrema destra da lui fondata dopo le rivelazioni sul Russiagate
Da consigliere del principe e stratega dell’outsider che conquista la Casa Bianca, alla sconfitta che lo costringe a mollare tutto. È la parabola di Steve Bannon, che è arrivato a dare l’addio perfino Breitbart News, il sito d’informazione di tendenze razziste e di estrema destra da lui diretto fino al momento dell’i mp eg no nella campagna elettorale di Donald Trump. È stato proprio il rapporto con The Donalda segnare i suoi giorni migliori e peggiori. Questi ultimi culminano con Fire and Fury, il libro-rivelazione sui vizi e miserie trumpiane del giornalista Michael Wolff. L’affo ndo più pesante, ovvero il riferimento agli incontri del rampollo Donald jr con i russi durante la campagna elettorale del 2016, definiti “non patriottici” e perfino “sovversivi” ( treasonous in inglese), arrivava proprio dall’ex collaboratore.
LA RISPOSTA di Trump non si era fatta attendere: il presidente aveva rispolverato il nomignolo negativo che aveva dato al suo ex collaboratore: Sloppy Steve – il perdente, quello che combina guai – con una scarica di tweet proprio da “fuoco e fiamme”.
A nulla era valsa la parziale marcia indietro, quando domenica scorsa l’ex stratega aveva precisato che le accuse di collusione con i russi non erano rivolte tanto all’ingenuo figlio di Trump (“con il Russiagat e verrà schiacciato come un uovo”, dice di lui nel libro di Wolff), quanto allo scaltro Paul Manafort, che era alla guida della macchina elettorale del magnate.
La parabola discendente si stava così per compiere. Indizio inconfutabile era arrivato dalle parole di Sarah Sanders, responsabile dei rapporti con i media del presidente, che invitava Breitbart a considerare l’estromissione del suo ex direttore. Martedì sera il sito pubblicava l’ annuncio del l’addio di Bannon, dal 2012 direttore esecutivo. Lui, che dopo il licenziamento dalla Casa Bianca nell’agosto 2017 era tornato a collaborare con la piattaforma che aveva fondato, si è limitato a dire: “Orgoglioso dei risultati raggiunti in un periodo di tempo così breve”. Bannon era stato estromesso dal suo ruolo dopo otto mesi alla Casa Bianca perché il solco con la figlia di Trump, Ivanka (da lui definita “stupida come un mattone” in Fire and Fury) e suo marito Jared Kushner, con- sigliere prediletto del presidente, era diventato incolmabile: troppo nazionalista, isolazionista e anti-establishment lui, troppo globalisti e repubblicani vecchia maniera loro.
“ADESSO SONO LIBERO, ho di nuovo le mani sulle mie armi”, aveva detto di sé nella prima intervista dopo il siluramento. E infatti nei mesi successivi si è mosso sostenendo candidati radicali come Roy Moore, repubblicano della sua scuola, poi sconfitto in Alabama dal democratico Doug Jones. Un ’ altra figuraccia che a The Donald non è proprio andata giù.