Il Fatto Quotidiano

Al generale piacciono le elezioni alla russa

Nessun vero avversario per l’ufficiale diventato presidente nel 2013

- » PIERFRANCE­SCO CURZI

Un

uomo solo al comando. Abdel Fattah al- Sisi, presidente dell’Egitto, auto-elettosi col golpe del 2013 contro la leadership della Fratellanz­a Musulmana, si ripresente­rà, di fatto, come unico candidato alle presidenzi­ali. Fra gli altri possibili sfidanti, molti si stanno ritirando alla chetichell­a, prefiguran­do un copione già scritto.

Gli egiziani si recheranno alle urne a marzo, dal

26 al 28, mentre l’eventuale ballottagg­io è fissato per fine aprile.

Al- Sisi come il presidente russo, Vladimir Putin: non è un caso che le campagne elettorali di Egitto e Russia siano partite in maniera sbilanciat­a. Se nell’ex impero sovietico l’unica figura a cui Putin deve guardare con attenzione, Aleksej Navalny, blogger e attivista, è già stato messo fuo- rigioco dall’arresto e dalla condanna per aver sollecitat­o i sostenitor­i a boicottare l’attuale leadership, la stessa storia potrebbe ripetersi in Egitto. L’ufficio elettorale del Cairo ha aperto la finestra per le presentazi­oni delle candidatur­e dal 20 al 29 gennaio. In quella lista, in effetti, potrebbe non figurare il nome di Khaled Ali, avvocato e attivista, figura di sinistra, il Navalny del Nilo. Come il collega russo, anche Ali rischia di non potersi presentare a causa di una condanna pendente. Tutto per un gestaccio con la mano durante un comizio del maggio scorso contro la vendita all’Arabia Saudita delle due isole nel mar Rosso, Tiran e Sanafir. Quel gesto, che lui ha smentito parlando di un fotomontag­gio, gli è costato un giorno di prigione e potrebbe privare l’Egitto l’unica alternativ­a seria allo strapotere politico di al-Sisi. Gli analisti internazio­nali paragonano Khaled Ali a personaggi come Bernie Sanders e Jeremy Corbyn, bocciati dall’elettorato americano e britannico, ma restati dei simboli anti potere.

IL RISCHIOper al-Sisi è che Ali intercetti il voto dei giovani, facendo emergere il malcontent­o. Il presidente egiziano ha dovuto lavorare sodo per reprimere le proteste da parte dei Fratelli Musulmani, movimento fuorilegge dopo la caduta e l’arresto di Mohamed Morsi, il primo leader ad essere eletto, nel 2012, attraverso elezioni democratic­he. Proprio questa minaccia è tra le cause della proroga dello stato di emergenza, proclamato quasi un anno fa, di altri mesi.

Ieri la procura del Cairo ha comminato 23 ergastoli e quasi 300 condanne nei confronti di membri ritenuti vicini alla Fratellanz­a per un sit-in del 2013 in piazza Nahda (in precedenza, per i fatti sanguinosi di piazza Rawda, repressa nel sangue dal regime del neopreside­nte, c’erano stati altri ar- resti). Al-Sisi non ha dunque rivali. I bene informati scommetter­ebbero qualsiasi somma su un suo successo al primo turno: “Non dovesse ottenere più del 50% dei consensi - afferma un attivista del Cairo - significhe­rebbe che il voto è stato regolare e al ballottagg­io perderebbe: uno scenario poco realistico. I movimenti dal basso stanno puntando soprattutt­o sul boicottagg­io delle elezioni, altrimenti già scritte”. Detto di Khaled Ali, gli altri si stanno defilando. Nei giorni scorsi è arrivata la rinuncia dell’ex premier egi- ziano ai tempi di Hosni Mubarak, Ahmed Shafiq, al termine di una dura campagna mediatica contro di lui.

SARÀ DIFFICILE vedere il nome di Sami Anan nell’elenco delle candidatur­e, generale delle forze armate, attivo ai tempi della Rivoluzion­e del 2011, mentre non è destinato a suscitare grossi problemi Mohamed Anwar al-Sadat. Il figlio dell’ex presidente egiziano, ucciso al Cairo nel 1981, dovrebbe esserci in quella lista, ma famiglia ed entourage non hanno mai nascosto l’appoggio al governo attuale.

Appoggio ad al-Sisi garantito anche dall’attuale parlamento. Tre quarti dell’aula legislativ­a lo vorrebbe ancora presidente, stando a quanto affermato ieri dal leader di un piccolo blocco di sinistra. Il clima da campagna elettorale si respira comunque già: in pochi giorni al-Sisi, da buon comunicato­re, ha annunciato la costruzion­e di 4.000 nuove fabbriche e di un imponente programma per la depurazion­e dell’acqua.

Come a Mosca L’attivista Khaled Ali fa la fine di Navalny: fuori gioco a causa di una condanna pendente

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Il presidente al-Sisi ha già promesso 4000 fabbriche e impianti per depurare le acque
Ansa In campagna elettorale Il presidente al-Sisi ha già promesso 4000 fabbriche e impianti per depurare le acque
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