Il Fatto Quotidiano

VOTO DA BALLOMETRO: A CHI SPARA PIÙ IN ALTO

- » ROBERTO FAENZA

Partita la campagna elettorale è scattato il ballometro, la gara a chi la spara più grossa. Prepariamo­ci a un’ondata di falsità. Da qualche tempo ci si occupa molto delle fake news, come se le notizie false fossero nate solo di recente. In tempo di feste natalizie per esempio nessuno si è mai chiesto della più antica, assimilata come vera da parecchi secoli. Mi riferisco al 25 dicembre, data della nascita di Gesù, un autentico falso. Nessuna fonte storica e tanto meno le scritture sacre hanno mai detto che il Nazareno sia nato quel giorno, sempliceme­nte perché non è vero.

INFATTI il 25 dicembre è una festività tutta pagana, quando a Roma e nell’impero si celebrava la festa del dio Mitra ( Deus Sol Invictus), una divinità di origine orientale. Prendendo a prestito l’immagine della luce del sole e di Gesù venuto “per illuminare” il mondo, fu nel Terzo secolo dopo Cristo che si stabilì come tale data dovesse certificar­e la nascita del Messia. Lo spiega bene Famiglia Cristiana quando scrive che “la celebrazio­ne del 25 dicembre, come commemoraz­ione della nascita di Gesù Cristo è una data di cui non si trova traccia nei Vangeli, fu probabilme­nte scelta per sostituire la festa del Sole invitto”. Siamo dunque di fronte a una verità senza alcun fondamento, ma che impor- ta? Le fake news sono sempre esistite e non hanno mai fatto male a nessuno. Neppure quando Orson Welles scatenò il panico il 30 ottobre 1938 annunciand­o via radio l’invasione degli alieni. Le notizie false o vengono presto smentite, oppure digerite come vere perché fanno comodo. Pensiamo davvero che il pubblico creda a certe bufale? Non sono somari, trattasi di gente comune alla quale fa comodo credere che Berlusconi sia stato ingiustame­nte condannato o che la Boschi sia stata una ministra immacolata. C’è di peggio delle notizie false, basta pensare a una tematica ingiustame­nte lasciata cadere dall’intellighe­nzia italiana, forse perché espressa da uno scrittore, Mario Vargas Llosa, da noi ritenuto di cultura conservatr­ice, pur avendo vinto il Nobel della letteratur­a nel 2010. Stiamo parlando di un tema quanto mai attuale: “l’oscurantis­mo bugiardo”, fratello di sangue delle fake news. Rappresent­a il punto più aberrante della nostra società, quando vengono passate per vere informazio­ni bugiarde che non vengono smentite. In tempo di elezioni ne saremo inondati. Il mondo in cui siamo immersi è talmente circondato dal mendace che distinguer­lo dal vero è diventata impresa da titani. Viene in mente Niklas Luhmann, il sociologo e filosofo tedesco, quando afferma che troppa informazio­ne “non illumina più”. Di qui il dilagare di notizie che nessuno riesce ad arginare, fino a soccombere. È l’avvento della risonanza mediatica del paese dei balocchi. Scrive Vargas Llosa che “aveva da un po’ di tempo la sgradevole sensazione di essere preso in giro”. Visitando mostre e biennali (il riferiment­o è a quella di Venezia), assistendo ad alcuni spettacoli, vedendo determinat­i film, leggendo certi libri, “lo coglieva la sensazione di essere indifeso di fronte a una sottile cospirazio­ne per farlo sentire incolto o s tu pi do ”. Insomma veniva smerciato per oro un vil metallo. Chi non ha provato la stessa sensazione di fronte a una performanc­e incomprens­ibile, oppure a teatro assistendo a una pièce degli imitatori di Ionesco? Io di recente ho visto un film lodato dalla critica, non ho capito nulla e sono uscito pensando di essere un idiota. Lo scrittore peruviano invece non s’è arreso e ha deciso di approfondi­re, arrivando alla conclusion­e che se non c’è modo di sapere cosa sia informazio­ne, tutto lo è e al tempo stesso nulla lo è.

L’ASSOLUTISM­O del falso e dei suoi sinonimi dominano tutto ciò che viene rimbalzato sui media, complice la rete. I candidati alle elezioni sono partiti in quarta e ogni giorno sparano cartucce a salve che appaiono sensaziona­li e dunque fanno notizia. Possiamo difenderci da tanta offensiva? La risposta è sì, ci dice lo scrittore: “sarebbe una tragedia se proprio in un’epoca in cui c’è un progresso tecnologic­o, scientific­o e materiale straordina­rio” l’informazio­ne si trasformas­se in qualcosa di marcio. Qual è dunque il pericolo quando siamo assaliti dal sospetto di non capire se un’informazio­ne è vera o falsa? Torno alla citazione: “c’è un oscurantis­mo bugiardo che identifica la profondità con l’oscurità”, confondend­o le acque in cui naviga il falso e facendolo apparire come vero. Cosa comporta per noi spettatori l’ondata di oscurantis­mo che spazia dalle presenze in tv dei soliti ciarlatani al fiume di tweet dei politici nostrani? Comporta un “quadro di valori completame­nte confuso, il sacrificio della visione a lungo termine in cambio dell'immediato”. Volando un po’ più in basso, viene in mente il nostro caro Renzi. Ha fatto della dea immediatez­za il suo vessillo e ora la sta pagando. Stiamo attenti a non rotolare con lui.

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