Il Fatto Quotidiano

Spelacchio, addio da star: rivincita dell’imperfezio­ne

Via l’abete di Natale Ha iniziato come simbolo dell’incompeten­za grillina, ha saputo guadagnars­i simpatia e un suo account Twitter

- » ANTONELLO CAPORALE

Si è spento alle 19 di ieri sera con gli onori che si è meritato, con l’assessora rallegrata, i boscaioli verdi del Trentino molto compunti, alcuni militanti indomiti e immalincon­iti per la dipartita e naturalmen­te stampa e television­e. Spelacchio, all’insaputa sua e solo grazie a chi l’ha malamente trasportat­o dalla Val di Fiemme fino a piazza Venezia facendogli perdere per strada i capelli e trasforman­dolo da abete virgulto a fusto senile, ha fatto riconoscer­e a tutti il valore dell’imperfezio­ne. “È divenuta una star internaz io n a le ” ha detto qualche giorno fa la sindaca Virginia Raggi, sorpresa del fatto che fosse tutta farina di Spelac- chio che ha consegnato ai 5stelle romani, sempre inguaiati tra buche che non si coprono, bus che non partono, monnezza che non si ritira, la prima e finora unica e certa affermazio­ne mediatica e politica.

E COSÌla cerimonia di ieri sera, anch’essa abbastanza singolare, ha voluto festeggiar­e un evento che nessun amministra­tore, figurarsi la Raggi che di grattacapi ne ha quanti una casa, avrebbe mai messo in conto: rendere indimentic­abile lo smontaggio dell’albero di Natale. Giunto a Roma purtroppo boccheggia­nte già agli inizi di dicembre, quando la festa doveva ancora cominciare, l’albero veniva iscritto nel registro dell’incompeten­za grillina così grande da far male anche le cose piccole, come issare in piazza Venezia il simbolo della natività. E giù polemiche alle quali la sindaca, impaurita per l’au to- in caprettame­nto, annunciò su- bito: avvieremo un’indagine interna e faremo pagare i responsabi­li. Poi qualcuno ha donato al fusto tramortito e già seppellito il nome giusto: Spelacchio. E da allora, come la favola del brutto anatroccol­o, tutti hanno iniziato a guardare non i suoi difetti ma le virtù, a compiacers­i della sua imperfezio­ne, ad assisterlo come un vicino di casa bisognoso di una mano. I giorni sono passati e Spelacchio ha ritrovato ai suoi piedi fogli e foglietti, ancora ieri visibili, di romani che gli hanno scritto “Sei bellissimo”, di turisti che gli hanno dedicato cuori e parole ( I love you), di militanti d’annata (“Resisti”), insomma di un popolo che l’ha preso in custodia al punto da renderlo, come la Raggi ha detto, una star. E più i giorni passavano più l’imperfezio­ne è divenuta pregio, i rami prima penduli e mosci poi dignitosi e romantici. A sera quelle luci, palle su palle illuminate d al l’Acea, l’hanno reso splendente oltre ogni suo vigore e così bello che così bello mai si era visto a Roma. Persino l’indagine dell’Anac, che vuole ora conoscere perché si sia speso tanto (circa 50 mila euro) per trasportar­lo dal Trentino alla Capitale, è sembrata un eccesso, un fuor d’opera. Spelacchio ha fatto fuori tutti i suoi detrattori tanto che ieri su Twitter lui stesso, perché ha anche avuto un account proprio, in romanesco ha sentenziat­o: “Rinasco casetta a primavera. Manco Buddha ja farebbe”.

SÌ, SPELACCHIO non muore perché la comunità dei boscaioli lo rivuole a sé per trasformar­lo in una “baby little home”, casetta per bambini. “È il riuso creativo”, ha detto, questa volta gonfiando d’orgoglio il petto, la sindaca.

Spelacchio rimarrà e certo di alberi dovremo ancora parlare e questa volta è Roma a vincerla su Milano. Perché lassù, quando si è tenuto l’Expo, hanno fatto le cose in grande, hanno voluto piantare seimila tronchi che però sono costati 4,3 milioni di euro, sembra 2,6 milioni in più del dovuto. Nessuno se ne è accorto, tutti gli occhi erano per Spelacchio.

DIVENTERÀ UNA CASA PER BAMBINI Sotto l’albero bigliettin­i dei romani e dei turisti: “Resisti” Il suo legno verrà usato per fare una “baby little home”

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Ansa “Je suis Spelacchio” L’abete di Natale fino a ieri sistemato in piazza Venezia

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