Grasso: sì a Zingaretti e no al renziano Gori
LeU presenterà un suo simbolo e un suo candidato alle Regionali lombarde, mentre Pietro Grasso è stato spedito dall'assemblea degli iscritti del Lazio a trattare sul programma con il governatore uscente Nicola Zingaretti, mostrando un occhio di riguardo per l'ex segretario romano dei Ds ai tempi di Veltroni sindaco. L'attesa assemblea regionale di Liberi e Uguali in Lombardia, convocata a Cinisello Balsamo, ha impiegato meno di 30 minuti ad archiviare il file “alleanza con il Pd e sostegno a Giorgio Gori.doc”. Anzi per la verità non l'ha neppure aperto.
“NOI CI CHIAMEREMO' Liberie Uguali in Lombardia’ questo è il simbolo che è stato deciso”, hanno comunicato i vertici lombardi di LeU aprendo la riunione, che ha indicato poco dopo per acclamazione nel consigliere regionale uscente, Onorio Rosati, il candidato alla presidenza del Pirellone. “Siamo dalla parte giusta, quando diremo fuori da qui che LeU presenta la sua proposta per le Politiche e le Regionali, noi non diremo che andiamo da soli e non ci faremo dire che usciamo dal centrosinistra, perché il centrosinistra non esiste se non esiste la sinistra: ci mettiamo la faccia e vorremmo che Rosati fosse il volto di questa operazione, non lesinerà un solo minuto per dedicarsi a questa operazione complicata”, ha detto ispirato, rivolgendosi all'assemblea, Francesco Laforgia, capogruppo alla Camera di Art1-Mdp. E gli appelli all’unità dei “padri nobili” Romano Prodi e Walter Veltroni? “Tardivi e strumentali” li bolla seccamente Rosati, respingendoli ai mittenti.
Standing ovatione alle 21 tutti a casa. Il sindaco di Bergamo candidato alla Regione dal Pd, prefigurando la malaparata, aveva già commentato con largo anticipo la decisione della sinistra lombarda.
“FARANNO fatica a spiegarlo ai loro elettori che in larga misura fanno il tifo perché invece ci sia un lavoro comune: tra un distinguo sulla parola dello slogan elettorale e avere altri 5 anni di governo della Lega sicuramente preferiscono lavorare insieme”, ha commentato acido Gori che ora guarda avanti: “Ringrazio tutti quelli che si sono spesi in questi giorni per favorire un’intesa, noi andiamo dritti, continuiamo la nostra corsa e certamente lungo il percorso incontreremo molti elettori di sinistra che fa- ranno il tifo per noi”.
A Roma, invece, mandato a Pietro Grasso per un confronto politico e programmatico con Nicola Zingaretti per verificare la possibilità di un’intesa. Questa la proposta di Mdp, Sinistra Italiana e Possibile con cui si è aperta e chiusa l’assemblea di LeU Lazio alla presenza dello stesso presidente del Senato. Tocca al consigliere comunale di Sinistra italiana, Stefano Fassina, elencare le “co nd iz io ni ” da accettare poste al governatore per dimostrare il suo tasso di sinistrismo programmatico. In 6 mesi: piano rifiuti senza in- ceneritori; sostituzione del progetto di autostrada Roma-Latina con linee ferroviarie regionali a partire dalla Orte-Civitavecchia; revisione della legge regionale sulla rigenerazione urbana; sblocco del turnover e stabilizzazione e internalizzazione dei precari, un reddito minimo garantito per il reinserimento dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo; riduzione dei ticket nella diagnostica e nella specialistica, riacquisizione del Forlanini, del Santa Maria della Pietà e del San Giacomo.
“Ovviamente – av v e rt e Fassina – c'è una pre-condizione politica: nella coalizione di centrosinistra niente lista di moderati o candidati riciclati dalla destra”. Insomma, o noi o Beatrice Lorenzin e compagnia. La linea passa a via Rosa Raimondi Garibaldi, sede della presidenza del Lazio per la risposta.
Condizioni “romane” Per il via libera di LeU serve comunque un’intesa su alcuni punti del programma Gli appelli all’unità di Prodi e Veltroni sono tardivi e strumentali: le scelte compiute dal Pd sono un ostacolo insormontabile
ONORIO ROSATI