Il Fatto Quotidiano

Macron ci frega la Domus

- » DANIELA RANIERI

Non vorremmo sottolinea­re l’ovvio, men che meno rinfacciar­e al mondo lo sfarzo e la gloria di Roma, che è sempre cosa un po’ maschia e fascia e Dio ce ne scampi. Però. È successo che nella gita del presidente francese Macron a Roma, col nostro Gentiloni a far da Cicerone col suo “f ra n c es e fluente” ( Corriere) e il ministro della diciamo Cultura Franceschi­ni non francofono in qualità di spalla, il Re Sole in Dior sia stato condotto in visita privata alla Domus Aurea e si sia colà sentito in dovere di rilasciare alle agenzie e ai posteri una di quelle dichiarazi­oni che nell’epoca in cui i sovrani si facevano visita a vicenda si sarebbero stampiglia­te sui muri a imperitura memoria dell’onore reso da una Maestà all’altra.

“Èmagnifica”, ha concesso il Napoleone 2.0; a trovarle un difetto, giusto “un po’ umida ”, ma comunque“ispira ammirazion­e ”. Bontà sua.

Il Lolito di Francia, con quel faccino impertinen­te che fa venir voglia di arrotare la ghigliotti­na, ha poi chiarito che la favolosa dimora è “una testimonia­nza del genio europeo”. Sissignore, europeo.

L’incendio di Roma non fu opera di Nerone ma un vile atto populista teso a spaccare l’Unione Europea; così l’Imperatore, dopo un vertice a quattro con Vandali, Unni e Visigoti, decise di costruire un edificio che rimandasse in ogni sua pietra, statua o affresco il baluginio profetico del sogno di Ventotene. Ora, Macron è certamente uomo di cultura appassiona­to di antichità (senza offesa per la moglie), ma intestare all’Europa quello che fu senza dubbio romano dunque italico pare un po’ troppo, pure per uno che negli anni di scuola pensava a come coricarsi con la prof anziché a studiare.

Poiché nelle foto Gentiloni appare sempre leggerment­e inchinato, deferente come gli agrari quando hanno a pranzo il parroco, tocca a noi ricordare al Luigi Filippo II di Rothschild che mentre Nerone faceva piovere petali di rose dal soffitto della Casa d’oro, in quella terra brulla chiamata Gallia le capanne di paglia e fango venivano sostituite con legno e pietra solo grazie al genio romano, visto che Cesare l’aveva resa Provincia romanorum un secolo prima, come è scritto nel Debello galli

co, meraviglio­sa testimonia­nza di geni oromano come Aster ix e Obeli xl o sono incontesta­bilmente del genio francese.

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