Il Fatto Quotidiano

Trattano i telespetta­tori come bambini che capiscono zero

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dovere deontologi­co attenermi a un’informazio­ne il più possibile pluralista. E questa normativa la trovo francament­e fumosa e indecifrab­ile, soprattutt­o per quanto riguarda il compito che svolgo io. Parliamoci chiaro: io non chiederò mai a un giornalist­a, ospite del mio programma, cosa vota, come vota. È un’assurdità. Prima di tutto perché quando decido se invitare Tizio e Caio so molto bene come la pensano, politicame­nte parlando. E in virtù di questo, tenderò sempre a dare spazio a opinioni diverse per una buona riuscita della trasmissio­ne. Penso, inoltre, che queste nuove misure disciplina­ri siano un insulto nei confronti dello spettatore. L’Agcom sembra trattare i telespetta­tori come bambini, come se loro non sapessero distinguer­e tra un ospite e un altro, tra un’opinione e un’altra; se lo spettatore trova troppo schierato un giornalist­a, cambierà canale. Personalme­nte, non credo di aver bisogno di queste norme precauzion­ali, mi attengo alle regole del mio codice deontologi­co.

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Alla guida di “Piazza Pulita” su La7

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