Il Fatto Quotidiano

SE LOTITO SARÀ CANDIDATO, RIMPIANGER­EMO PERFINO RENZI

- » ANTONIO PADELLARO

C’è

qualcosa di ( molto) peggio della campagna elettorale della politica: la campagna elettorale del calcio. Tutti ricordiamo la tragica serata della indegna partita con la Svezia, gli Azzurri buttati fuori dai mondiali e il mondo che ci ride dietro.

“FIGC, LOTITO spacca tutto e torna il rischio commissari­o. Caos totale nella corsa per il dopo Tavecchio”.

C’È QUALCOSAdi (molto) peggio della campagna elettorale della politica: la campagna elettorale del calcio. Tutti ricordiamo la tragica serata della indegna partita con la Svezia, gli Azzurri buttati fuori dai mondiali, il mondo che ci ride dietro, le lacrime di Buffon, la cacciata di Tavecchio il creatore di Opti Poba che mangia le banane, l’inutile cipiglio severo di Malagò e il grido disperato che si levò da tutti gli stadi d’Italia: mai più un’onta del genere. Figuriamoc­i. Due mesi dopo dal disastro eccoci passati alla farsa, preludio della comica finale. Infatti, nel casino generale spicca l’autocandid­atura di Claudio Lotito: nientemeno l’uomo che sussurrava a Tavecchio. Ora, non abbiamo né il tempo né lo spazio per celebrare le spettacola­ri gesta del presidente della Lazio, la cui frase memorabile resta quel fantastico “forza annamo a fa sta sceneggiat­a…”, pronunciat­a mentre tutto compunto stava per recarsi presso la Sinagoga di Roma a chiedere scusa per la storiaccia delle figurine di Anna Frank. In fondo però Lotito è quello che è e non fa nulla per nasconderl­o. Con la sua disarmante non ipocrisia egli ci racconta il vertice del calcio italiano nella sua ignominios­a autenticit­à. Un baraccone gestito unicamente per arraffare i tanti quattrini delle tv, spesso dilapidati ( o esportati) nell’acquisto di inguardabi­li bidoni stranieri. Il bello è che mentre trafficano nel mercato delle vacche (e dei capponi) questi allievi di De Coubertin straparlan­o di vivai per favorire la crescita (quasi inesistent­e) dei giovani talenti nostrani. Ma non appena un personaggi­o credibile si avvicina alla torta – in genere ex calciatori che hanno la colpa di non aver rubato o di conoscere l’uso dei congiuntiv­i come Demetrio Albertini, Damiano Tommasi, Alessandro Costacurta – subito gli si fa capire che è meglio girare alla larga. Nel frattempo la Nazionale rimane senza un Ct, circostanz­a accolta con un certo favore dagli addetti ai lavori poiché non schierarla ci evita ulteriori mortificaz­ioni. Accanto alle cronache sulla rissa furibonda in atto per arraffare Figc e Lega sui giornali troviamo anche le ipotesi di conti gonfiati nella strana vendita del Milan (“La Stampa”), passato dalle mani di Berlusconi a quelle di un cinese sul cui reale patrimonio si è aperto, è il caso di dire, un giallo. Mentre il “Corriere della Sera” annuncia che la Serie C è al collasso, devastata da “conti in rosso e stipendi che non arrivano”. Ecco perché disgustati dallo spettacolo del pallone ci rituffiamo con un certo sollievo nelle avventure di Renzi, Salvini e Di Maio. Anche con questi non vinceremo mai nulla, ma almeno lo sappiamo.

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

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