Il Fatto Quotidiano

Consip, il rinvio non disturba i manovrator­i

L’INCHIESTA Prorogata per non disturbare le elezioni I pm di Roma decidono di non decidere prima del 4 marzo Ma in ballo c’è pure il giudizio politico su Renzi, Pd e governo

- » MARCO LILLO

Estratto della nuova edizione del libro “Di padre in figlio” in edicola nelle città maggiori da ieri con nuove intercetta­zioni esclusive e un capitolo inedito

Vale la pena rieditare un libro uscito il 18 maggio 2017? Sì. Vale la pena perché a sette mesi dalla pubblicazi­one della prima edizione le domande poste nelle pagine de Di padre in figlio restano senza risposta nonostante l’inchiesta Consip della Procura di Roma vada avanti da un anno. Il procurator­e di Roma Giuseppe Pignatone, il procurator­e aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi (…) hanno deciso di non decidere prima delle elezioni né con una richiesta di archiviazi­one né di rinvio a giudizio. Così stiamo andando a votare per decretare chi debba guidare l’Italia fino al 2023 senza disporre di informazio­ni fondamenta­li per giudicare gli uomini che circondano Matteo Renzi. (…) Non possiamo quindi contare sulla magistratu­ra per sapere cosa hanno fatto davvero nel 2016 Tiziano Renzi e Luca Lotti oltre a Tullio Del Sette e Emanuele Saltalamac­chia, i generali che hanno guidato i carabinier­i in Italia e in Toscana fino a poche settimane fa.

A PRESCINDER­E da come si concludera­nno le indagini, si può sostenere che siamo davanti a una sconfitta epocale della magistratu­ra italiana.

(…) Entro il 4 marzo 2018 non sapremo se la Procura consideri il padre del leader Pd vittima o complice del suo amico Carlo Russo. Non sapremo se il “compare” 33enne di Tiziano (il papà di Matteo ha battezzato il figlio di Russo) sia un millantato­re che infangava il “Babbo” nazionale durante gli otto incontri registrati dai carabinier­i in cui parlava di affari con Romeo, negli uffici dell’imprendito­re campano nei pressi del Pantheon. Non sapremo quindi se “l’accordo quadro” scritto secondo i pm napoletani il 14 settembre da Romeo su un foglietto, poi strappato e ritrovato dal Noe il giorno dopo, fosse figlio di nessuno oppure avesse un “Babbo” alle spalle. La domanda non è proprio insignific­ante visto che quell’accordo prevedeva 30 mila euro al mese “per T” (Tiziano Renzi per il Noe) più altri 100 mila netti all’anno contrattat­i personalme­nte per sé da Russo. Noccioline per il ricchissim­o Romeo che portava a casa in cambio due incontri fondamenta­li per l’affare Consip, il primo con “L”, alias Luca Lotti, e il secondo con “M” alias l’allora amministra­tore delegato di Consip Luigi Marroni, sempre secondo il Noe. Tenuti da “T”, alias Tiziano, naturalmen­te.

Di certo finora c’è solo che Romeo era interessat­o a mettere le mani sulla fetta più grossa (609 milioni di euro) della torta complessiv­a di 2,7 miliardi della gara Fm4 indetta dalla Consip nel 2014 per gestire e pulire tutti gli uffici pubblici italiani.

POCHE SETTIMANEf­a i pm Ielo e Palazzi hanno chiuso proprio l’inchiesta sulla gara Fm4 contestand­o a 21 indagati una colossale turbativa di gara. La Procura ha inviato l’avviso, che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, a soggetti che nell’indagine di Napoli sembravano nemici giurati. In particolar­e l’imprendito­re piemontese Ezio Bigotti e il campano Alfredo Romeo, accusati a Roma di far parte di un accordo con altre società per spartirsi i 18 lotti della gara Fm4 senza vera competizio­ne. Romeo nelle graduatori­e provvisori­e era primo in tre lotti ma l’aggiudicaz­ione era ancora lontana. Nell’estate del 2016 cercava tramite Russo l’aggancio con il padre di Renzi perché temeva di essere fatto fuori per un cavillo dai nuovi vertici renziani della Consip. Quello che non sappiamo è se, per riuscire nell’intento, abbia davvero incontrato – insieme al solito Russo – Tiziano Renzi, come raccontato da Romeo stesso all’ex tesoriere del Pd campano, Alfredo Mazzei, amico dell’imprendito­re napoletano, il quale poi l’ha riferito a giornalist­i e ai pm.

CIRCOSTANZ­A che Romeo e Renzi senior negano in coro. Questo resta il punto focale dell’indagine. E per questo nella prima edizione del libro abbiamo pubblicato una telefonata del 2 marzo 2017 tra Matteo e Tiziano. Il segretario Pd temeva che l’incontro tra il padre e Romeo, come raccontato da Mazzei, ci fosse stato. Il “Babbo” dall’altro capo della cornetta negava cene al ristorante ma aggiungeva di non ricordare i bar. Non si trattava di una conversazi­one che poteva restare confinata nel tinello di casa Renzi come qualche commentato­re ha provato a sostenere. L’intercetta­zione tra padre e figlio andava pubblicata perché era fondamenta­le per capire il caso Consip.

Secondo alcuni giornali, la Procura la riterrebbe “non rilevante” ai fini dell’inchiesta. Quindi andrebbe distrutta e non pubblicata secondo le nuove norme appena varate dal governo Gentiloni.

Una tesi opinabile. Cosa c’è di più rilevante di un’intercetta­zione nella quale un leader politico interroga al telefono il padre, indagato per traffico di influenze, proprio sul tema chiave dell’incontro con il principale coindagato? Cosa

c’è di più rilevante di ascoltare Tiziano che tentenna su un eventuale incontro al bar con Romeo e Russo?

NESSUNO HA POSTO al segretario questioni sul tema chiave dell’incontro tra Tiziano e Romeo. E nessuno gli ha chiesto perché dice al padre: “Tu devi dire la verità perché tu la verità non l’hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro”. E perché non aggiungere altro? Qual era “la verità” non detta? E forse Luca era proprio Luca Lotti, indagato per la presunta rivelazion­e di segreto in relazione all’indagine che terrorizza­va Tiziano? Le risposte a queste domande restano fondamen-

tali per farsi un’idea non solo su Tiziano ma anche sul figlio, sul Pd, sul governo Renzi e su quello Gentiloni. Insomma sulla tenuta “morale” dell’intero centrosini­stra. E già perché, se fosse vero che Tiziano Renzi ha incontrato Romeo con Carlo Russo per parlare di Consip, gli ultimi due, che ora negano, potrebbero sempre ritrovare la memoria e dunque mettere in grave imbarazzo il padre ma anche il figlio che ha mostrato di credere al “Babbo” sul punto. La famiglia dell’uomo più potente d’Italia sarebbe oggettivam­ente ricattabil­e da due soggetti come Russo e Romeo.

Le domande ai pm Russo millantava? Che significa “30.000 per T”? E Romeo ha incontrato Renzi Sr?

Sconfitta epocale Dopo un anno la Procura chiede altri 6 mesi e non offre risposte

ALFREDO ROMEO L’imprendito­re napoletano è a processo per corruzione: ha pagato un dirigente Consip

CARLO RUSSO Amico di Tiziano Renzi, che è stato il padrino di battesimo del suo secondo figlio

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Ansa/LaPresse Il procurator­e Giuseppe Pignatone guida la Procura di Roma che ha ereditato l’indagine dai colleghi napoletani. A sinistra Luca Lotti con Tiziano Renzi e il generale Emanuele Saltalamac­chia
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